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USA. ORRIBILE TRAGEDIA NELLA MAGGIORE BASE MILITARE AMERICANA ...

IN TEXAS, UNA STRAGE NELLA BASE MILITARE DI FORT HOOD. UN MAGGIORE MEDICO HA UCCISO 12 MILITARI E NE HA FERITO MOLTI ALTRI. Il presidente Barack Obama ha definito "sconvolgente" quanto avvenuto

Il maggiore Nidal Malik Hasan, un medico specializzato in malattie mentali, ha agito da solo usando un’arma semi-automatica ed alcune pistole (...)
venerdì 6 novembre 2009 di Federico La Sala
[...] Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha definito "sconvolgente" quanto avvenuto oggi a Fort Hood. "Non si conoscono ancora i dettagli - ha detto Obama - sappiamo solo che c’é stata una sparatoria e che molti uomini in uniforme sono stati uccisi, e altri sono rimasti feriti. I miei pensieri vanno alle famiglie. E’ sconvolgente sapere che uomini e donne in uniforme muoiono in territori di guerra, ma è ancora più sconvolgente quando questo avviene in territorio americano" [...] (...)

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> IN TEXAS, UNA STRAGE ---- Il disagio delle truppe dopo 8 anni di guerre: già 134 suicidi nel 2009... quel male oscuro che divora i Marines.

sabato 7 novembre 2009

Il disagio delle truppe dopo 8 anni di guerre: già 134 suicidi nel 2009

Stress, violenza, ansia quel male oscuro che divora i Marines

di Francesca Cafarri (la Repubblica, 7.11.2009)

La grande famiglia è malata. Non serviva la strage di Fort Hood a scoprirlo, ma ora nasconderlo è diventato impossibile. Unità, solidarietà, coraggio: sono gli slogan delle Forze armate americane. Li vedi stampati ovunque, girando nelle caserme, negli accampamenti e negli ospedali. Siamo una "famiglia" e ci prendiamo cura di ogni membro, è il messaggio. Una parola sola aleggia costante nell’aria ma non compare mai: stress. O, nella sua forma più corretta, PTSD post-traumatic stress disorder.

Il male oscuro dei militari Usa, che il maggiore Nidal Malik Hasan aveva guardato in faccia per anni come medico al Walter Reed Hospital e che temeva l’aggredisse in Afghanistan, è racchiuso in queste quattro lettere: tradotte nella vita di tutti i giorni significano incubi, difficoltà di riadattamento a un’esistenza normale, violenza fisica, depressione, alcolismo. Come il male abbia potuto aggredire "la famiglia" è facile capirlo: due guerre che vanno avanti da otto anni ormai con turni sul terreno di 12 mesi che per un lungo periodo sono diventati di 15, hanno piegato le forze armate più potenti del mondo. Lo scorso anno 140 soldati si sono suicidati, il numero più alto mai registrato. Che sarà con tutta probabilità superato nel 2009: fra gennaio e ottobre ci sono già stati 134 suicidi. E non è questa l’unica statistica a evidenziare il disagio: il 35% di quelli che tornano da Iraq e Afghanistan, dicono gli esperti, soffre o soffrirà di PTSD. Il numero delle persone che hanno mostrato sintomi di disagio è cresciuto del 50% nel 2008 rispetto all’anno precedente. I tassi di divorzio sono in costante crescita, così come quelli sugli ex militari homeless e senza lavoro. E tutti i problemi aumentano proporzionalmente alla lunghezza dello schieramento sul terreno.

Il Pentagono ha cercato negli ultimi mesi di correre ai ripari: sono stati aumentati i finanziamenti, potenziati i servizi di assistenza e introdotto un test obbligatorio per i militari di rientro dai teatri di guerra. Inoltre il capo supremo delle Forze armate americane, generale Mike Mullen, ha invitato a più riprese i suoi uomini a non vergognarsi e a farsi curare senza temere conseguenze. Basterà? L’unica soluzione reale che gli esperti raccomandano è proprio quella che lo Stato maggiore non può scegliere in questo momento: tempi di permanenza a casa più lunghi per dare modo ai militari di recuperare il loro equilibrio. Un’utopia o quasi: secondo un recente studio dell’Institute for the Study of war, un think tank di Washington, solo tre brigate dell’esercito e una dei Marines (fra gli 11mila e i 15mila uomini e donne) potrebbero in questo momento mandare sul terreno soldati che sono rimasti a casa 12 mesi fra uno schieramento e l’altro. Un dato che Obama non può non tenere presente nel momento in cui deve decidere se inviare nuove truppe in Afghanistan.


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