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EMERGENZA ITALIA. LA SOCIETA’ SPARENTE ...

CALABRIA: DOVE LO STATO NON C’E’ E "CONTRO LE MAFIE GLI IMMIGRATI SONO PIU’ CORAGGIOSI DI NOI". Sui fatti di Rosarno, note e commenti di Roberto Saviano, Moni Ovadia, Marcello Sorgi, Marco Revelli e Altri - a cura di Federico La Sala

CALABRIA (2007). MONS. BREGANTINI E’ STATO TRASFERITO: LA NOSTRA BANDIERA NON C’E’ PIU’! "IO RESTO IN CALABRIA": FILIPPO CALLIPO, L’EX PRESIDENTE DELLA CONFINDUSTRIA, ESORTA ALLO SCIOPERO DELLA MESSA
martedì 12 gennaio 2010 di Federico La Sala
[...] la Calabria è di nuovo per il governo una delle emergenze più gravi. Una regione in cui le autorità locali hanno già confessato pubblicamente varie volte di aver perso il controllo del territorio. E ancora, in cui, nel giro degli ultimi giorni, la magistratura è diventata obiettivo di una serie di attentati (nell’ultimo, filmato da una telecamera, è addirittura una donna a guidare il commando). E dove inoltre il lavoro agricolo, una delle poche risorse esistenti, è regolato dalla (...)

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> CALABRIA: DOVE LO STATO NON C’E’. ---- Spunta l’ipotesi ’ndrangheta dietro le violenze di Rosarno.

sabato 9 gennaio 2010


-  Le cosche potrebbero aver deciso di "cavalcare" la protesta
-  "Ipotesi presa in considerazione a livello investigativo"

-  Spunta l’ipotesi ’ndrangheta
-  dietro le violenze di Rosarno
*

ROSARNO - Le cosche della ’ndrangheta potrebbero avere deciso di "cavalcare" la protesta scoppiata a Rosarno, prima da parte degli immigrati, poi degli abitanti, per fini che sono ancora tutti da chiarire. Al momento, dalle indagini non sono emersi elementi tali per affermare con certezza che sia così, ma di sicuro l’ipotesi è al vaglio degli investigatori che intendono chiarire perché un fatto apparentemente casuale e privo di gravi conseguenze, come i due immigrati feriti da un fucile a pallini per un "motivo banale", possa avere provocato una reazione tanto violenta, alimentata, poi, dalla contro-reazione di alcuni abitanti di Rosarno. Una violenza, poi, scoppiata proprio nel giorno in cui, a Reggio Calabria, i ministri Roberto Maroni ed Angelino Alfano, annunciavano nuove misure contro la ’ndrangheta dopo la bomba esplosa alla Procura generale.

L’inchiesta sui fatti di Rosarno è coordinata dal procuratore della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo, lo stesso che per primo indagò, come pm della Dda di Reggio Calabria, sull’omicidio del vice presidente del Consiglio regionale della Calabria Franco Fortugno. Sull’ipotesi di un coinvolgimento della ’ndrangheta, Creazzo ci va cauto, pero’ non può non rilevare che "allo stato ogni ipotesi è plausibile. Dobbiamo condurre indagini accurate per stabilire le responsabilità".

Che la ’ndrangheta possa avere avuto un qualche ruolo nella vicenda, non lo esclude neanche il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta. Non lo posso escludere - spiega - ma al momento è una valutazione che non posso fare. Certo è che è una ipotesi che sicuramente è stata presa in considerazione a livello investigativo ma adesso non possiamo dire se è stata concreta e realizzata".

In merito agli incidenti ed alla reazione violenta di alcuni abitanti di Rosarno che sono andati in giro per il paese cercando i "neri" da sprangare o a cui sparare colpi di fucile, il Prefetto ha rimarcato che sicuramente "era gente che remava contro e che andava contro lo stesso comitato civico col quale ho avuto un confronto civile, trovando persone serene e comprensive". Di sicuro, nella vicenda di Rosarno, c’è lo sfruttamento degli immigrati per il lavoro nei campi. E su questo Creazzo non ha difficoltà ad ammettere che è una realtà. "A gennaio dello scorso anno - spiega - è stata sequestrata un’azienda ortofrutticola e sono stati arrestati i proprietari ed un caporale, di nazionalità tunisina, che reclutava gli immigrati. In passato, altre inchieste hanno accertato lo sfruttamento della mano d’opera. Quanto poi questo fenomeno possa essere gestito dalle cosche è da stabilire".

In ambienti investigativi si fa anche notare che dove ci sono soldi, soprattutto in certe realtà, c’è anche la ’ndrangheta. Ed e’ proprio partendo da questo assunto che gli investigatori vogliono vedere chiaro sullo sviluppo degli avvenimenti. Così come intendono chiarire come siano nate certe voci che avrebbero fomentato la guerriglia: la prima, che avrebbe provocato la violenta protesta degli immigrati, relativa alla morte di quattro di loro; la seconda, che avrebbe alimentato la reazione degli abitanti, relativa ad una donna che avrebbe perso il figlio negli incidenti. Voci false ma che hanno avuto l’effetto della benzina gettata sul fuoco in una situazione già incandescente di per sè. Qualcuno ha avuto interesse a fare circolare quelle voci? E’ l’interrogativo a cui gli investigatori sperano di dare una risposta che potrebbe chiarire tante cose.

* la Repubblica, 09 gennaio 2010


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