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ANNO SACERDOTALE E AFFARI: "IN GOD WE TRUST"!!! NEI TEMPI DI CARESTIA, L’ "EU-CHARIS-STIA" BISOGNA VENDERLA A "CARO PREZZO” (Benedetto XVI, Deus caritas est, SCV 2006)!!!

FIRENZE: DON ALESSANDRO SANTORO, LE PIAGGE, E L’INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO BETORI. Notizie sul caso - a cura di Federico La Sala

La vicenda di don Alessandro Santoro, il parroco delle Piagge rimosso dal suo incarico da Monsignor Betori dopo aver celebrato il matrimonio in chiesa di Sandra Alvino, ex trans con il compagno di una vita, continua ...
mercoledì 11 novembre 2009 di Federico La Sala
[...] LA LETTERA DELL’ARCIVESCOVO - «Cari amici della comunità Le Piagge - scrive Betori - vi ringrazio per l’attenzione che state manifestando alla vita della comunità e alla persona di don Alessandro Santoro, avendo anche presente ciò che questa attenzione ha generato negli anni. Ma non posso trattare il caso che vi riguarda diversamente da come ho sempre impostato il mio impegno nelle nomine e trasferimenti dei presbiteri diocesani, anche quando esse hanno dovuto provocare sofferenze (...)

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> FIRENZE --- Caso Santoro: si moltiplicano le iniziative, si diffonde il disagio, si estende la protesta (di Valerio Gigante)

martedì 17 novembre 2009

Caso Santoro: si moltiplicano le iniziative, si diffonde il disagio, si estende la protesta

di Valerio Gigante (Adista - Notizie , - n. 117, 21 novenbre 2009)

Nonostante gli auspici della Curia di Firenze che, nell’intento di stemperare le polemiche, aveva inviato alle Piagge un prete dal forte rilievo ecclesiale come don Renzo Rossi (che ha celebrato, non senza forti tensioni, la sua prima messa in comunità l’8 novembre scorso), il caso delle Piagge non accenna a sgonfiarsi. La rimozione di don Alessandro Santoro (v. Adista nn. 111 e 114/09), proprio non va giù alla comunità in cui il prete ha svolto la sua attività pastorale per oltre 15 anni. E il caso sta avendo una risonanza, nella diocesi come in tutto il Paese, che fino a poche settimane fa pareva impensabile. Così, mentre procede il digiuno a staffetta davanti all’arcivescovado, in piazza san Giovanni, si moltiplicano le prese di posizione e le iniziative affinché don Alessandro, inviato presso la comunità monastica di Romena a pregare e fare discernimento, sia restituito all’abbraccio della sua comunità.

In occasione della messa delle ore 18 celebrata in Duomo domenica 8 novembre da mons. Giuseppe Betori, una folta delegazione di fedeli della Comunità delle Piagge si è presentata in chiesa per mettere in atto una forma di protesta nonviolenta: vestiti di nero, con la scritta “Comunità delle Piagge”, il gruppo di fedeli si è seduto tra le prime file e lungo le navate della cattedrale. Al momento dell’omelia di Betori tutti hanno alzato al cielo per una trentina di secondi delle candele bianche, spente, listate a lutto. Poi, al termine della celebrazione, il gruppo si è allontanato dal Duomo fermandosi sotto la Curia, dove le candele sono state accese e poggiate vicino all’ingresso, in attesa del ritorno del vescovo, che si è dovuto fermare sulla porta dell’arcivescovado per ascoltare le ragioni dei manifestanti.

Il giorno dopo, in più di 300 hanno partecipato ad una fiaccolata giunta sotto le finestre della Curia, gridando al vescovo Betori di far tornare don Alessandro dall’esilio di Romena.

È di questi giorni anche una “Lettera alla Chiesa fiorentina sulla vicenda delle Piagge”, sottoscritta già da circa 400 credenti che fanno parte di diverse realtà ecclesiali fiorentine. “Alcuni di noi - scrivono i firmatari - hanno vissuto con partecipazione e passione la vita della Chiesa fiorentina dal tempo della guida pastorale del card. Elia Dalla Costa, al Concilio, agli anni successivi”. “I più anziani tra noi hanno vissuto con sofferenza i momenti dei provvedimenti punitivi, a vario livello, verso persone di cui non si capì, da parte dell’autorità, la dimensione evangelica del loro impegno verso la liberazione delle coscienze e l’emancipazione degli ultimi. Vogliamo ricordare tra essi, David Maria Turoldo, Lorenzo Milani, Ernesto Balducci, Enzo Mazzi, Bruno Borghi ed altri, di cui se fosse stato riconosciuto, nel momento, il messaggio profetico, tutta la Chiesa ne avrebbe trovato opportunità di crescita”. Proprio per questo, aggiungono, “riteniamo che sarebbe bene evitare il ripetersi di ferite al corpo della Chiesa fiorentina, se pure in parte rimarginate”.

Ed ecco il punctum dolens: “Non possiamo e non vogliamo discutere la scelta di don Alessandro, che ha oggettivamente anteposto alla disciplina ecclesiastica il rapporto con le persone vive e concrete, in obbedienza alla propria coscienza pastorale e nella consapevolezza delle conseguenze. Vogliamo però sottolineare che tale scelta non tocca gli aspetti centrali ed essenziali della fede cristiana e cattolica, ma tematiche particolari di disciplina ecclesiale”. Il caso di don Santoro ripropone infatti “il tema irrisolto di una concezione estrema, (fisicista e ‘quasi sacrale’) della natura che condanna le persone ad una condizione e ad un destino senza accoglierle con la loro storia, fino alla negazione di fondamentali diritti umani”. Prima che un problema di disciplina ecclesiastica la questione pone “il grande tema dell’interpretazione della legge naturale”.

Oltre a ciò, aggiunge la lettera, sarebbe comunque importante che la comunità ecclesiale riflettesse “sulla solidarietà che dobbiamo avere per l’amore reciproco di una nostra sorella e di un nostro fratello, e del messaggio di accoglienza e rispetto verso di loro da parte di don Santoro che interpreta in questo modo il Vangelo, contro le discriminazioni e le ostilità, anche razziste, che si stanno diffondendo nella nostra società”.

L’intervento della Curia non va invece in questa direzione: oltre a colpire don Santoro, rischia infatti di “colpire indiscriminatamente la sua significativa azione pastorale in una zona particolarmente impegnativa e le attività sociali e di solidarietà di tutta la comunità; una comunità che ha dato in questi anni una testimonianza di impegno nello sviluppo umano e cristiano e che è stata una ricchezza per tutta la Chiesa fiorentina. Il costo pastorale rischia di essere molto pesante nella comunità delle Piagge e nella Chiesa locale”. Per questo, i firmatari auspicano “quasi spes contra spem”, “che l’esperienza della comunità delle Piagge venga confermata come una ricchezza per tutta la Chiesa fiorentina e per la città di Firenze, e don Alessandro possa essere riconsegnato alla pienezza del suo ministero”.


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