LA COSTITUZIONE, LE REGOLE DEL GIOCO, E IL MENTITORE ISTITUZIONALIZZATO (1994-2010). IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E IL SUO SOSIA GRIDANO ALL’UNISONO: FORZA ITALIA!!! LA DOMANDA E’: CHI E’ IL "PULCINELLA"?!, E CHI E’ IL "LUPO"?! E CHI IL VERO PRESIDENTE DELL*ITALIA*?!! IL ’GIOCO’ NON E’ ANCORA FINITO ...

CONTRO NAPOLITANO E CONTRO L’ITALIA, "L’ULTIMO REFERENDUM". O "CON ME" O "CONTRO DI ME": UNA "SCELTA DI CAMPO", IN NOME DI "FORZA ITALIA" E DEL "POPOLO DELLA LIBERTA’"!!! Una nota (dopo il decreto salva-liste e sulle elezioni regionali) di Luigi La Spina - a cura di Federico La Sala

CHE LE ISTITUZIONI DEL NOSTRO PAESE ABBIANO PERMESSO UN PARTITO CON IL NOME DI "FORZA ITALIA" PRIMA, E CON IL "POPOLO DELLA LIBERTA’" POI, SIGNIFICA CHE LA LEGGE E’ MORTA E SEPOLTA, DA TEMPO (1994-2010)!!!
mercoledì 10 marzo 2010.
 

[...] Berlusconi, con l’indubbia capacità di saper condurre le campagne elettorali sui temi che preferisce, ha colto immediatamente l’occasione e, ieri, intervenendo a sostegno del suo candidato in Campania, ha rilanciato lo slogan della «scelta di campo», sul fronte del collaudato motto «o con me o contro di me». Una massima che, da sempre, costringe gli alleati a rinunciare alle ambizioni di una certa autonomia e gli avversari ad unirsi nell’antiberlusconismo più scontato. Tra tre settimane, il voto per le regionali sarà l’ultima consultazione importante prima della fine della legislatura, prevista nel 2013. Forse sarà anche l’ultimo referendum su Berlusconi [...]


L’ultimo referendum

di LUIGI LA SPINA (La Stampa, 08.03.2010)

E’ stato Napolitano a individuare subito il vero punto debole del centrosinistra sul pasticcio delle liste. Il Presidente della Repubblica, infatti, nella sua risposta alle lettere di due cittadini, ha osservato come l’opposizione fosse contraria al decreto, ma non avesse avanzato alcuna altra soluzione, «meno esente da vizi e dubbi», per eliminare un rischio che gli stessi Bersani e Di Pietro volevano evitare: quello di «vincere per abbandono dal campo dell’avversario».

Così il gioco di rimessa, la tattica attendista di limitarsi a denunciare lo scandalo di cambiare le regole del gioco mentre la partita è cominciata, senza proporre un compromesso per salvare un’esigenza alla quale si dice pur di tenere, potrebbero agevolare l’offensiva della destra. Un attacco, cominciato da alcuni giorni e inasprito ieri dallo stesso Berlusconi, che mira, con un capovolgimento delle responsabilità per l’accaduto, a indirizzare la campagna elettorale sulla rappresentazione preferita dal Cavaliere, quella della vittima. Con la contrapposta immagine di una sinistra ipocrita, formalista, amante dei cavilli e degli intoppi burocratici, istigatrice e complice di magistrati faziosi.

Ecco perché la vicenda delle liste potrebbe rivelarsi un imprevedibile boomerang per chi si aspettava di guadagnare consensi, sull’onda di una presunta indignazione popolare anche di una parte dei simpatizzanti del centrodestra, e, invece, rischia di perderli per la trasformazione improvvisa del vero tema di queste elezioni.

