"Ancora una volta ha perso la testa, definendo farabutti politici, stampa e televisione. Ed ha attaccato Repubblica, la sua ossessione da mesi". Intervistato da Repubblica TV il direttore di Repubblica Ezio Mauro replica così a Silvio Berlusconi che ha pesantemente attaccato il nostro quotidiano nel corso di Porta a Porta in onda ieri sera. Uno show partito dalla consegna delle case ad Onna e proseguito con una serie di attacchi (senza contraddittorio) contro il nostro quotidiano. "Non è in grado di rispondere alle nostre domande e chiede al giudice di bloccarle. E’ il primo leader politico al mondo che ha paura delle domande al punto di portarle in tribunale", dice Mauro ricordando le dieci domande a cui Berlusconi non ha mai risposto.
Il direttore replica agli attacchi del Cavaliere da Vespa
"Perdiamo copie? Il premier è disperato e calunnia"
Ezio Mauro: "Berlusconi ha perso la testa
Repubblica è la sua ossessione"
"Cercano di intimidire Fini con dossier a sfondo sessuale" *
ROMA - "Ancora una volta ha perso la testa, definendo farabutti politici, stampa e televisione. Ed ha attaccato Repubblica, la sua ossessione da mesi". Intervistato da Repubblica TV il direttore di Repubblica Ezio Mauro replica così a Silvio Berlusconi che ha pesantemente attaccato il nostro quotidiano nel corso di Porta a Porta in onda ieri sera. Uno show partito dalla consegna delle case ad Onna e proseguito con una serie di attacchi (senza contraddittorio) contro il nostro quotidiano. "Non è in grado di rispondere alle nostre domande e chiede al giudice di bloccarle. E’ il primo leader politico al mondo che ha paura delle domande al punto di portarle in tribunale", dice Mauro ricordando le dieci domande a cui Berlusconi non ha mai risposto.
Vede un tentativo in atto per "normalizzare" Rai3, il direttore di Repubblica. Sostituire il direttore della rete e magari metterci uno "spaventapasseri di sinistra" che "decapiti i personaggi scomodi come Travaglio". Una manovra che, in questi giorni, ha visto cancellare la puntata di Ballarò e stendere un velo di incertezza su trasmissioni come Report e Annozero.
Poi l’attenzione torna su Repubblica e gli attacchi del Cavaliere. "Dice che perdiamo copie? Berlusconi è disperato e calunnia. E ieri sera il suo notaio personale (Bruno Vespa, ndr) si è ben guardato da dirgli qualcosa" continua Mauro. Che ricorda la manifestazione per la libertà di stampa che si terrà sabato a Roma.
Tocca a Fini, al suo contrasto con Berlusconi e agli attacchi subito dal Giornale diretto da Feltri e di proprietà della famiglia Berlusconi. "Quello che è evidente è che stanno cercando di intimidirlo preventivamente con minacce di dossier a sfondo sessuale - continua Mauro - Si cerca di bloccare il pensiero di chi non è conforme al berlusconismo. Per questo mi chiedo si può governare l’Italia a colpi di dossier? Si possono usare servizi segreti per preparare dossier su persone non conformi? Si può sostituire alla politica la minaccia? E’ questa la questione che riguarda la democrazia e che giustifica la manifestazione di sabato".
* la Repubblica, 16 settembre 2009
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Intervista a Davide Sassoli
«In Rai situazione gravissima.
Il 19 in piazza possiamo fermare l’assalto finale»
di Andrea Carugati (l’Unità, 17.09.2009)
«Mi aspettavo che la maggioranza avrebbe cercato di fare dei rimescolamenti in Rai, ma non una blindatura di questo genere, che non ha precedenti neppure sotto i passati governi Berlusconi». David Sassoli, impegnato a Strasburgo nel voto su Barroso, guarda alla situazione in Rai: «È gravissima, la potenza mediatica del premier si sta accanendo contro tutte le voci libere».
All’europarlamento che commenti ha raccolto?
«Ci chiedono cosa sta succedendo in Italia, sono stupiti. Negli altri paesi le presenze dei politici in tv sono gestite con rigore, c’è il senso di una indipendenza delle emittenti, a partire dalla Bbc. Mentre da noi il potere del governo non trova alcun freno...».
Come valuta il comportamento del presidente Rai Garimberti, indicato dal Pd?
«Il suo è un ruolo delicato, in una situazione difficilissima. Mi sembra prematuro dare un giudizio sulla sua esperienza».
