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LA SCUOLA, L’ITALIA E LE "LEZIONI" DEL PRESIDENTE DELLA "REPUBBLICA", CHE GRIDA "FORZA ITALIA"!!!

I SOLDATI MORTI IN AFGHANISTAN, I VIVI E UN MINUTO DI SILENZIO. Lettera aperta di SIMONETTA SALACONE DIRIGENTE SCOLASTICA DELLA SCUOLA “IQBAL MASIH” DI ROMA - a cura di Federico La Sala

MI AUGURO CHE, A PARTIRE DALLA POLEMICA CHE HO INVOLONTARIAMENTE APERTO, IN MOLTI ISTITUTI SI APRA IL DIBATTITO SU COSA EFFETTIVAMENTE POSSA E DEBBA FARE LA SCUOLA SUI TEMI DELICATI DELL’ATTUALITA’
giovedì 24 settembre 2009 di Federico La Sala
[...] LA NOSTRA SCUOLA, DA QUANDO E’ STATA INTITOLATA AD IQBAL MASIH, BAMBINO PAKISTANO UCCISO DALLA MAFIA DEI TAPPETI, HA ADOTTATO DA ANNI UNA SCUOLA PER BAMBINI DI CASTE BASSE IN PAKISTAN E NE FINANZIA LA FREQUENZA.
-SUL MURO DI INGRESSO DEL NOSTRO PLESSO CENTRALE SONO RIPORTATE LE PAROLE DEL PICCOLO IQBAL :
“ I BAMBINI HANNO BISOGNO DI AVERE IN MANO QUADERNI E MATITE, NON ATTREZZI DA LAVORO..”
AGGIUNGO DI MIO “I BAMBINI HANNO BISOGNO DI PACE PER (...)

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> La scuola elementare del quartiere Casilino (Roma) ... Quindici anni fa veniva ucciso Iqbal Masih. Oggi i bimbi parlano di lui (di massimo Filipponi).

venerdì 16 aprile 2010

Quindici anni fa veniva ucciso Iqbal Masih. Oggi i bimbi parlano di lui

di Massimo Filipponi *

La scuola elementare del quartiere Casilino (Roma) ha un nome strano. «Iqbal Masih». Chi è, anzi, chi era ce lo spiegano i bambini dell’istituto nella pagina accanto con disegni, pensieri e poesie.

Iqbal lavorava già all’età di 4 anni, si è poi ribellato al padrone divenendo il simbolo della lotta contro lo sfruttamento dei bambini. Saif Ranjha, presidente dell’associazione Together Italy-Pakistan , nella sua terra torna ogni anno per portare nei villaggi il materiale e i soldi raccolti nella scuola con l’adozione a distanza. «Mi vergogno a chiedere soldi - dice Saif - ma ce n’è bisogno». Nelle 19 classi che hanno aderito al progetto sono i bambini stessi a «risparmiare» un euro al mese e versarlo agli insegnanti.

La maestra Susanna Serpe ci tiene che siano «risparmiati». «Quando ci consegnano le loro monetine - racconta - gli alunni ci dicono “un giorno non ho mangiato il gelato” oppure “ho comprato un pacchetto di figurine in meno”». «Dopo decenni di dittatura militare, da due anni in Pakistan la democrazia sta facendo passi in avanti - dice Saif - Le cose stanno cambiando e molto, pensi che la rappresentanza femminile nel nostro Parlamento è già del 22%... Però il problema è culturale e ci vuole tempo. Certo il lavoro minorile ancora esiste e non solo per la realizzazione dei tappeti.

I bambini vengono sfruttati nelle fabbriche di mattoni, come domestici o nei ristoranti». «Quando torno in Pakistan parlo con i genitori dei bambini - aggiunge Saif - Dico loro che devono mandare i figli a scuola. Mi rispondono che è un problema economico: se lavorano guadagnano anche per la famiglia, se vanno a scuola no. E poi non è che la scuola, una volta terminata, gli garantisca il lavoro... ». Per questo con i fondi raccolti in Italia l’associazione Together Italy-Pakistan ha costruito una scuola frequentata attualmente da più di 100 bambini e si impegna nelle adozioni a distanza. «È un lavoro enorme, perché in alcuni villaggi non c’è nemmeno l’obbligo di registrazione immediata delle nascite». Come uscirne? «Il Pakistan purtroppo investe la maggior parte dei suoi soldi per la sicurezza delle frontiere, armi e soldati da schierare ai confini con India, Russia, Cina, Iran e Afghanistan... Se potessimo farne a meno, senz’altro più bambini andrebbero a scuola». E non ci sarebbe più il rischio di un altro Iqbal Masih...

* l’Unità, 16 aprile 2010


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