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Giovani

Dalla scuola del trasmettere alla scuola del comunicare.

Da un incontro al liceo classico di San Giovanni in Fiore (CS)
martedì 12 gennaio 2010 di Giovane Mattia Cusani
ALLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE E
AL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE
Noi
alunni delle classi V° ginnasio e I° liceo, il giorno 2 Dicembre, presso la
sezione classica del Liceo Scientifico di San Giovanni in Fiore, abbiamo
avuto la possibilità di conoscere il professore Raffaello Saffioti, il quale
negli anni ’70 insegnò filosofia e pedagogia presso l’Istituto Magistrale
della nostra città.
Il Progetto è denominato "Dalla scuola del trasmettere
alla scuola del comunicare", nell’ambito (...)

In risposta a:

>INCONTRO CON UNA CLASSE DEL QUINTO ANNO DEL LICEO CLASSICO DI SAN GIOVANNI IN FIORE - PAROLE COME SEMI DI FUTURO NELL’AULA DEL RISPETTO RECIPROCO (di Raffaello Saffioti)

venerdì 7 giugno 2013

-  INCONTRO CON UNA CLASSE DEL QUINTO ANNO
-  DEL LICEO CLASSICO DI SAN GIOVANNI IN FIORE

PAROLE COME SEMI DI FUTURO NELL’AULA DEL RISPETTO RECIPROCO

di Raffaello Saffioti *

      • Il maestro non dee dogmatizzare, tenersi fuori dell’uditorio,
        -  sputare senno e mettere sempre innanzi il suo personcino.
        -  Egli dee entrare in comunione intellettuale con la gioventù
        -  e farla sua collaboratrice.
        -  E’ in questo lavoro di tutti e di ciascuno che si genera l’amore del vero,
        -  il desiderio della ricerca e dell’esame, la pazienza dell’analisi;
        -  è in questa collaborazione che si fondano le amicizie
        -  e si formano le più nobili qualità dell’anima e le più alte aspirazioni,
        -  il culto della scienza accompagnata dalla modestia e dalla bontà.
        -  ... Voi dovete considerarmi come un condiscepolo,
        -  noi formiamo una piccola conversazione;
        -  ciascuno dice la sua e discutiamo.
        -  Dovete avvezzarvi a pensare col vostro capo, a trovare il vero,
        -  a sentire la gioia di averlo trovato voi stessi.
        -  Ciò che un giovane dee domandare alla scuola è di essere messo in grado
        -  che la scienza la cerchi e la trovi lui.
        -  Perciò la scuola è un laboratorio
        -  dove tutti sieno compagni nel lavoro, ... sì che attori sieno tutti,
        -  e tutti sieno come un solo essere organico.
        -  FRANCESCO DE SANCTIS

C’è una continuità ideale tra la manifestazione “La scuola ripudia la guerra” di tre classi della Terza Media della Scuola “Gioacchino da Fiore”, del 22 maggio 2013, e l’incontro con la Classe V E del Liceo classico della Città di Gioacchino da Fiore, del giorno seguente. La manifestazione del 22 maggio ha avuto un successo straordinario ed è variamente documentata fino ad ora: da un filmato di Sila Notizie Tv, da un articolo col titolo “Nella Città di Gioacchino da Fiore rivive lo spirito profetico della Calabria”, pubblicato dal giornale on line “il dialogo”, e da un articolo del periodicoLa Voce di Fiore” col titolo “Lezioni di pace a scuola”, di Luigi Spadafora (1 maggio 2013).

L’incontro al Liceo ha avuto dimensioni e caratteri diversi, ma va ricordato per quello che ha avuto in comune con la manifestazione della Scuola Media. Ho partecipato ai due eventi, pur con ruoli diversi. La professoressa di Religione Maria Smeriglio è stata l’artefice della manifestazione della Scuola Media, il professore di Filosofia e Storia, Giuseppe Barberio il promotore dell’incontro al Liceo classico. Ma in entrambi i casi gli studenti sono stati i protagonisti principali.

La mia partecipazione alla manifestazione della Scuola Media, annunciata da una locandina, è stata spiegata da due partecipanti, GIULIA GUZZO e GIUSEPPE TRICOCI, che hanno dato testimonianza del mio impegno educativo e del mio rapporto con San Giovanni in Fiore.

Giulia Guzzo è stata una mia ex-allieva, della Classe IV B dell’Istituto Magistrale del lontano anno scolastico 1969-70, ora insegnante in pensione, amatissima dai suoi ex-allievi.

