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Petra Reski, giornalista tedesca, tra le maggiori esperte di mafie italiane all’estero, scrive di "La società sparente"

’NDRANGHETA: Bloß Worte - Solo parole - di Petra Reski

La mafia non è un problema esclusivamente italiano né un affare di coppole e di realtà arretrate del sud Italia, ma un problema europeo - Petra Reski
mercoledì 31 marzo 2010 di Francesco Saverio Alessio
06. November 2008
Lasst uns gegen die Angst und gegen die Mafia kämpfen - schreiben die beiden kalabrischen Journalisten Francesco Saverio Alessio und Emiliano Morrone, die das Buch “La Società Sparente” verfasst haben, das die Verbindungen zwischen der kalabrischen ‘Ndrangheta, der kampanischen Camorra und den Freimaurern aufdeckt. Seither werden sie von der Mafia bedroht, verklagt, beleidigt, eingeschüchtert. “Und es wird noch weitere Beleidigungen, Klagen, Drohungen (...)

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> ’NDRANGHETA: Bloß Worte - Solo parole - di Petra Reski

giovedì 10 maggio 2012

Salve, sono calabrese e vivo in Germania, mi occupo di criminologia sia in Germania che in Italia. Seguo da anni gli interventi polemici di Petra Reski e Francesca Viscone sul lavoro di Francesco Sbano e Andreas Ulrich, ho letto gli articoli della Viscone, della Reski e dei loro amici giornalisti pubblicati sul Fatto Quotidiano e sul Quotidiano di Calabria, sullo Zeit tedesco. Ho assistito al concerto di "Mimmo Siclari e Cantori di Malavita ad Amsterdam", ho visto la presentazione del film di Sbano "Uomini d’Onore" allo Zollverein di Essen, il maggiore oggetto dell’UNESCU in Germania. Inoltre, ero presente ad Amburgo alla presentazione del libro di Giuliani dal titolo „Malacarne“. Ho riletto i reportage di Ulrich e Sbano pubblicati da Der Spiegel e vorrei spezzare una lancia per i due reporters. Da criminologo sono stato sempre sorpreso dalla estrema volontá di Sbano e Ulrich di rompere con il mito della mafia. E lo fanno da sempre.

Per me é stato facile capire i veri motivi della polemica dal momento che capisco anche il tedesco. Attraverso la lettura delle informazioni in lingua italiana e tedesca si capisce bene che la Reski e la Viscone attaccano Sbano solo per aver occasione di parlare delle proprie pubblicazioni e cosí aumentarne le vendite. Proprio come ha scritto Sbano qualche anno fa su Calabria Ora.

Penso di essere ormai in grado di spiegare nei tempi il persorso di questa vera e propria caccia alle streghe condotta dalla Reski, dalla Viscone e dai loro amici, che mai esitano a strumentalizzare per i propri fini il lavoro dei due ormai celebri reporters Sbano e Ulrich. La campagna diffamatoria tenta di macchiare Sbano della „colpa“ di aver prodotto la Musica della Mafia e di averla pubblicata in tutto il Mondo, diffondendone cosí i valori mafiosi. Reski e Viscone fanno volontariamente un errore, raccontando i fatti a proprio modo. In realtá Sbano non ha prodotto i pezzi della musica della mafia ma ha prodotto, con brani giá da tempo esistenti, le tre compilazioni che hanno guadagnato tanto successo proprio perché i produttori non hanno tentato di nascondere i contenuti dei testi delle canzoni, stampandoli in tre lingue nei libretti di 36 pagine che accompagnano i CD. Anche i numerosi articoli sulle canzoni della ’ndrangheta hanno sempre posto in primo piano il contenuto dei testi. In effetti si tratta di preziosi documenti che descrivono il fenomeno mafioso dall’interno. I concerti di „Siclari e cantori di malavita“ sono stati stavenduti in Germania, Olanda, Belgio e Svizzera. Da notare che i testi delle canzoni eseguite sono stati proiettati nella lingua locale sullo sfondo del palcoscenico.