Adesso però si prepara l’assalto finale a Rai3? Il Pd cosa dovrebbe fare?
«Faremo di tutto per impedire l’occupazione dei pochi spazi di autonomia e di libertà rimasti in Rai. La manifestazione di sabato può essere molto utile per mettere Rai3 e Tg3 al riparo dagli assalti. Del resto il potere ce l’hanno loro, noi abbiamo solo l’iniziativa politica, la possibilità di mobilitare l’opinione pubblica. Con la manifestazione ma anche con il nostro congresso e con le primarie: solo con la partecipazione possiamo risvegliare un paese narcotizzato da 15 anni».
Domani (oggi, ndr) lei presenta a Roma la lista «Semplicemente democratici» a sostegno di Franceschini. Ci sono nomi di prestigio, dalla Serracchiani alla Borsellino. Qual è la vostra cifra? Il “nuovismo”?
«La discussione su nuovo e vecchio non ci interessa, l’obiettivo è scommettere su un’identità nuova e comune del Pd, che si costruisce proveniendo da storie diverse e andando oltre le forze che hanno fatto nascere il Pd. Ci saranno anche Cofferati, Stefania Pezzopane, Michele Emiliano (che precisa: «Ci sarò per David e Debora, ma rimango neutrale nel congresso nazionale»). Abbiamo scelto Franceschini per guardare avanti e non indietro, perché vuole scommettere su una nuova classe dirigente, per avere un partito forte ma anche aperto, che non rinunci alle primarie».
Nei primi congressi però è avanti Bersani...
««Il segretario verrà scelto con le primarie, i congressi servono solo per individuare i tre candidati. Che del resto ci sono già, dunque tutta questa prima fase mi pare solo un esercizio di stile: arrivare alle primarie col 40% o col 30% non fa differenza...». Che fa, critica anche lei lo statuto come fanno i bersaniani? «Critico questo meccanismo sbagliato che serve solo ad aumentare le tensioni nel partito».❖
Marco Pannella.
«I paladini della stampa sono gli stessi che hanno creato questo sistema»
Perché non vado in piazza con Rep.
di Sonia Oranges (il Riformista, 17.09.2009)
Lo storico leader radicale spiega il suo no alla manifestazione di piazza del Popolo: «Quelli che oggi urlano allo scandalo sono gli stessi che hanno creato questa situazione».
Questi o quelli, destra, sinistra o centro, poco cambia: per Marco Pannella, i paladini della libertà d’informazione che sabato hanno convocato in piazza del Popolo la voce del dissenso, sono in realtà assolutamente funzionali a un sistema antidemocratico. Che, a suo avviso, non nasce oggi, né con il premier Silvio Berlusconi. Così, i Radicali, da sempre in prima linea in qualsiasi battaglia di libertà, in piazza brilleranno per la propria assenza.
Perché? Sono felice che la gente perbene finalmente venga convocata per esprimersi su questo tema finora vero tabù con quello della giustizia. Sono 30 anni che sollecitiamo una reazione in questo senso. Il problema è che la "manifestazione di massa" è organizzata proprio da chi ha causato quel che si pretende di denunciare: ciò contro cui per quasi mezzo secolo i Radicali hanno combattuto mentre in nome dell’Antifascismo sono tornati a opprimere l’Italia, abolendo democrazia e Stato di diritto.
A che cosa si riferisce? Esattamente 35 anni fa, nel settembre del ’74, riuscimmo a ottenere, con l’appoggio dei nostri pochi iscritti e di qualche voce dissenziente, come quella di Francesco De Gregori, le dimissioni dalla Rai dell’onnipotente Bernabei, perché il servizio pubblico in realtà attentava ai diritti civili degli italiani. Da allora nulla è cambiato. Da allora la giustizia ha ritenuto di imputare di analogo attentato solamente Adriano Celentano, che disse una sciocchezza a proposito del referendum sulla caccia, e un terrorista che voleva uccidere qualcuno ma non aveva alcun progetto politico. Mentre noi continuavamo a chiedere la difesa della democrazia, in Italia morta da tempo sotto la pressione degli apparati dello Stato degni di un regime totalitario. Le condizioni in cui versano le carceri lo dimostrano bene.
Sì, ma chi sono questi "attentatori" della libertà d’informazione? Il Regime! Il Ventennio partitocratico, ora il Sessantennio. Ora la chiamano "bipolare" ma è la nuova forma del monopartitismo fascista. C’è poi il transpartito Eiar-Rai, antropologicamente ormai di mero potere anticostituzionale ed eversivo.
