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COSTITUZIONE E SCUOLA DELLA REPUBBLICA ITALIANA. Al Liceo classico "A. Manzoni" e al Suo Preside, un piccolo omaggio e una piena totale solidarietà ...

SCUOLA: COMUNICAZIONE, INSEGNAMENTO, E COSTITUZIONE. Una risposta ad una mail di "Esposito Gennaro" - di Federico La Sala

IL SUONO E LA VOCE (E LA SCRITTURA): CONSAPEVOLEZZA CULTURALE, EDUCAZIONE MUSICALE E FORMAZIONE. Pierre Boulez ha dichiarato di aver migliorato enormemente la propria capacità di direttore d’orchestra nel momento in cui ha imparato ad ascoltarsi mentre dirigeva.
domenica 27 settembre 2009 di Federico La Sala
UNA QUESTIONE DI ECO. L’orecchio disturbato degli intellettuali italiani
GELMINI PREPARA IL NUOVO ANNO SCOLASTICO DEL REGIME E PROPONE ZERO IN CONDOTTA PER CHI NON PARTECIPA AL RITO MATTUTINO DELL’ALZABANDIERA E AL CANTO DELL’INNO DEL PARTITO UNICO "Forza Italia"


Da: Esposito Gennaro
Inviato: sabato 19 settembre 2009 19.06
A: federicolasala
Oggetto: mi scusi ma non capisco i suoi articoli
Gentile (...)

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> SCUOLA: COMUNICAZIONE, INSEGNAMENTO, E COSTITUZIONE. Una risposta ad una mail di "Esposito Gennaro" - di Federico La Sala

domenica 20 settembre 2009

Caro Federico,

ti ringrazio per aver organizzato questa magnifica vetrina di intelligenze e di saperi intorno ad un tema di primaria importanza, l’ascolto.

Ti ringrazio come docente, perché ritengo che l’ascolto, come hai ben sottolineato tu, sia la base dell’educazione. Gli insegnanti rilevano che una delle difficoltà dell’apprendimento consista nella difficoltà dei ragazzi a concentrarsi nell’ascolto, a cogliere tutte le parole, ad afferrare le connessioni fra le parole, a comprendere le inferenze... Senza un buon ascolto non c’è apprendimento. Eppure quanti docenti sanno ascoltare gli alunni o sanno ascoltare se stessi mentre parlano? Perfino il grande direttore d’orchestra, Pierre Boulez, ha dichiarato “di aver migliorato enormemente la propria capacità di direttore d’orchestra nel momento in cui ha imparato ad ascoltarsi mentre dirigeva”. Ascoltare significa riconoscere il confine fra me e l’altro non per alzare un muro, ma per non confondere il “me” con il “tu”. Il “me” in una conversazione o nell’atto dell’insegnamento è sempre prevalente e rischia di soffocare il “tu”, di ridurre la comunicazione in un assolo. Come può l’io di un ragazzo emergere se non gli si dà la possibilità di esprimersi? Il discorso merita ben altro approfondimento, ma non vorrei dilungarmi...

Ti ringrazio come donna, in quanto le donne da millenni sono abituate ad ascoltare gli altri, in particolare gli uomini, tanto da aver affinato la capacità di entrare in empatia con l’interlocutore. Un esempio positivo, dunque? Non direi, perché, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un ascolto a senso unico: la donna, sopraffatta dal “tu”, ha finito per reprimere il proprio bisogno di comunicare il “me” e per smarrirsi.. Quante donne copiano atteggiamenti maschili, perché non si conoscono e, perciò, non si stimano come persone pensanti, in grado di scegliere?

Ti ringrazio come cittadina: la politica in questi anni è diventata autoreferenziale, un mondo a sé, che non ascolta la voce della gente, sia come organizzazione della macchina statale, sia come pensiero, come giudizio degli intellettuali e dei media: non è comunicazione, non è dialettica, non è costruzione, ma uno scontro di pre-giudizi.

Loredana Marano


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