Caro Presidente della Repubblica
Caro Ministro dell’Interno
Dato che le elezioni politiche si terranno domenica 13 e lunedì 14 aprile e che i simboli dei partiti saranno depositati al Viminale tra la mattina di venerdì 29 febbraio e domenica 2 marzo, desiderei avere un suo parere chiaro, definitivo e confortante, su un problema tecnico, relativo all’espressione del sovrano e libero esercizio di voto di tutti i cittadini e di tutte le cittadine della Nostra ITALIA.
Le scrivo a nome mio e di tante altre persone (di età avanzata) con difficoltà di vista e (volendo, anche) di comprensione.
Nelle precedenti tornate elettorali, nella cabina, io mi sono trovato disorientato e sono stato incapace di scegliere il simbolo del partito per cui avrei voluto votare. Senza rendermene conto, la mia attenzione e la mia decisione è stata distratta e stravolta da un’immagine e dal Nome presente in un simbolo di un partito presente nella scheda. E alla fine, tra i molti simboli, ho messo la "croce" sul simbolo con la bandiera italiana e la parola "ITALIA".
Solo dopo mi sono reso conto dell’enorme errore fatto e, ovviamente, non ho potuto cambiare il voto. Troppo tardi! Per rabbia, e per punirmi, mi sono dato un colpo sugli occhi. Ho corso il rischio di accecarmi del tutto e definitivamente!!!
Ma poi, ripensando bene a quanto mi era successo, ho capito che l’errore non è stato e non era affatto mio: io (come tantissimi altri miei amici e tantissime altre mie amiche) sono stato solo suggestionato e tratto in inganno da un errore più grande, commesso (per errore o per calcolo?!) da molti altri ben più in gamba di me per vista e comprensione.
Come mai, Le chiedo, la Bandiera e soprattutto il Nome della "Casa" di tutti i cittadini e di tutte le cittadine, della nostra bella e amata ITALIA, è comparso e compare ancora stampato nel "logo" di un partito e nelle schede elettorali, così da trarre in inganno e indurre in errore nell’espressione della propria volontà e nellesercizio del proprio voto non solo i "vecchietti" e le "vecchiette", ma tutti i cittadini e tutte le cittadine?! O, per caso, le regole della nostra Costituzione sono cambiate ed è permesso a un partito di fare il "doppio gioco", di essere nello stesso tempo un partito tra tutti i partiti e il partito sopra tutti i partiti e sopra la Legge?!!!
Non sono riuscito a raccapezzarmi. Ora, possibilmente, mi aiuti, ci aiuti a ri-orientarci e ad uscire dalla confusione. Grazie e ...
VIVA L’ITALIA
M. cordiali saluti,
Federico La Sala (06.02.2008)
Sul tema, nel sito, si cfr.:
L’ITALIA "CONFUSA E AGITATA" E OFFESA!!!
CONTRO L’APPROPRIAZIONE DEL NOME DELLA "ROSA BIANCA"...
Lo afferma un documento, votato all’unanimità, della Prima Commissione
del Consiglio Superiore della Magistratura che dovrà essere ratificato dal plenum
Il Csm: "Il premier denigra la magistratura
è a rischio l’equilibrio fra i poteri dello Stato" *
ROMA - Il Csm reagisce ai ripeturi pronunciamenti di discredito, da parte di Silvio Berlusconi, nei confronti dei giudici e dice: "Episodi di denigrazione e di condizionamento della magistratura e di singoli magistrati" sono "del tutto inaccettabili" perchè cosi si mette "a rischio l’equilibrio stesso tra poteri e ordini dello Stato, sul quale è fondato l’ordinamento democratico di questo Paese". E’ quanto scrive la Prima Commissione del Csm nella pratica a tutela di diversi magistrati accusati da Silvio Berlusconi di agire per finalità politiche.
Il giudizio unanime. Il documento, approvato all’unanimità e che sarà discusso domani pomeriggio dal plenum, contiene anche un "un pressante appello a tutte le Istituzioni perché, sia ristabilito un clima di rispetto dei singoli magistrati e dell’intera magistratura, che è condizione imprescindibile di un’ordinata vita democratica". La pratica aperta in Commissione si è arricchita di mese in mese dei vari attacchi del premier alle varie toghe, da quelle del processo Mills a quelle di Napoli e Milano.
