NATALE CLANDESTINO
di don Aldo Antonelli
Un groviglio di filo spinato, a forma di globo, con dentro un bambino.
Senza paglia, né padre, né Madre.
E senza angeli.
Nudo, indifeso, orfano e clandestino.
E’ il presepe che ho realizzato in una delle due chiese che mi ritrovo.
Nasce clandestino.
Un dato di fatto, ma non di diritto.
E quindi ci ho messo una stella, per significare che tutti ne abbiamo bisogno.
Abbiamo bisogno di una stella che ci liberi dalle prigioni e dal ruolo di prigionieri.
Abbiamo bisogno di una stella che ci cacci fuori dal groviglio di interessi e di paure.
Abbiamo bisogno di una stella che ci restituisca alla nostra umanità.
Se Dio, perfino, si è fatto uomo, perché noi non esserlo?
In un cestino ho riportato questa bellissima preghiera che vi allego e che ho ricevuto dagli amici della Comunità "Evangelho è Vida" del Bairro Vernelho di Goias, in Brasile.
Questa notta la leggerò in chiesa come omelia.
E’ il mio augurio di Natale.
Aldo
A Betlemme sei stato
più fortunato,
anche se erano tempi duri
e regnava Erode
e i ricchi erano ricchi
e i poveri poveri
e le gerarchie religiose,
come succede spesso,
erano di casa a palazzo.
Tu, allora,
almeno,
hai trovato
una stalla
e dei pastori.
Noi non abbiamo stalle
né ci sono più pastori
che credano ancora
agli angeli
e sappiano,
lasciate le loro greggi,
venire fino a te,
e raccontare ai tuoi
le parole dei celesti messaggeri
e convincerli,
se ancora non ci credessero
abbastanza,
che tu, proprio Tu,
piccolo, ignaro, nudo,
povero, anonimo, clandestino,
che forzi le nostre frontiere,
e importuni
la nostra quiete
e i riti e le preghiere
e le fiabe che
nei secoli dei secoli
abbiamo cucito addosso a Dio,
Tu, proprio Tu,
straniero, escluso, sconosciuto,
Tu, a ben vedere,
nostro specchio,
che ci rivela
l’estraneità a cui,
allontanandoti,
ci siamo condannati,
Tu e solo Tu
hai per nome
“Lui-ci-salva”.
E noi siamo perduti.
No, forse,
per un’ultima volta,
questa notte,
salvati.
E domani ci sveglieremo
diversi.
Con il tuo stesso nome.