Eppure tre illustri giuristi hanno lanciato con successo un appello in questo senso. A loro ho scritto una lettera aperta, invitandoli a rileggere la storia che hanno vissuto, senza comprenderla. Intanto il Paese perbene è minchionato: da una parte i "buoni", gli amici, dall’altra i berlusconiani - i nemici. Peccato che siano stati proprio quei buoni a ridurre il Paese a un desolato deserto di democrazia che ha prodotto Berlusconi. Vede, a me appare del tutto chiaro i servigi che si imputavano a Bettino Craxi erano copertura di quel baratto tra Pci e Fininvest, erano un baratto strutturale tra l’area comunista, il partito della Rai, la sinistra perbene e la virtualità berlusconiana. Quelli che ora chiamano la gente in piazza contro Berlusca, col quale rubano insieme di notte e di giorno ostentano di litigare magari per la spartizione del bottino. Sono molto lieto che dopo la "diserzione" di noi Radicali, anche personalità così diverse e significative come Cesare Salvi e Raffaele Bonanni non abbiano aderito a questa parata di regime.
Insomma, ma secondo lei la libertà di stampa è in pericolo o no? Non è in pericolo, è vietata se non è di regime, partitocratica. Il sistema presceglie i propri oppositori. Per dieci anni, ad esempio, le notti "televisive" degli italiani sono state date in gestione a Rifondazione Porta a porta Comunista. In sette anni Vespa aveva invitato Emma Bonino sei volte e me cinque, di cui tre su sollecitazione del Garante. La Rai è stata sanzionata per ben 47 volte dall’autorità garante, che certo non avevamo nominato noi. E non c’è stato un solo democratico, tra quelli che sabato manifesteranno, che abbia detto una parola. Il Pdl è quello che è, ma il Partito cosiddetto democratico di Veltroni ha imposto la solitaria alleanza con Di Pietro e ha eliminato la presenza evidente di noi Radicali, che avremmo tentato quello che ci era già riuscito con la Rosa Nel Pugno, quando abbiamo fatto vincere Prodi. Il risultato è che noi siamo stati fatti fuori anche dall’Europa, mentre Tonino urla in tv senza togliere un solo voto a Berlusconi.
Però oramai siamo allo spostamento dei programmi perché tutti siano costretti a guardare il premier in tv. Il popolo italiano, dopo un sessantennio antidemocratico con tutte le caratteristiche di un regime fascista, dimostra che sui temi etici, come su quello del finanziamento ai partiti, è in sintonia con noi. Anche se non viene nemmeno più messo in condizioni di sapere se esistiamo. La gente, d’altra parte, non ha gradito affatto. Ha preferito calcio e fiction: solo tre milioni e mezzo per Berlusconi. Magra consolazione per Franceschini, lui quanti ne avrebbe avuti? Trent’anni fa inviai a Fede, che era in via del Babbuino, una livrea. Ne devo trovare un’altra, con più mostrine, da regalare a Bruno Vespa.
Ma non le sembra che ci sia un’intolleranza senza precedenti verso un pensiero un po’ diversificato? Un’intolleranza , semmai, che è invece regola assoluta con mezzo secolo ormai di precedenti. Ora è ufficiale. Fa parte del gioco trasformare delle vecchie bagasce in vergini scandalizzate. Ma non sono credibili, sembrano delle vecchie maitresse incartapecorite che pretendono di lavorare in bordelli di lusso.
Se stiamo messi così male, che cosa dobbiamo sperare? L’obiettivo dei Radicali è chiaro, preciso, dite pure folle e ridicolo. Farla finita con questo Sessantennio, prima che Berlusconi, che ha a che fare con cose ormai più grandi di lui, incapace di governarle, se ne vada e porti il Paese al macello. È il momento di preparare un Governo alternativo al regime. Un Governo di liberazione.
Sì, ma qui siamo a corto di uomini. Dissento. A ben vedere c’è solamente l’imbarazzo della scelta. Noi Radicali abbiamo un solo obiettivo: fare la Riforma "americana" e un governo alternativo, come noi già siamo per storia e capacità dimostrate.
BERLUSCONI SI CAMUFFA DA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (1994), RUBA LA PAROLA-CHIAVE DELLA "IDENTITA’ DELL’ITALIA INTERA .. E A 14 ANNI DI DISTANZA ANCORA L’ESISTENZA DEL SUO PARTITO!?!
E CONTINUA (CON I SUOI COM-PARI, PORTA A) PORTA AVANTI ANCORA IL SUO SPORCO "GIOCO" (2009): "FORZA ITALIA", Viva il "POPOLO DELLA LIBERTA’"!!!
