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STORIA D’ITALIA (1994-2009). "FORZA ITALIA": LA MENZOGNA ISTITUZIONALE DI UN PARTITO E IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE .... UNA VERGOGNA PLANETARIA!!!

L’ATTACCO DEI "FARABUTTI" VERI, IL PARTITO TRASVERSALE DEL "CAVALLO DI TROIA" CONTRO L’ITALIA, E IL PRIMO ATTORE LASCIATO SOLO A GRIDARE "FORZA ITALIA"!!! BERLUSCONI INFURIATO. Lo ’spettacolo’ continua. Una nota di R.R. - a cura di Federico La Sala

Se - ad oggi, 16 settembre 2009, il PresIdente della Repubblica, la Corte Costituzionale, e il Parlamento NON parlano ....Che altro possiamo aspettarci?!
venerdì 18 settembre 2009 di Federico La Sala
[...] Di rado Berlusconi aveva raggiunto in passato la vis polemica sfoderata ieri sera da Vespa nei confronti degli oppositori. Ha ripreso a chiamarli «vecchi gufi veterocomunisti», quasi battibeccando col conduttore che lo invitava a moderare i termini: «So ben io cosa voglio dire...». E ha liquidato la possibile alleanza con l’Udc, dipingendo i centristi come un partito che «pensa agli assessori e alle clientele». Casini s’è collegato in diretta per sfidarlo: «Allora vuol dire che (...)

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> L’ATTACCO DEI "FARABUTTI" VERI , IL PARTITO TRASVERSALE DEL "CAVALLO DI TROIA" ---- AFGANISTAN ... Napolitano: "Italia manterrà i suoi impegni", "Nulla da rivedere. Nel mondo politico non vedo divisioni, almeno dalla parte del Pd". Fassino: "Avvilente che dei governanti cavalchino in modo demagogico queste emozioni".

venerdì 18 settembre 2009


-  Il capo dello Stato da Tokyo esprime il suo giudizio sulla missione italiana
-  "Nulla da rivedere. Nel mondo politico non vedo divisioni, almeno dalla parte del Pd"

-  Afghanistan, verso la transition strategy
-  Napolitano: "Italia manterrà i suoi impegni"

-  Berlusconi: "Avevamo già un progetto di riportare a casa i soldati mandati per le elezioni"
-  Fassino: "Avvilente che dei governanti cavalchino in modo demagogico queste emozioni"

ROMA - "Non credo ci sia nulla da rivedere nella missione italiana in Afghanistan. Manterremo gli impegni presi". Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in chiusura della visita a Tokyo, all’indomani dell’attentato di Kabul costato la vita a sei parà italiani. Aggiungendo di non vedere diviosni, "almeno dalla parte del Pd"

Alla domanda di un giornalista sulle differenti posizioni sulla missione all’interno delle forze del governo, in particolare riferendosi alle dichiarazioni dei ministri La Russa e Bossi, Napolitano ha tagliato corto invitando il reporter a riformulare la stessa domanda in una conferenza stampa del presidente del Consiglio.

Quindi, riprendendo il discorso, ha ribadito come la missione italiana a Kabul sia "un impegno condiviso, confermato e pienamente coerente delle istituzioni italiane". Napolitano ha riferito di averne discusso anche durante l’ultima riunione del Consiglio Supremo della Difesa, in cui è stato confermato "in modo molto determinante l’impegno in Afghanistan come necessità di caratterizzare il nostro contributo tanto sul piano militare quanto su quello civile". Il problema, ha proseguito Napolitano, "non è vedere come rideterminare il contributo italiano che è stato sempre concepito in modo molto equilibrato".

"Io non ho titolo - ha sottolineato il presidente - per prevedere, auspicare, considerare necessaria una discussione in Parlamento. Questo non spetta a me dirlo ma al governo e al parlamento stesso: ritengo che sia comprensibile la discussione su come rimotivare la missione delle Nazioni Unite e non solo la presenza americana in Afghanistan perché quella in Afghanistan non è una guerra americana".

Le divisioni tra le forze politiche sulla missione in Afghanistan "voi le conoscete meglio di come", ha detto Napolitano ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulle diverse posizioni delle forze politiche sulla missione a Kabul. "Comunque - ha aggiunto il presidente - ho avuto modo di leggere in rassegna stampa un articolo di un esponente del partito Democratico, il maggiore partito di opposizione, che segue le questioni politiche internazionali, ovvero l’onorevole Fassino, da cui non trapela alcuna divisione che venga, almeno, da quella parte".

Il Pd. Il Partito democratico, in questa occasione, sembra aver ritrovato una consonanza nel dire un secco "No" al ritiro. "Speravo che almeno nel giorno del lutto e del dolore il governo riuscisse a parlare con una sola lingua e un solo accento. Ancora una volta sentiamo invece il presidente del Consiglio e il ministro Bossi esprimere posizioni dissonanti da quelle del ministro della Difesa e del ministro degli Esteri", ha detto l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi.

"Capisco l’ondata emotiva - ha aggiunto il responsabile esteri del Pd, Piero Fassino - ma che dei governanti cavalchino in modo demagogico queste emozioni, magari inseguendo dei sondaggi, mi sembra una cosa avvilente. Penso che tutte le forze politiche debbano rifarsi al richiamo alle responsabilità pronunciato dal capo dello Stato".

Berlusconi. Stamane il premier Silvio Berlusconi nel corso di una visita al sacrario dell’Esercito a Roma è tornato a parlare della missione italiana in Afghanistan: "Noi avevamo già un progetto, sempre condiviso con gli alleati, di riportare a casa i soldati che avevamo mandato in occasione del periodo elettorale: e poi bisognerà mettere a punto una transition strategy per caricare di maggior responsabilità il nuovo governo".

La Russa. "Nel Consiglio dei ministri tutti hanno condiviso la linea che ho esposto", ha affermato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, al termine del Consiglio dei ministri di oggi. Sulle polemiche La Russa ha tagliato corto: "Ora è il momento del cordoglio, della vicinanza e della solidarietà ai nostri ragazzi che hanno sacrificato la vita per il Paese". il ministro ha spiegato che "in queste ore discutere o ipotizzare sull’onda dell’emotività exit strategy o qualsiasi altro tipo di strategia, può essere inteso da alcuni come un momento di debolezza e di vantaggio per il terrorismo. Può portare anche ad un’accresciuta azione di violenza nei confronti dei nostri soldati. Anche il ministro Frattini è d’accordo su questa posizione".

La Russa ha reso nota la linea dell’esecutivo: l’Italia non prenderà decisioni unilaterali in disaccordo con gli organismi internazionali. E’ confermato il rientro entro Natale dei 500 soldati in più inviati per le elezioni. Il rientro completo avverrà quando lo decideranno la Nato e l’Onu, ma la strada è lunga: "Siamo ancora in Kosovo, figuriamoci per l’Afghanistan".

* la Repubblica, 18 settembre 2009


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