Delegittimati. "L’assunto di una magistratura requirente e giudicante che persegue finalità diverse da quelle sue proprie e, per di più, volte a sovvertire l’assetto istituzionale democraticamente voluto dai cittadini costituisce la più grave delle accuse - scrive la Commissione - ed integra, anche per il livello istituzionale da cui tali affermazioni provengono, una obiettiva e incisiva delegittimazione della funzione giudiziaria nel suo complesso e dei singoli magistrati".
Rispetto tra organi istituzionali. E il "discredito" gettato "sulla funzione giudiziaria nel suo complesso e sui singoli magistrati", può produrre, "oggettivamente, nell’opinione pubblica la convinzione che la magistratura non svolga la funzione di garanzia che le è propria, così determinando una grave lesione del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione". Facendo proprie le preoccupazioni espresse in più occasioni dal Capo dello Stato, da ultimo nella sua lettera al vice presidente del Csm, i consiglieri affermano che per affrontare "serenamente le auspicate riforme in tema di giustizia è necessario il rispetto tra gli organi Istituzionali, che devono contribuire a garantire un clima sereno e costruttivo".
Episodi che non devono ripetersi. "Non è ammissibile una delegittimazione di una Istituzione nei confronti dell’altra, pena - avverte la Commissione - la caduta di credibilità dell’intero assetto costituzionale". Ed "è indispensabile che non si ripetano episodi di denigrazione e di condizionamento della magistratura e di singoli magistrati", perché "lo spirito di leale collaborazione Istituzionale - implica necessariamente che nessun organo Istituzionale denigri liberamente altra funzione di rilevanza costituzionale".
Il silenzio dei "Pm comunisti". Le toghe accusate da Berlusconi hanno dimostrato "la compostezza del corpo giudiziario, in generale, e dei singoli magistrati. Giudici che hanno continuato a svolgere in silenzio il proprio dovere, senza replicare alle generiche ed ingiuste accuse", nei loro confronti. In particolare, i consiglieri si riferiscono ad accuse precise: quella di "pm comunisti" fatta dal premier durante la trasmissione Ballarò o quella di "Pm talebani" fatta all’indomani della pronuncia della Cassazione sul caso Mills. E tra le altre, le accuse formulate in occasione del congresso del Partito Popolare europeo di Bonn, quando il premier parlò di un partito dei giudici nella sinistra, attaccando la Corte costituzionale. E ancora la definizione di "plotone di esecuzione" destinata ai giudici di Milano.
* la Repubbblica, 09 marzo 2010
Lettera aperta alla Madonna di Lourdes
Ritornano Berlusconi, Casini, Fini, Mastella e Storace!
di Paolo Farinella *
Genova 04 febbraio 2008. Non ci resta che la Madonna di Lourdes, nella speranza che almeno lei possa fare qualcosa per l’Italia dove Padre Pio protegge il clan Mastella, Santa Rosalia piange il cattolicissimo Cuffaro condannato a cinque anni per complicità in «mafia personalizzata» e Santa Agata di Catania si affida alla mafia per la sua onorata processione. Madonna di Lourdes, confidiamo in te!
In queste ore si sta consumando l’assassinio della democrazia, ma più ancora della decenza e della dignità di una Nazione. Si va a votare, dopo appena due anni dalle elezioni perché deputati e senatori pagati 15 mila euro al mese (oltre al resto) per governare, non hanno saputo trovare il tempo per guadagnarsi lo stipendio. Pagati per governare, hanno spolpato la stessa parvenza della democrazia. Andremo a votare, infatti, con la legge-porcata che ha espropriato il popolo dell’unica ragione che lo rende democratico: il voto. Ancora una volta saranno le mafie dei partiti a redigere le liste dei candidati che il popolo schiavo dovrà votare a piè di lista senza fiatare.
Il dramma e il ridicolo si fondano insieme: Berlusconi che ha voluto la legge-porcata per rendere coscientemente ingovernabile il parlamento e il Paese, ci è riuscito con la complicità dei partiti di ispirazione cristiana che preventivamente hanno fatto i gargarismi con l’acqua benedetta. Ora con la stessa legge-porcata si avranno pseudo-elezioni che costeranno un patrimonio ai cittadini che premieranno chi ha reso ingovernabile l’Italia, dopo avere frodato il popolo con l’esportazione di capitali all’estero, con la frode del fisco, con l’occupazione delle tv private e di Stato, assolvendosi dalla corruzione con le leggi su misura fatte dai suoi avvocati, fatti eleggere al parlamento e quindi stipendiati dallo stesso popolo che dovrebbe essere parte lesa e parte civile. Il popolo masochista invece applaude e gioisce. Il governo Prodi era stato votato per abolire le leggi vergogna, ma la maggioranza era troppo impegnata a litigare per un tozzo di visibilità finendo per lasciare le leggi ad personam insieme alla vergogna.
