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EVANGELO, COSTITUZIONE .... E ABUSO DELLA PAROLA "CRISTIANI" E DELLA PAROLA "ITALIA".

L’ATTACCO A TETTAMANZI. LA CHIESA DI RATZINGER, "SPOSATASI" COL CAVALIERE, ORA SUBISCE LE "AVANCES" DELLA LEGA. Una nota di Massimo Franco - a cura di Federico La Sala.

La novità nell’attacco al cardinale Dionigi Tettamanzi, è che stavolta la Lega giustifica le accuse all’arcivescovo di Milano tentando di farsi scudo con il Papa.
giovedì 10 dicembre 2009 di Federico La Sala
[...] Per il modo in cui avviene, fa sospettare che sia una
delle conseguenze non volute degli incontri del settembre scorso fra i vertici leghisti ed il presidente
della Cei, Angelo Bagnasco, e il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. La Padania sta martellando
da settimane sull’identità cristiana del partito. Difende i temi cari alla Santa Sede a livello
parlamentare, come il testamento biologico. Si schiera con la Svizzera che ha votato contro i
minareti [...]
DON PAOLO FARINELLA, (...)

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> L’ATTACCO A TETTAMANZI. LA CHIESA DI RATZINGER, "SPOSATASI" COL CAVALIERE, ORA SUBISCE LE "AVANCES" DELLA LEGA. ---- Campagna leghista per condizionare il dopo-Tettamanzi (di Alberto Melloni).

mercoledì 9 dicembre 2009

Campagna leghista per condizionare il dopo-Tettamanzi

di Alberto Melloni (Corriere della Sera, 9 dicembre 2009)

Il nodo dei rapporti fra la Lega e la Chiesa di Roma sta venendo al pettine: non riguarda la politica o l’immigrazione, ma la sacra potestas . Da tempo in alcune aree del paese la Lega Nord non si presenta solo come un partito e forza di governo: ambisce ad essere la voce di un intero territorio, sente di rappresentarne gli umori e in ultima analisi la cultura di fondo. Si colloca cioè esattamente dove il cattolicesimo italiano s’è posizionato da tempo: prima come maggioranza, poi come minoranza. E dunque chiede di governare la Chiesa.

Qualche equivoco deve aver dato ai dirigenti la sensazione di aver ottenuto successi. I cattolici chiamano spesso l’amore allo straniero, che è un precetto, «volontariato»: quasi che fosse un optional o un pallino per preti «di frontiera ». In quel coacervo di problemi su cui i vescovi hanno messo l’etichetta ciellina della «emergenza educativa» ci sono interessi corposi, di cui in molte amministrazioni la Lega sa di essere il regolatore. Ma in questi giorni a Sant’Ambrogio 2009 è stato fatto un salto di qualità, che riguarda il governo ecclesiastico.

L’arcivescovo di Milano è infatti da tempo il bersaglio di una campagna di propaganda basata sulla paura. A settantacinque anni compiuti, il cardinale Tettamanzi è anche un vescovo dimissionario, ai sensi del canone 411 del Codice di diritto canonico. Nel recente passato il Papa ha procrastinato le dimissioni di qualche porporato (Wojtyla, ad esempio, tenne il cardinale Siri sulla sede di Genova fino a 81 anni); in altre circostanze, invece sono state utilizzate brevi proroghe (cinque mesi per il cardinale Martini a Milano, due anni per il cardinale Ruini vicario di Roma) per quella che si chiama la «provisione ». La successione dunque dovrebbe essere pienamente nelle mani del Pontefice, che, si diceva, avrebbe scelto il nuovo arcivescovo di Milano a fine inverno o dopo le elezioni regionali.

Ed è su questa «campagna elettorale» che la Lega è intervenuta, con una irriverenza utile solo per distinguere le reazioni vere da quelle rituali o minimali. Il calcolo, però, è stato fatto male, malissimo. Le offese al cardinale Tettamanzi, infatti, non lo imbarazzeranno: è un cristiano e sa che i guai per lui verranno «quando tutti diranno bene» di lui, non ora. Ma quelle ingiurie rimbalzeranno direttamente a Roma, sul tavolo di Benedetto XVI: finiranno nel fascicolo dove ci sono i nomi dei candidati alla successione del cardinale e dove forse c’erano già gli appunti di quel colloquio Bossi-Bertone che, col senno di poi, sembra essere stato almeno un regalo immeritato.

Cosa farà adesso il Papa? Farà finta di non aver sentito nulla e provvederà alla diocesi di Milano nei tempi che già s’era dato, anche a rischio di vedere sventolare le bandiere verdi il giorno del commiato dell’arcivescovo uscente? Nominerà un arcivescovo «padano» per non crearsi noie? Farà ricorso al tipico age contra e darà filo da torcere alle mode di una Lombardia che voleva essere la Baviera del sud? Terrà conto delle esigenze del braccio politico-economico di Cl che deve metter qualcosa sul piatto leghista per garantire una quieta rielezione a Roberto Formigoni? Troverà nelle infinite risorse della Chiesa una figura di cui nessuno parla, che non s’è preparato la carriera ricamando furbizie, tale luminescenza spirituale da spiazzare tutto e tutti? Userà dell’arte del governo e lascerà Tettamanzi a Milano non per sempre, ma per un altro sant’Ambrogio...?

Lo vedremo fra poco: quel che certo è che se in Vaticano era sfuggita la convinzione della Lega di aver diritto a governare il territorio civile ma anche quello ecclesiastico, adesso lo sanno tutti, ma proprio tutti. E se «la Lega non perdona», Roma invece sì, perdona: ma spesso non sottovaluta.


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