La Stampa, 17/10/2009 (18:26)
RIFORME - E’ SCONTRO APERTO
Giustizia, le toghe contro Berlusconi
"La democrazia del Paese è a rischio"
L’Anm dichiara stato di agitazione.
Mancino frena il piano del governo
«Assurdo un Csm sotto il ministero»
Duro Alfano: «Guerra preventiva»
ROMA Cresce la polemica sul fronte giustizia. Ieri il premier Berlusconi ha annunciato l’intenzione di andare avanti sulla strada di una riforma costituzionale «anche a costo di arrivare ad un referendum». Oggi arriva la replica di Anm e Csm.
«A chi dice che bisogna fare un doppio Csm io dico che non si può, perchè uno dei due dovrebbe andare sotto al ministero della Giustizia, il che è assurdo» è la reazione del vicepresidente dell’organo di autogoverno dei magistrati, Nicola Mancino. «O si è giudici e si è indipendenti, oppure si è qualcos’altro e bisogna vedere che cos’è questo qualcos’altro». «Al momento non c’è un testo di riforma - ha spiegato Mancino a margine di una conferenza organizzata dall’Ordine degli avvocati di Avellino - e quindi non si può esprimere un parere. Ci sono propositi, molti velleitari, molti duttili e prudenti, molti altri non ancora definiti. Quando ci sarà una proposta definitiva, che è nei poteri del Governo formulare, allora noi ci esprimeremo».
Ancora più dura la reazione dell’Anm che ha dichiarato lo stato di agitazione e convocazione di assemblee in tutti i distretti giudiziari per decidere le future iniziative di protesta da adottare, non escluso lo sciopero. Il parlamentino dell’Anm parla di riforme «punitive» nei confronti della magistratura. Le iniziative sono state decise all’unanimità e con un documento che definisce «stupefacente e vergognoso» il fatto che il giudice Raimondo Mesiano, «reo unicamente di aver pronunciato una condanna della Fininvest al pagamento di una somma di denaro in una controversia civile, venga spiato e inseguito dalla rete televisiva di tale gruppo mentre compie le proprie attività quotidiane», il tutto per «denigrare e svilire la sua persona».
Dura la reazione del ministro Alfano che parla di «sapore di una guerra preventiva alle riforme», oltre ad essere «inspiegabile, sorprendente e dunque pretestuosa». Ma per il il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara «è a serio rischio la tenuta democratica del Paese» a introdurre l’argomento al parlamentino del sindacato delle toghe. La preoccupazione è massima e riguarda non solo le «aggressioni alle massime autorità del Paese», come dice il segretario dell’Anm Giuseppe Cascini, ma anche «l’intimidazione» al giudice del tribunale civile di Milano Raimondo Mesiano, e le riforme «brandite come una clava» e finalizzate a ridurre l’indipendenza del pubblico ministero, sottoponendolo al potere esecutivo. La magistratura è unita. E i rappresentanti di tutte le correnti parlano espressamente di «emergenza democratica»; anche il gruppo più moderato, Magistratura Indipendente, che in questo momento è all’opposizione del governo dell’Anm, ma che è pronto a fare una battaglia comune a difesa dell’indipendenza della magistratura.
Il parlamentino ha dunque dato «un segno tangibile di protesta per ciò che sta accadendo», come auspicato dallo stesso Palamara. L’allarme delle toghe è dunque molto alto per le «aggressioni» non solo alla magistratura ma anche alle massime autorità di garanzia del Paese. «Sono state rivolte accuse di partigianeria alla Corte costituzionale e al capo dello Stato», dice Cascini che definisce poi «l’intimidazione» rivolta al giudice Mesiano, che ha condannato la Fininvest al risarcimento in favore della Cir di De Benedetti, «un messaggio per tutti: chi esercita un potere in maniera indipendente stia attento ai suoi scheletri; chi ha la televisione, i giornali, il potere mediatico può distruggere una persona». Un messaggio «molto più grave, rispetto alle riforme annunciate in materia di giustizia». «In gioco non è la sopravvivenza dell’ordine giudiziario, ma il destino della democrazia», osserva il segretario di Unicost Marcello Matera, che rivolge un appello all’unità per una «mobilitazione culturale e istituzionale, a difesa delle fondamenta dello Stato democratico».
E di «vera emergenza democratica» parla anche Rita Sanlorenzo, che sottolinea che «mai si era arrivati a questo punto». «C’è un totale intolleranza per il ruolo di tutte le istituzioni di garanzia, non solo per la magistratura», rilancia Valerio Fracassi, segretario del Movimento per la giustizia, che propone «uno sciopero per la democrazia». «Quello in atto è l’attacco finale definitivo», afferma a sua volta Antonietta Fiorillo, esponente di Magistratura Indipendente, che invita il parlamentino a lanciare un «messaggio forte: noi magistrati non ci faremo intimidire».