Tutti sono convinti che l’Unto Cerone tornerà al governo insieme ai suoi famigli, accompagnato da Previti e dagli alleluia della gerarchia ecclesiastica italo-vaticana. Precedono la processione inquisiti, mafiosi e condannati in primo, secondo e terzo grado. Per gli interdetti dai pubblici uffici Previti, Cuffaro, ecc.), si farà una leggina apposita per interdire i giudici dalla loro giurisdizione e cedere la giustizia ai familiari degli inquisiti fino al terzo grado di parentela. Si manda a casa Prodi per fare posto al senatore (prossimo) Cuffaro, uomo integerrimo e di specchiata virtù, certificata dall’autorità infallibile del vice papa, al secolo Casini Pierferdinando in Caltagirone, cristiano spocchioso di chiara moralità coniugale insieme al suo compagnuccio di merende, tal Gianfranco Fini: costoro, insieme al loro padrone e capo, cattolici dichiarati, urbi et orbi, amano tanto la famiglia da averne anche due sul modello poligamico arabo. Il parroco di Montecitorio, Mons. Fisichella, annuisce grato e congratulato. Costoro che hanno votato cristianamente in silenzio tutte le leggi immorali del governo Berlusconi, di cui, fino a ieri, dicevano peste e corna, oggi strisciano ai suoi piedi proni al bacio della sacra pantofola con la benedizione del santo padre e figli devoti, sotto la direzione del cerimoniere devoto Giuliano Ferrara
Il 19 giugno 2007, quindi in epoca non sospetta, in una mia precedente lettera al Governo e alla maggioranza, ora decapitati in Senato per mano del Bruto-Mastella, cattolico inossidabile armato dalla furia vendicativa del ruinismo ecclesiastico, avevo scritto, facile profeta:
«Noi popolo delle primarie e del referendum sulla Costituzione abbiamo contribuito... ad impedire la deriva dell’Italia verso il qualunquismo populista del berlusconismo che ha fatto scempio della legalità e della dignità delle Istituzioni repubblicane... siamo esterrefatti ed increduli perché la maggioranza è immobilizzata dagli interessi contrastanti incrociati, senza capacità di sintesi e di prospettiva. Pensavamo che il governo risolvesse le leggi vergogna e il conflitto d’interessi della precedente legislatura. Vediamo invece che il conflitto e la vergogna aumentano perché ogni singola scheggia di partito cura i propri interessi senza una visione globale dei bisogni della Nazione e dei più poveri. Assistiamo impotenti giorno dopo giorno al suicidio lento del governo che galleggia vittima del veto incrociato di ogni segmento di partito, affondando nel buio della indegnità anche il Paese...La maggioranza di centro-sinistra gestisce il potere in modo arrogante: si parla dei privilegi dei deputati e si girano dall’altra parte; si parla di costo della politica e ci accusano di qualunquismo; decidono la Tav di Val di Susa o la base di Vicenza non solo contro i cittadini locali, ma anche contro loro stessi perché i singoli ministri votano «sì» e subito corrono in piazza a gridare «no»... ridicoli e non credibili. Noi siamo allibiti per l’incapacità di questa maggioranza di trovare una convergenza su alcuni punti essenziali del programma elettorale senza doversi smentire l’uno contro l’altro un giorno sì e l’altro ancora. Guardiamo impotenti allo spettacolo inverecondo: stanno facendo l’impossibile e anche miracoli per riconsegnare l’Italia di nuovo a Berlusconi, dalle cui grinfie (e a che prezzo!) siamo riusciti a sfuggire. Berlusconi dopo le [elezioni] politiche era «finito», ma la maggioranza e la goffaggine del governo lo hanno risuscitato e rinvigorito, cedendogli «già» senza colpo ferire la piazza e l’iniziativa. Alle prossime elezioni, egli vincerà a furore di popolo perché il clima che si respira in Italia oggi è lo stesso del 1922 che vide Mussolini impadronirsi dell’Italia. Un errore e una tragedia durate 20 anni di dittatura, una guerra mondiale e un’emigrazione spaventosa. Governo e maggioranza sono colpevoli perché stanno disprezzando il nostro voto e la delega che gli abbiamo dato, creando le condizioni per uno Stato dinastico che è già dietro l’angolo. Noi disprezziamo e abbandoniamo al loro destino questi politicanti ottusi e senza dignità. Li diserediamo dalla nostra coscienza di popolo e gli chiediamo conto del loro sperpero ideale, istituzionale ed economico. Non vi votiamo per amore, vi tolleriamo per necessità».