Ma parliamo di "Malacarne", il libro fotografico, con inserite le canzoni della mafia, di Alberto Giuliani. Le polemiche iniziate dalle due autrici Reski e Viscone affermano che l’editore e Sbano hanno preso in giro gli autori dei testi, come Roberto Saviano e Nicola Gratteri, nascondendo il contenuto musicale del libro. Mi chiedo come sia possibile che nemmeno il fotografo Alberto Giuliani ne fosse a conoscenza, come affermato nei due articoli ai quali si rifanno Reski e Viscone all’attacco di Sbano. La veritá? A curare il progetto grafico del libro é stato proprio Giuliani, e siccome nel libro oltre a due CD ha inserito anche una decina di pagine con i testi delle canzoni mafiose, come fa Giuliani a dire di essere stato all’oscuro delle canzoni contenute nel libro? Oltretutto, gli articoli pubblicati dal Fatto Quotidiano e dallo Zeit sono usciti almeno due giorni dopo la presentazione ad Amburgo di "Malacarne", dove erano presenti sia Alberto Giuliani che Francesco Sbano. I libri non sono mai stati tolti dal mercato, sia in Italia che in Germania, e sono attualmente venduti nella versione integrale, inclusi io CD con le canzoni della mafia. Nel frattempo, alcuni giornalisti amici della Reski hanno portato avanti la polemica, continuando sospettosamente a non porre mai domanda al merito a Sbano. Sono convinto che sia la Reski che la Viscone non lavorano in modo pulito. Sapete perché? Tutta la polemica contro Sbano si basa sul libro della Viscone, sempre indicato dalla Reski alla stampa tedesca, come prova del „mal lavoro“ di Sbano, dal titolo „La Globalizzazione delle cattive Idee“. Nel libro la Viscone adotta un metodo di lavoro del tutto illegittimo: senza chiedere il permesso a chi detiene il diritto d’autore dei testi di 18 canzoni (dalla trilogia „La Musica della Mafia“), piú diversi articoli (New York Times, Spiegel, Frankfurter Allgemeiner Zeitung, ecc.), li fa stampare sul suo libro. Francesca Viscone li ha tradotti continuando a rifiutarsi di chiederne il permesso agli autori, e alla fine li critica come solo una maestrina potrebbe farlo: distribuendo bacchettate sulle mani di chi si é permesso di parlare del fenomeno musicale calabrese, senza prima averne discusso con la sua persona. Per la Viscone le canzoni della Mafia non sarebbero mai dovuto esistere, e non riesce nemmeno a capire che i calabresi citati dai giornalisti sono quelli che fanno parte della societá parallela, quella vicino alla mafia. Insomma Viscone ha letteralmente rubato agli autori il loro lavoro e dopo averlo manipolato per benino lo rivende anche nel suo libro. Non appena le testate internazionali si accorgeranno della truffa, l’editore della Rubbettino e la Viscone verranno sicuramente denunciati dalle autoritá competenti. Qui vale la pena citare anche la persona che ha presentato l’uscita calabrese di un libro del genere. Si tratta di Pino Arlacchi. Sí, proprio quel Pino Arlacchi che nel 2002 fu allontanato da Kofi Annan dalla guida dell’ufficio dell’ONU di Vienna per la lotta contro mafia e corruzione. Secondo l’informazione Arlacchi avrebbe perso la sua poltrona a Vienna perché, invece di fare il proprio lavoro, avrebbe pensato bene di corrompere l’uno o l’altro personaggio politico regalando loro delle costosissime crociere a bordo di un veliero d’epoca! http://www.iowatch.org/archive...

Alla Reski ha pensato giá Andreas Ulrich, pubblicando una recensione sullo Spigel riguardo il suo ultimo libro „Sulla strada per Corleone“. Reski é paragonata qui a „Spider Woman in lotta contro la mafia“.

http://www.spiegel.de/kultur/l...

Leggendo il libro, Ulrich si accorge delle lunghe descrizioni della stupefacente automobile, un’Alfa Spider, con quale l’autrice viaggia dalla Germania fino a Corleone. Ulrich sospetta che Reski faccia nel suo libro pubblicitá all’automobile e chiama il dipartimento marketing dell’Alfa in Germania. La conferma arriva subito: „Sì, siamo stati noi a prestarle l’Alfa Spider“. Cosí, da una parte la Reski ha potuto viaggiare in Italia con l’Alfa Spider, dall’altra parte ha fatto pubblicitá alla casa automobilistica. Ma da quando in qua si usa fare pubblicitá nascosta in un libro di diffusione scientifica? La Reski, fortemente rammaricata dall’articolo ha pensato bene di correre ai ripari almeno con la pubblicazione italiana del libro. Ed ecco perché lí, stranamente, appare l’Alfa Spider in copertina.

http://www.petrareski.com/buec...

La Viscone non solo afferma la legittimitá dell’operazione di pubblicitá nascosta perpetuata dalla Reski. Non contenta, attacca anche l’introduzione scritta da Andreas Ulrich del nuovo libro di Sbano „L’onore del Silenzio/Die Ehre des Schweigens“. Ulrich é accusato di chiamare gli attivisti del movimento anti-mafia „il circo ambulante dell’anti-mafia“, scatenando la rabbia nel cuore dell’insegnante Viscone. Ma, cara Viscone, ha per caso dimenticato che giá nel 1987 il siciliano Leonardo Sciascia aveva scritto esattamente la stessa cosa sugli attivisti antimafia nel suo indimenticabile articolo sul „Corriere della Sera“, „I professionisti dell’antimafia“?

Sbano e Ulrich vengono inoltre accusati di un’ennesima "orrenda colpa" dalla coppia Reski-Viscone, perché i primi incontrano i boss della mafia quando svolgono i reportage sul tema. Un’altra "orrenda colpa"? Ma Petra Reski e Francesca viscone, come fate a chiamarvi giornaliste? Il metodo di Sbano e Ulrich é assolutamente legittimo e questo dovreste sapertlo. Non sapete che esistono le leggi sulla libertá di stampa come le leggi che regolano anche la protezione delle fonti informative da parte della stampa? Reski e Viscone, come fate ad ignorarlo? Perché vi scatenate ogni volta che Sbano pubblica un lavoro? State tentando di ristabilire la censura? Oppure sperate, comportandovi come due politiche in caccia di streghe, di occupare in futuro una delle poltrone nella commissione antimafia?

Cordiali saluti,

A. Cerasuolo


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