Giuseppe Tricoci è un giovane sangiovannese laureatosi recentemente all’Università della Calabria con la Tesi “La pedagogia di Danilo Dolci. Un metodo a servizio della Calabria”. Ha collegato la mia esperienza con quella di Danilo Dolci che lavorò molti anni in Calabria, anche nella zona silana, spargendo semi che si stanno rivelando fecondi.

DALL’AULA AUDITORIO ALL’AULA LABORATORIO

L’incontro al Liceo era stato preceduto da due altri incontri, avvenuti il 2 dicembre 2009 e il 17 marzo 2010. Documento del primo incontro è stato una Lettera degli studenti alle istituzioni scolastiche, col titolo “Dalla scuola del trasmettere alla scuola del comunicare”, pubblicata on line dal giornale “La Voce di Fiore”.

In quella Lettera si legge:

“... Partecipando attivamente all’incontro ne siamo diventati protagonisti; abbiamo fatto in modo che, per almeno un giorno, la scuola diventasse non un luogo di trasmissione, ma un luogo di comunicazione (...) facendo nostro il metodo della ‘maieutica reciproca’, elaborato da Danilo Dolci.

... Durante l’incontro siamo stati messi a nostro agio dal professor Saffioti che, come un ‘primus inter pares’, ha abolito la ‘figura-cattedra’ e, disponendo in cerchio i banchi, si è presentato ‘nudo’ ed emozionato davanti a noi.

Alla base dell’incontro sono stati posti 5 punti della comunicazione: parlare, leggere, scrivere, ascoltare, pensare. Dopo tre ore di discussione, Raffaello Saffioti ci ha chiesto di esprimere la nostra opinione sull’incontro. Dalle varie considerazioni è emerso che questa ‘riunione-laboratorio’ è stata interessante, creativa, istruttiva; che ha stimolato la curiosità, che è stata un’esperienza di confronto, (...) di ‘abbattimento della cattedra’ e di empatia tra studenti e docenti”.

Al nuovo incontro ha preso parte, come negli incontri precedenti, Giulia Guzzo che di alcuni studenti di questa classe era stata insegnante nelle scuole elementari.

Grande la mia sorpresa nel ritrovare i banchi disposti come negli incontri precedenti.

La classe ha sperimentato come la nuova disposizione dei banchi trasformasse i rapporti personali, e creasse l’ambiente del rispetto reciproco; l’ha difesa, quindi, di fronte ai tentativi degli insegnanti di ristabilire l’ordine tradizionale dell’aula auditorio.

L’occasione offertami dal nuovo incontro con una classe che concludeva il corso di studi era per me straordinaria. Vari i motivi del mio interesse. Ero curioso di scoprire come gli studenti avessero vissuto l’evento tragico della morte di un compagno, avvenuta pochi giorni prima. M’ interessava riportare l’esperienza della manifestazione della Scuola Media del giorno precedente, “La scuola ripudia la guerra”, proporre per la conversazione il tema del futuro.

M’interessava, inoltre, mostrare agli studenti l’ originale Tesi di laurea di Giuseppe Tricoci perché in essa vi è un documento del nostro incontro del 2 dicembre 2009, ed è documentata, in generale, la mia esperienza sangiovannese. Come avrebbero reagito?

Nella Tesi si legge, tra l’altro:

“Un’altra scelta importante ai fini della mia sperimentazione, è stata quella di riportare i contributi della prof.ssa Guzzo e dell’arch. Cusani, la prima come testimonianza vivente di una persona che ha vissuto la condivisione del ‘metodo Dolci’ negli anni ’70, la seconda come concretizzazione di un pensiero, quello di Dolci che vive in Saffioti nell’attimo presente”.

L’incontro, durato due ore, ha avuto due fasi nettamente distinte.

La prima ora dedicata al ricordo del compagno scomparso, in un clima di fortissima emozione, con momenti di silenzio. I compagni hanno voluto leggermi un testo con il loro ricordo.

Quel foglio è stato per me un dono prezioso.

E’ stato letto anche un breve testo che il compagno aveva scritto alla fine dell’incontro precedente.

Nella seconda ora il clima è completamente cambiato.

La conversazione è stata animata da vari interventi sui temi già emersi, arricchita dalle considerazioni del professore Barberio sulla scuola e sulla città.

Osservavo come può cambiare la scuola se si fa come in quelle ore, vissute come straordinarie.

E’ stato ricordato, tra l’altro, l’incontro precedente, alla fine del quale gli studenti avevano esposto un grande cartellone con su scritto: “L’insegnante apolitico diventa uno dei 411.000 utili idioti che il padrone ha armato di registro e pagella” (Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa).

