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ITALIA: GIUSTIZIA E COSTITUZIONE. EMERGENZA NAZIONALE...

APERTURA ANNO GIUDIZIARIO: I MAGISTRATI ABBANDONANO LE AULE. La protesta città per città.

Circa una cinquantina di magistrati, con indosso la toga e stringendo tra le mani un foglio con su scritto ’Costituzione italiana’, hanno lasciato l’Aula Europa della Corte d’appello di Roma, dove è in corso la cerimonia d’inaugurazione.
sabato 30 gennaio 2010 di Federico La Sala
La protesta delle toghe
apre l’anno giudiziario *
L’inaugurazione sta diventando la cerimonia del dissenso. Dopo gli allarmi giunti ieri dall’apertura dell’anno giudiziario in Cassazione, questa mattina nelle 26 Corti di Appello protagonista sarà la protesta annunciata dell’associazione nazionale magistrati per manifestare il "disagio" di fronte a iniziative giudiziarie di governo e maggioranza "distruttive" della giustizia, mentre "mancano interventi per assicurare che il sistema funzioni (...)

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> APERTURA ANNO GIUDIZIARIO: I MAGISTRATI ABBANDONANO LE AULE. --- Torino. giudici sono usciti con la Costituzione in mano. Il primo a lasciare l’aula è stato il procuratore capo della Repubblica, Giancarlo Caselli.

sabato 30 gennaio 2010


-  Caselli guida la rivolta delle toghe
-  Maddalena: "Per noi bocconi amari"

I magistrati torinesi si sono alzati e sono usciti dall’aula magna del palazzo di giustizia di Torino, dove è in corso la cerimonia per l’apertura dell’anno giudiziario, non appena ha preso la parola il rappresentante del ministero della Giustizia, Angelo Gargani. I giudici sono usciti con la Costituzione in mano. Il primo a lasciare l’aula è stato il procuratore capo della Repubblica, Giancarlo Caselli di Sarah Martinenghi *

Non appena ha preso la parola il rappresentante del ministero Angelo Gargani, capo del servizio di controllo interno, anche a Torino una lunga fila di toghe nere ha abbandonato l’aula magna del Palagiustizia in segno di protesta. A guidare quella fila c’era il procuratore capo Giancarlo Caselli, che ha spiegato così il suo gesto: "Ho perché voglio mettermi dalla parte dei cittadini, contrastando quella pubblicità ingannevole che sempre più caratterizza i proclami governativi in tema di giustizia. Sono a rischio i diritti fondamentali dei cittadini, che hanno diritto di sapere come stanno davvero le cose. La protesta dell’Anm ha proprio questo obiettivo. Condivido il disagio per un costume politico che ha reso pratica quotidiana l’insulto e il dileggio. A questo costume devono porre un freno tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali".

I giudici sono poi rientrati in aula per ascoltare invece il discorso del procuratore generale Marcello Maddalena che si è incentrato più sui "bocconi amari" che sulle "pochissime gratificazioni" di una professione "sempre più incompresa". E’ l’i ntroduzione del reato di immigrazione clandestina il primo boccone amaro toccato, così come strutturato e sanzionato: "non si intende certamente affermare l’esistenza di un diritto alla clandestinità come uno dei diritti fondamentali dell’individuo, ma si intendono semplicemente denunciare gli effetti di una politica che finora non è mai riuscita a coniugare la formulazione delle regole con la necessaria efficienza dell’apparato burocratico ed amministrativo. Finora si è registrato almeno in Piemonte solo un appesantimento del lavoro delle procure: e Dio solo sa se si sentiva il bisogno di questi carichi aggiuntivi che vengono vissuti con un senso di frustrazione determinato dal profondo convincimento di lavorare a vuoto e con l’unico effetto di incrementare la voragine debitoria -per le casse dello Stato - rappresentata dalle spese per il gratuito patrocinio a favore di persone destinate a restare quasi sempre dei "fantasmi"". Il ragguaglio fra pene pecuniarie e pene detentive dell’ultimo pacchetto sicurezza è il secondo boccone amaro: "in parte ha già avuto l’effetto perverso di scoraggiare il ricorso al decreto penale di condanna e di incrementare le relative opposizioni". E ancora "analogalmente al processo breve ci si accorge di essere davanti a una sconcertante strategia: da un lato si appesantisce il lavoro degli uffici giudiziari anche scoraggiando il ricorso a riti alternativi dall’altro si tagliano i tempi per una risposta valida dello Stato ovvero una decisione che entra nel merito della domanda di giustizia".

Sul processo breve Maddalena insiste: "quella della non ragionevole durata del processo è senz’altro uno dei nodi cruciali dell’amministrazione della giustizia. ma il rimedio consiste nel fare i processi, nel farne di più, meglio se possibile, non nel troncarli di brutto a un certo punto quando sarebbe possibile portarli a conclusione prima del termine di prescrizione. in altri termini la declaratoria di prescrizione del reato rappresenta una sconfitta dello Stato. Gli attacchi alla magistratura e la separazione delle carriere sono gli ultimi due bocconi amari: "siamo stati e siamo tuttora oggetto di violenti offensivi e inaccettabili attacchi chiaramente interessati a una generalizzata delegittimazione dell’intera categoria così da generare l’opinione falsa che la magistratura accetti di scendere nel campo della competizione politica". E ancora sulla separazione: "è nota l’assoluta contrarietà di tutta la magistratura non solo per gli insiti pericoli di scivolamento dei pm sotto il controllo del potere politico, ma perché la creazione di un corpo autonomo significherebbe la creazione di una "superpolizia" che senza l’a ncoraggio al resto dell’ordine giudiziario rischierebbe di andare per conto suo non si sa per quali lidi e con quali timonieri".

* la Repubblica/Torino, 30 gennaio 2010


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