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LA COSTITUZIONE E IL MENTITORE ISTITUZIONALE. LA LUNGA E DEVASTANTE OFFENSIVA (1994-2009) DEL CAVALIERE DI "FORZA ITALIA" CONTRO L’ITALIA.

CALABRIA, UNIVERSITA’. CARO PRESIDENTE FINI, "L’ARBITRO" NON E’ RISPETTATO DAL 1994. In campo c’è il capo di un partito che fa il doppio gioco e non rispetta le regole!!! - a cura di Federico La Sala

Berlusconi insiste. Dopo l’intervento al congresso del Ppe con le dure accuse alla Consulta e al capo dello Stato, da Bonn torna a mettere nel mirino la Costituzione, a polemizzare con Napolitano (....)
venerdì 11 dicembre 2009 di Federico La Sala
[...] "In politica ci si scontra ma si rispetta l’arbitro e si rispettano le regole del campionato". Sottolinea la necessità nella politica italiana di "avere dei valori condivisi". Parlando all’università della Calabria, il presidente della Camera rileva: "Nella politica servono valori condivisi e la parola avversaria è tipica del gergo sportivo. Come in Milan-Inter o Roma-Lazio ci si scontra ma si rispettano l’arbitro e le regole del campionato" [...]
"PUBBLICITA’ PROGRESSO": L’ITALIA E (...)

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> CALABRIA, UNIVERSITA’. CARO PRESIDENTE FINI, "L’ARBITRO" NON E’ RISPETTATO DAL 1994. --- OLTRE IL LIVELLO DI GUARDIA (di Marcello Sorgi - Salvaguardare l’arbitro sarebbe interesse di tutti).

giovedì 31 dicembre 2009

Salvaguardare l’arbitro sarebbe interesse di tutti

di MARCELLO SORGI (La Stampa, 31.12.2009)

È senz’altro una scommessa, la decisione di Napolitano di porre anche su Internet, su «You tube», il suo tradizionale messaggio di Capodanno, che come tutti gli anni viene trasmesso stasera in tv. Mentre infatti in televisione il Presidente viene mandato in onda a reti unificate, nella larghissima platea di una particolare prima serata, in cui tutti o quasi tengono il televisore acceso anche come indicatore del tempo che manca al brindisi di mezzanotte, il Capo dello Stato, on line, si sottoporrà ad un particolare indice di gradimento: sarà interessante vedere quanti saranno i cliccatori e a che ritmo cresceranno.

Non è un mistero che, nel tempo, il messaggio abbia visto cambiare la sua funzione. Quando i Presidenti «regnavano» in una condizione di quasi assoluto riserbo, l’apparizione dell’inquilino del Quirinale, nel suo studio, alla sua scrivania, intento a cercare un dialogo con i cittadini e con le famiglie, riunite in un momento di serenità, aveva la forza di un evento eccezionale. Di qui l’attenta esegesi e le accurate interpretazioni che se ne facevano sui media, e le reazioni generalmente di consenso che lo accompagnavano.

Da quando invece il Paese è impantanato nella sua transizione infinita, quello del Presidente è diventato un mestiere infernale. Anche se i suoi poteri formali sono molto limitati, il Capo dello Stato è chiamato quasi tutti i giorni ad arbitrare e a cercare di moderare il livello di scontri politici ormai divenuti intollerabili e che spesso degenerano in veri e propri duelli istituzionali, tra governo e Parlamento, tra governo e magistratura o tra giudici e politici a prescindere dalla loro collocazione partitica.

Napolitano cerca di farlo con misura, tentando di indirizzare, nel contempo, le forze politiche a un confronto in positivo, che non si riduca solo a uno scambio continuo di veti o di insulti. Ma va detto che è un’opera assai ardua. Negli ultimi tempi è anche venuto meno quella sorta di rispetto istituzionale che tendeva a tenere fuori il Presidente dai giudizi contingenti dei partiti. Napolitano, in questi suoi tre anni e mezzo di presidenza, è stato attaccato da destra e da sinistra, senza remore. Dovrebbe essere interesse di tutti salvaguardare l’arbitro, specie in un periodo in cui lo scontro si fa sempre più duro. Se invece non lo si fa, vuol dire che la situazione è davvero oltre il livello di guardia.


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