Era il mese di giugno del 2007! Il mattino, come sempre, si vede dal buon giorno! Magra consolazione potere dire oggi: «avevo ragione»! Tristezza e desolazione pervadono l’anima e la volontà di non andare a votare perché sarebbe una finta e un insulto all’intelligenza e alla dignità di me persona che non posso decidere nulla se non firmare ciò che inquisiti, condannati e delinquenti decideranno nel segreto (ma non tanto) dei loro luridi interessi.
Mi addolora che in questo attentato alla democrazia vi si possa scorgere la longa manus della gerarchia ecclesiastica cattolica perché il colpo di grazia al governo Prodi, da sempre inviso oltre Tevere, forse perché da quelle parti non si tollerano i «cristiani adulti», è avvenuta in una sincronia di fatti e interventi che dirli casuali significa bestemmiare il Nome santo di Dio. Sull’autobus a Genova ho ascoltato questa affermazione: «Quando mamma-Cei chiama, picciotto-Mastella risponde». L’interlocutore proseguiì: «Con l’indulgenza plenaria all’uomo dell’indulto». Non a caso, la credibilità della struttura ecclesiastica è crollata di 10 punti percentuali.
Ora le destre e le armate di Ruini, il grande regista dell’asse «atei-devoti e devoti-atei» possono avanzare a tenaglia e, travolta la suicida maggioranza del governo Prodi, installarsi nelle casseforti del potere e spartirsi con immorale cupidigia le spoglie di ciò resta del malaffare, del conflitto d’interessi, dell’economia, della cassa e della dignità di un popolo dissanguato.
Onore a Veltroni che con la proposta di dialogare a tutti i costi con Berlusconi gli ha gettato in soccorso il suo salvagente, risuscitandolo dalle secche in cui moriva. Ora che lo statista senza statura ritorna alla mangiatoia, può allegramente sperperare i risparmi e il risanamento economico che l’incauto Prodi ha operato.
Onore a Diliberto, a Giordano, a Pecoraro, a Di Pietro e compagnucci tisicucci che con maestria hanno saputo segare il ramo su cui erano seduti, regalando il Paese per la seconda volta a Berlusconi e intanto continuano a sorridere e a giocare a scarica barile. Avevano una missione storica: impedire per sempre la deriva del berlusconismo, hanno invece lavorato gratis per il suo ritorno. Viene il dubbio che li abbia comprati al mercato dietro casa. Noi chiediamo che non siano ripresentati tutti i capi, vice capi e portaborse della defunta maggioranza. Lo esige la Decenza. Lo pretende l’Etica.
Onore alla Cei, a Ruini, a Bertone, a Betori e a Bagnasco che ora benedicono, senza dirlo espressamente, le falangi fasciste, casiniane, finiane, storaciniane, mastelliane e berlusconiane, dimenticandosi - ahimé! - che tutti questi lanzichenecchi hanno fatto scempio della morale cattolica e della dottrina sociale alla quale pure dicono di doversi ispirare, avendo fatto solo i loro interessi e quelli del padrone, infischiandosene di quelli del Paese, delle famiglie, dei poveri, degli immigrati e di quanti non hanno nemmeno lacrime per piangere come Rachele i propri figli che muoiono di fame e di abbandono.
Onore a tutti i cristiani, figli devoti del papa che in nome dei sacri valori della famiglia e del «sano laicismo» voteranno per cattolici divorziati, concubini, conviventi, mafiosi, condannati, ladri, atei e devoti capaci di vendere Cristo, l’etica e l’onore per meno di trenta denari. Quando si tratta di battere e riscuotere cassa, ciò che conta e la forza del potere , mai la coerenza del cuore e la dignità della coscienza che sono appannaggio degli spiriti deboli.