CHE COS’E’ LA SCUOLA

Era per me un incontro irripetibile e guardavo negli occhi i ragazzi e le ragazze, ricordando la “Lettera ai Giudici” di Don Lorenzo Milani, del 1965, che mi ha guidato per tutta la vita:

“che cos’è la scuola

... sono accusato di apologia di reato cioè di scuola cattiva. Bisognerà dunque accordarci su ciò che è scuola buona.

La scuola è diversa dall’aula del tribunale. Per voi magistrati vale solo ciò che è legge stabilita.

l’arte delicata

La scuola invece siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi.

E’ l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalità (e in questo somiglia alla vostra funzione), dall’altro la volontà di leggi migliori cioè di senso politico (e in questo si differenzia dalla vostra funzione).

... E allora il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i ‘segni dei tempi’, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso”.

Mi chiedevo, pensando tra me e me: sanno gli insegnanti ‘scrutare i segni dei tempi’?

Qual è il futuro di questi giovani maturandi?

GIULIA GUZZO in una lettera, dopo l’incontro, ha scritto:

“Il mio pensiero va ai nostri figli. Sono loro, ormai adulti, che ci fanno confrontare con la realtà di oggi e costringono a guardare anche noi, con loro, al futuro. Un futuro che noi abbiamo affrontato da soli perché era più facile avere fiducia in una prospettiva di progresso. Nelle difficoltà di oggi, comunque, non possiamo lasciare soli i nostri figli, che hanno qualità e capacità che meritano di essere valorizzate”.

QUALE FUTURO?

PENSIERI DEGLI STUDENTI

Come vedono il futuro questi studenti, al di là del prossimo esame scolastico?

Ho voluto trascrivere fedelmente i biglietti che gli studenti mi hanno consegnato alla fine dell’incontro. Hanno scritto i loro pensieri, il regalo più bello che mi è stato fatto, testimonianza autentica e documento, con le foto, di un incontro da non dimenticare.

Mi ha fatto veramente piacere rivedere Raffaello e rivivere le stesse intense emozioni dell’incontro precedente a distanza di tre anni.

Dovrebbero esserci qui persone con gli stessi ideali e gli stessi pensieri verso noi giovani, poiché è visibile ad occhio nudo l’amore per i giovani e non è da tutti, e soprattutto è l’umiltà che è passata di moda, cosa che non è avvenuta per Raffaello. (Marika Curia)

Incontro meraviglioso ... Come al solito il NOSTRO Raffaello non si smentisce mai. Riesce a renderci partecipi e a farci riflettere sulle realtà del mondo, dei nostri giorni; insegnandoci a comunicare e a cercare di far sempre il meglio.

La ringrazio per i valori e gli ideali che cerca di trasmettere a tutti noi. (Anna Rosa Oliverio)

Dovrebbero esserci persone più attente ai giovani come Lei. Anche se per poco Lei ci ha visti crescere e cambiare ed abbiamo fatto di ogni nostro incontro insieme un dono prezioso.

Sono queste le vere lezioni di vita a cui dovremmo partecipare ogni giorno. (Maria Luisa Spina)

Il ritorno è un qualcosa di inaspettato, ma allo stesso tempo grandioso. E’ un qualcosa che riaccende in noi le speranze per un avvenire migliore, soprattutto per noi giovani, e spero che il vostro ritorno sia fonte di ispirazione, come lo è stato per me, anche per tutti noi giovani, gli unici in grado di riattivare il motore di un Paese che ci ha dato tanto, eppure sta andando alla deriva.

(Rosario Cimino)

Gli incontri con il prof. Saffioti sono stati molto interessanti e utili per la formazione.

E’ sempre un piacere ascoltare e soprattutto dialogare con una persona che riesce a vedere in noi giovani qualcosa di buono. Conserverò questo ricordo con piacere sempre, in modo che anch’io fra qualche anno possa vedere nelle generazioni future il meglio. (Martina Simonetta)

Mi è servito a ricordare, a ricordare la cosa che adesso mi fa più soffrire. Non riesco a mandare giù, a digerire, direi, questo senso di colpa. Potevo fare di più, mi ripeto, potevo fare apprezzare anche a lui questo mondo che a me piace così tanto.

Passando oltre ... apprezzo molto il suo pensiero, il suo modo di vedere la scuola, l’apprendimento, il rapporto alunno-insegnante, apprezzo anche i suoi modi di fare capaci di rendere l’atmosfera familiare, ci ha trattati quasi come amici e questo è bello, rende più semplice parlare.

Per quanto riguarda il mio futuro, mi affido alla filosofia, mi ci affido sempre in fondo, mi piace pensare, mi piace chiedermi perché e mi piace tanto provare a rispondere.