La consultazione amministrativa regionale sembra ormai ricalcare, in Italia, il significato che hanno le elezioni di mid-term negli Stati Uniti: quello di un giudizio sull’operato del governo a metà legislatura. Può essere deplorevole che il parere dei cittadini non si concentri soprattutto sull’operato dei governatori regionali uscenti, quando si ripresentano, o sulle promesse dei nuovi aspiranti a quella poltrona. Ma che, in queste elezioni, gli orientamenti di politica nazionale prevalgano nelle scelte degli elettori è un fatto ormai consolidato.

Fu così nel 2005, quando la delusione per i risultati governativi, dovuti al mancato abbassamento delle tasse e alle divisioni tra Berlusconi e l’asse Fini-Casini, punirono il centrodestra, al potere a Roma, con una sconfitta che consegnò all’opposizione 12 delle 14 Regioni in palio. Fu addirittura riconosciuto ufficialmente come il vero verdetto di questa consultazione, quando D’Alema, in modo inopinato, si dimise dalla presidenza del Consiglio per il risultato negativo delle elezioni regionali del 2000.

Anche questa volta, come un po’ tutti i sondaggi confermano, la soddisfazione degli italiani per il governo sta diminuendo, sia per il perdurare degli effetti della crisi economica, sia per l’ondata di scandali che hanno coinvolto personaggi del centrodestra, sia per le divisioni nell’ambito del neonato e ancora molto fragile Pdl. Ma il clima elettorale, in queste ultime tre settimane prima del voto, potrebbe improvvisamente mutare e la consultazione cambiare «natura»: da un giudizio prevalentemente dedicato ai risultati del governo al solito, ennesimo referendum su Berlusconi.

Le avvisaglie ci sono tutte e riguardano gli atteggiamenti di entrambi i poli. A sinistra, la vicenda del «decreto interpretativo» ha spezzato la precaria ma comunque inedita unità che, negli ultimi mesi, sembrava aver cancellato i contrasti che portarono alla caduta di Prodi e alla sconfitta di Veltroni. Il Pd è tornato a soffrire in mezzo all’opposta necessità di non lasciare a Di Pietro il monopolio della protesta e di non farsi coinvolgere nell’attacco a Napolitano. Mentre l’Udc di Casini si è distaccata subito dalla manifestazione di piazza prevista per sabato prossimo. A destra, l’effetto è speculare: Fini, seppur con toni diversi, si è dovuto riallineare sulla posizione del premier e anche Bossi che, con le prime valutazioni espresse dal suo ministro, Maroni, sembrava voler sostenere l’impossibilità di un decreto per sanare il famigerato «pasticcio», si è dovuto acconciare all’approvazione del provvedimento.

Berlusconi, con l’indubbia capacità di saper condurre le campagne elettorali sui temi che preferisce, ha colto immediatamente l’occasione e, ieri, intervenendo a sostegno del suo candidato in Campania, ha rilanciato lo slogan della «scelta di campo», sul fronte del collaudato motto «o con me o contro di me». Una massima che, da sempre, costringe gli alleati a rinunciare alle ambizioni di una certa autonomia e gli avversari ad unirsi nell’antiberlusconismo più scontato. Tra tre settimane, il voto per le regionali sarà l’ultima consultazione importante prima della fine della legislatura, prevista nel 2013. Forse sarà anche l’ultimo referendum su Berlusconi.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

ESPERIMENTO ITALIA. L’ANNO DELLA VERGOGNA (1994): NASCE IL PARTITO DEL "NUOVO" PRESIDENTE DELLA "REPUBBLICA" ... E C’E’ ANCORA!!!

L’OCCUPAZIONE DELLA LEGGE E DELLA LINGUA ITALIANA: L’ITALIA E LA VERGOGNA.

PRESIDENTE NAPOLITANO, MA NON TROVA NIENTE DI ILLEGALE E DI OFFENSIVO NELL’ESISTENZA, TRA I PARTITI DI * ITALIA*, DI UN PARTITO CON IL NOME "FORZA ITALIA" E CON IL NOME "POPOLO DELLA LIBERTA’"’!?!

PRESIDENTE NAPOLITANO, PRESIDENTE AMIRANTE, IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI. Un invito e un appello a fare luce, a fare giorno


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