L’adunata oceanica
di Giovanni Maria Bellu (l’Unità, 10.03.2010)
Proprio mentre il tribunale civile di Roma, come già aveva fatto il Tar del Lazio, stava per dichiarare l’inutilità del decreto ad listam emanato dalla maggioranza per sanare i pasticci dei suoi maldestri dirigenti laziali, il governo ha annunciato il voto di fiducia il trentesimo sull’ennesima legge ad personam denominata «legittimo impedimento». Ci sono buone probabilità che la giornata di ieri, con un decreto ad hoc, venga proclamata la festa nazionale del Partito del fare gli affari propri alla faccia dei gonzi e degli onesti.
Il paese non può che rallegrarsene. La confusione è solo apparente e le prossime tappe della squallida vicenda sono chiare. Intanto ci sarà il ricorso al Consiglio di Stato e assisteremo alla più spaventosa attività di pressione sulla giustizia amministrativa della storia del dopoguerra. Detto per inciso, le possibilità che in quella sede la giustizia del premier e dei suoi angosciati legali trionfi non sono piccole. Contemporaneamente imbavagliata l’informazione televisiva e affidata la velina politica nazionale al solo Augusto Minzolini si farà in modo di accreditare l’idea che il Popolo delle libertà è vittima della perfidia.
La circostanza dell’accoglimento giudiziario, in Lombardia, delle ragioni del meno maldestro Formigoni sarà opportunamente taciuta. E intanto ferveranno i preparativi per l’adunata oceanica convocata per sabato 20 marzo. A Roma, secondo le migliori tradizioni nazionali. Il tema dell’adunata sarà la difesa della democrazia sostanziale contro i vecchi formalismi costituzionali. La balla della “violenza fisica” che avrebbe impedito al distratto mangiatore di panini di presentare la lista sarà ripetuta ossessivamente nel tentativo di farla entrare nella testa del più alto numero di telespettatori. Come già la guida suprema ha tentato di suggerire col parallelo giudici-talebani, i sostenitori laziali del Pdl saranno accostati agli elettori iracheni. Qua è là, durante i programmi di satira compiacente, si suggerirà l’idea che i giudici nascondono le urne. Apicella scriverà qualche verso dove accosterà gli ex voto per San Gennaro alla condizione del popolo berlusconiano afflitto.
Il mondo ci riderà dietro cosa che d’altra parte fa da tempo ma solo gli utenti del web ne avranno una percezione precisa. Poi, finalmente, si andrà alle urne. Ma non prima che il duce abbia raccomandato ai suoi di vigilare contro i soliti brogli della sinistra. E nel caso in cui il paese gli desse la batosta che merita, attribuirà la sconfitta al complotto ordito dalla magistratura, dai comunisti e da potenze straniere. E ragionerà sulla possibilità di un decreto interpretativo del voto popolare.
Ecco perché il paese deve gioire per quanto è accaduto ieri. La consapevolezza delle tappe future, ci dà gli strumenti per andare avanti senza commettere errori. Soprattutto quello segnalato ieri da Andrea Camilleri di dividerci. Se queste elezioni regionali sono un referendum, la democrazia non può perderlo. Cominciamo a lavorare subito.