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"VICISTI, GALILAEE"! PER KEPLERO (1611), LA VITTORIA DI GALILEO NON SOLO E’ SCIENTIFICA, MA E’ ANCHE LA VITTORIA "RELIGIOSA" DEL "GALILEO" ("CRISTO") - CONTRO LA CHIESA ATEA E DEVOTA ("APOSTATA") DEL TEMPO!!!

HAI VINTO, O GALILEO! L’elogio "laicista" di Piergiorgio Odifreddi diventa per Michele Smargiassi (seguendo De Santillana) un "Hai vinto, Vaticano"!!! Come con Dante, una cecità storiografica (e teologico-politica) di lunga durata - a cura di Federico La Sala

giovedì 8 ottobre 2009 di Federico La Sala
[...] Più che un’agiografia di Galileo, dunque, il volume di Odifreddi è una teratologia della Chiesa. Legittima, e anche fondata: è impossibile per una coscienza libera non provare orrore per le falsità curiali, le doppiezze papali, la ferocia degli inquisitori, la vergogna dell’abiura imposta con la minaccia capitale, vero «peccato originale della scienza moderna»; giusto e necessario ricordare che i pentimenti non cancellano i delitti dal libro della storia. Ma fermandosi qui si finisce (...)

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> HAI VINTO, O GALILEO! --- L’impossibile impresa di Galileo: scienza e fede sotto il segno della libertà (di Giulio Giorello).

domenica 29 novembre 2009

Lo scienziato raccontato da Piergiorgio Odifreddi

L’impossibile impresa di Galileo: scienza e fede sotto il segno della libertà

di Giulio Giorello (Corriere della Sera, 29.11.2009)

Il cielo è un libro in cui da millenni gli esseri umani leggono i segreti della natura (come ci ricorda Piergiorgio Odifreddi nella sua ultima fatica) ma non poche delle sue pagine risultano piuttosto ambigue. La vi­cenda di Galileo, come la ricostruisce il nostro «matematico impertinente», è la storia di una doppia impresa: rendere sempre più plausibile il copernicanesimo eliminando non poche obie­zioni, e fornire una «dimostrazione» della sua «verità».
Col primo bersaglio Galileo ha davvero vinto. A partire dal 1609, grazie al suo «tubo ottico» o «cannocchiale», aveva mostrato con successo che la Luna era... un’altra Terra; nel 1610, con la scoperta di quattro «lune» di Giove aveva vanifi­cato l’obiezione che, nello schema copernicano, la Terra fosse l’unico pianeta dotato di un satelli­te; nel 1611 aveva riscontrato le fasi di Venere, una conseguenza del sistema copernicano che nessuno era stato prima in grado di osservare (ma solo per la «debolezza» dell’occhio umano). Tutti punti di forza della nuova cosmologia, che declassava la Terra da centro dell’Universo a pia­neta minore del Sistema solare (uno dei tanti «mondi» che popolavano «lo spazio immenso», almeno se aveva avuto ragione «l’eretico ostina­to e impenitente» Giordano Bruno).


Ma come aveva obiettato a Galileo il «colle­ga » Keplero, anche lui copernicano convinto, queste non erano ancora prove definitive per la correttezza della nuova concezione del cosmo. Ma le evidenze della rivoluzione della Terra (Bra­dley, 1728) e della sua rotazione (Foucault, 1851) dovevano cominciare ad affiorare più di un seco­lo dopo! A suo tempo il cardinal Bellarmino ave­va ingiunto all’audace astronomo di fornire ga­ranzie dei moti terrestri, prima di turbare le co­scienze dei credenti, abituati dalla lettura della Bibbia a una Terra immobile. Galileo aveva pen­sato di rispondere col «flusso e riflusso del ma­re »: come l’acqua di un catino posto in una bar­ca, «che se ne viene con mediocre velocità per la Laguna», all’inizio del moto «resta indietro» e alla fine «si alza», così per la combinazione della rotazione e della rivoluzione terrestre si abbassa­no e si alzano le acque contenute nel «catino» del Mediterraneo.
Ma questo argomento delle maree non regge, come constatava lo stesso Maffeo Barberini, ov­vero papa Urbano VIII, un tipo non digiuno di scienza.

Odifreddi insiste sulle «lacrime di coc­codrillo » versate oggi dalla Chiesa cattolica a proposito della condanna del 1633. Per lui, la mo­rale della storia resta quella della battuta di Oscar Wilde: chi dice la verità, prima o poi vie­ne... scoperto.

A nostro avviso, però, non è tanto questione di scienza e fede o di assolutezza della «verità» scientifica, quanto di diritto (politico) all’errore anche da parte di grandissimi scienzia­ti. Togliete la possibilità di commettere sbagli (e magari di spacciarli per cogenti dimostrazioni) e non avrete più libertà di ricerca. 



-  PIERGIORGIO ODIFREDDI ,
-  Hai vinto, Galileo!
-  MONDADORI
-  PP. 134, € 17,50


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