Non ci resta che sperare in un miracolo! Madonna di Lourdes, pensaci tu, per piacere! Anche in articulo mortis!
Paolo Farinella, prete - Genova
«Italia malata di corruzione»
di Stefano Dilani (il manifesto, 06.02.2008)
«La corruzione è il male che affligge ancora la pubblica amministrazione». La Corte dei conti apre col botto l’anno giudiziario 2008. Uno scenario sinistro, dove il malcostume galoppa e lo sviluppo rimane fermo. E’ tutto nero su bianco nella relazione del procuratore generale della magistratura contabile, Furio Pasqualucci, secondo cui «profili di patologie» sono evidenti «nel settore dei lavori pubblici e delle pubbliche forniture, nonché nella materia sanitaria». In particolare, aumentano le condanne per danni materiali e per danni all’immagine della pubblica amministrazione a causa del diffuso pagamento di tangenti (per concussione o corruzione) durante la stipula di contratti.
Una lista degli illeciti lunga, lunghissima che il procuratore generale pronuncia sotto gli occhi attenti del presidente della Repubblica Napolitano e del ministro dell’economia Padoa Schioppa. E così si scopre un giro di tangenti che il più delle volte sarebbe diretta conseguenza di «artifici ed irregolarità nella dolosa alterazione di procedure contrattuali», o di «trattamenti preferenziali negli appalti d’opera». Il dato parla da solo: su un totale di 1.905 sentenze di condanna emesse in primo grado nel 2007 dalle sezioni regionali della Corte dei conti per un totale di oltre 92 milioni di euro, l’11,4% ha riguardato danni causati da corruzione, tangenti e concussione. Uno dei casi più eclatanti è stata la condanna da 2,4 milioni di euro per i danni materiali e morali all’Enipower spa.
L’illecito pagamento di prezzi superiori al dovuto, continua il procuratore, viene realizzato anche attraverso «fittizie sovrafatturazioni di lavori pubblici, false attestazioni sull’accelerazione dei lavori con con conseguente erogazione di premi non dovuti e fatturazione di opere in tutto o in parte ineseguite». A questi danni se ne aggiungono altri, causati «dal disinteresse, dall’inerzia e da comportamenti omissivi» da parte di chi, invece, è preposto alle procedure di appalto di opere o all’acquisizione di servizi e forniture che si sono tramutati in «altrettanti atti di citazione in giudizio». Il pg Pasqualucci cita, come esempio lampante, i numerosi casi di «indebita protrazione di procedure di espropriazione» per la realizzazione di opere pubbliche, «di ingiustificata inerzia nell’emanazione di atti nell’ambito del procedimento di appalto di tali opere, con conseguente danno per la nomina di commissario ad acta, di mancata realizzazione di progetti di monitoraggio in settori importanti come quello delle acque».
Il procuratore generale ha anche richiamato l’attenzione sull’alto numero di condanne (13 nel 2007) inflitte all’Italia dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per la mancata applicazione delle normative europee in materia di rifiuti. «Le ripetute violazioni di regole comunitarie da parte del nostro Paese - ha detto - è segnale che merita la più attenta considerazione e una assunzione precisa di responsabilità per i notevoli danni, patrimoniali e non, che vengono arrecati all’intera collettività». E non finisce qui. Raddoppiano anche le frodi comunitarie. Nel 2006 si è registrato un forte incremento rispetto all’anno precedente degli importi del bilancio comunitario da recuperare per le irregolarità e frodi accertate di cui il 99,13% relative ai fondi strutturali e lo 0,87% per il Feoga, il Fondo europeo agricolo.
Unica nota positiva: il miglioramento dei conti pubblici. «Particolarmente apprezzabile appare - ha detto il presidente della Corte dei conti, Tullio Lazzaro - il miglioramento dell’avanzo primario, condizione essenziale per rafforzare il processo di riduzione del debito pubblico». Troppo poco però. Intorno, infatti, continua ad esserci solo terra bruciata con «la Repubblica che vive un momento di diffuso malessere e incertezza», la disamina di Lazzaro, secondo il quale occorrerebbe «riconsiderare» alcune scelte per ridare «sistematicità all’insieme degli organismi amministrativi» a tutti i livelli.