Mi piacciono gli uomini, quello che fanno, quello che provano ... . (Tecla Longo)

Dire che sono rimasto entusiasta di questo incontro è poco, non ci sono giuste parole per esprimere la mia felicità nell’averla rivista, come persona e penso anche come classe. Avevamo bisogno di un incontro e spero che questo non sia l’ultimo.

Abbiamo affrontato tematiche molto delicate, è vero, ma lei è riuscito a renderle piacevoli e interessanti. La ringrazio vivamente. (Gianmarco Costante)

Un dialogo sulla vita. Poche battute, parole traboccanti di curiosità, nostra unica ricchezza.

Alla scoperta di un futuro raggiunto dopo aver osservato l’orizzonte da molte coste.

Con la speranza di arricchire il nostro mare ... . (Adele Vaccaro)

Non capita tutti i giorni di vivere un bell’incontro. E questo, come il precedente, è stato un vero bell’incontro.

Vedere di fronte a sé non il solito e tradizionale professore, ma qualcuno che ha tanto da insegnare perché si identifica con i giovani, è un motivo in più che spinge alla curiosità.

(Melissa Ambrosio)

Cosa vi aspettate dal futuro? Una domanda difficilissima ai nostri giorni, e sembra quasi che ogni passo che facciamo ci spinge verso il buio, l’oblio. Riusciremo a vedere la luce? Anche questa è una domanda difficile ed io, essere finito dentro l’infinito, voglio cercare questa luce.

Il Volere è una forza importante, ci guida verso grandi cose ed è a questo che noi giovani dobbiamo puntare, a grandi cose, al meglio di noi, al massimo.

Credere nei nostri sogni e credere in noi stessi per cambiare questo mondo intriso di indifferenza e ipocrisia, prenderci quel futuro che ci hanno tolto e magari assicurarlo anche alle altre generazioni. Cos’è il mondo senza futuro?

Un universo senza luce! (Meri Pitaro)

Ricordo del nostro incontro in 3 parole.

Interessante, divertente, da ricordare. (Luigi Lopetrone)

In un mondo che sembra non lasciare la “parola” ai più deboli, incontri come quello di oggi manifestano come il “DIALOGO”, in una società sempre più fredda e silenziosa, possa essere la soluzione per un mondo ... semplicemente più umano. (Caterina Barberio)

Come disse un vecchio filosofo, “Tutto scorre” (panta rei). (Federico Luca Loria)

Spero di rimanere un incendiario come te. (...)

Voglio credere che con la forza e l’impegno riuscirò a realizzare i miei sogni, anche grazie a te.

Mi hai insegnato l’ ascoltare e il porsi delle domande.

E mi hai insegnato ad ascoltare dentro di me le risposte!!! (Mattia Cusani)

DUE ILLUMINATI EDUCATORI

Ho potuto vivere questa nuova esperienza grazie agli insegnanti Maria Smeriglio e Giuseppe Barberio. Li considero educatori illuminati e mi tornano in mente le parole di Danilo Dolci:

“... - in una scuola ove si inizia con qualche illuminato educatore, occorrono non pochi anni per incontrare gli insegnanti disposti a collaborare; all’inizio si suscita l’avversione dei ‘colleghi’ che si oppongono difendendo l’abituale dominio; solo osservando l’interesse delle giovani vittime, a poco a poco gli insegnanti in crisi partecipano e i gruppi si amplificano;

occorre apprendere a rispettare i vari tempi di maturazione, a porsi in discussione e a evitare che, crescendo, le strutture maieutiche si snaturino; ...”.

(Danilo Dolci, La struttura maieutica e l’evolverci, La Nuova Italia, 1996, p. 247)

UNA TESI DI LAUREA

Grande merito va riconosciuto a Giuseppe Tricoci perché ha scoperto l’attività svolta per molti anni in Calabria da Dolci e l’ha riproposta, finalizzandola allo sviluppo della nostra regione.

Gli sono grato perché ha scoperto, inoltre, le tracce del lavoro da me svolto a San Giovanni in Fiore, collegandole al metodo educativo di Dolci.

Dalla esperienza vissuta in due scuole è nata un’associazione, denominata “Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo”, che è motivo di speranza per lo sviluppo della scuola e della comunità locale.

Nella Città di Gioacchino da Fiore abbiamo sentito rivivere lo spirito profetico della Calabria.

***

Palmi, 6 giugno 2013

Raffaello Saffioti

Centro Gandhi

raffaello.saffioti@gmail.com

* Il Dialogo, Venerdì 07 Giugno,2013


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