EVIDENTEMENTE L’ ITALIA HA FATTO E VUOL FARE DEFINITIVAMENTE LA FINE DELLA ... VECCHIA "TROIA".
L’ATTACCO DEI "FARABUTTI" VERI, IL PARTITO TRASVERSALE DEL "CAVALLO DI TROIA" CONTRO L’ITALIA CONTINUA E IL PRIMO ATTORE LASCIATO SOLO A GRIDARE: "FORZA ITALIA", SI INFURIA E GRIDA: LO ’SPETTACOLO’ DEVE CONTINUARE!!!
MA TUTTI E TUTTE GRIDANO: SIAMO D’ACCORDO. Non ti preoccupare, il ’gioco’ continuerà. CAMBIAMO IL "CAVALIERE", MA IL GIOCO DEL "CAVALLO" CONTINUA E CONTINUERA’: "FORZA ITALIA"!!!
Finisce in carcere per 50 giorni
per uno scambio di identità
Un giardiniere di Empoli finisce in carcere per 50 giorni per errore. Qualcuno ha rubato la sua identità e poi ha copmpiuto una serie di reati in Germania. Un caso che ha dell’incredibile
di Luciano Menconi *
EMPOLI. Gli hanno rubato l’identità, un pezzo di vita e la serenità delle persone perbene. Luca Cesaretti fino a due mesi fa era un padre di famiglia come tanti: quarant’anni, una moglie, tre figli, un lavoro da giardiniere, piccole e grandi preoccupazioni, piccole e grandi soddisfazioni. Poi il 9 luglio scorso tutto cambia improvvisamente.
Alle 23,20 il campanello di casa suona, all’ingresso ci sono i carabinieri, entrano, gli fanno leggere un foglio, lui impallidisce, non capisce, legge e rilegge quelle righe, poi, come se quello che sta avvenendo fosse un incubo, riesce solo a salutare la moglie e si avvia verso la porta insieme ai militari in borghese.
Meno di un’ora dopo viene rinchiuso in una cella di Sollicciano: secondo il mandato di cattura internazionale che i carabinieri hanno appena eseguito sarebbe il responsabile di una serie di furti commessi in giro per l’Europa. In particolare avrebbe compiuto un colpo al castello di Pullach in Germania l’11 agosto 2002, dove avrebbe sottratto dalla cassaforte scardinata a picconate orologi e preziosi per 50mila euro, poi un secondo colpo il 27 luglio 2003, in un appartamento di Villach in Austria, poi un altro ancora, tra il 28 e 29 agosto 2006 a Monaco di Baviera, dove avrebbe svaligiato una villetta. A inchiodarlo le impronte digitali e le tracce di dna sui luoghi dei delitti.
Ma Luca Cesaretti in Germania e in Austria non c’è mai stato, nei giorni in cui venivano commessi i furti stava lavorando tra Empoli e Fucecchio come dimostrano le fatture da lui consegnate ai clienti, non è pregiudicato e perciò nessuna banca dati può essere in possesso delle sue impronte digitali e tantomeno del suo dna.
Allora perché secondo la polizia tedesca è lui il ladro che nei giornali - qui in Toscana e in Baviera - era stato subito ribattezzato come il giardiniere Arsenio Lupin? La risposta è tanto semplice quanto agghiacciante: per un clamoroso scambio di persona. Qualcuno - a tutt’oggi libero e senza nome - si è impossessato della sua identità, ne ha trascritto i dati anagrafici su documenti sapientemente contraffatti, moduli rubati in un qualche municipio o riprodotti chissà come, poi è andato in giro per l’Europa a commettere reati. Quando è stato fermato, nel 2003 in Austria, il ladro è stato schedato negli archivi della polizia di Vallach come Luca Cesaretti, residente a Empoli, professione giardiniere, al cui nome sono stati associati volto, impronte digitali e dna del malvivente.
L’ultimo colpo, quello compiuto nel 2006, fa scattare la tagliola kafkiana che lo fa finire a Sollicciano. Gli inquirenti rilevano sul luogo del furto le impronte digitali e tracce del dna del ladro, le comparano con quelle contenute negli archivi della polizia, scoprono che corrispondono all’identità dell’autore del furto commesso anni prima in Austria e schedato come Luca Cesaretti. Da qui il mandato di arresto europeo che viene girato ai carabinieri di Firenze due mesi fa. Così il vero Cesaretti si ritrova in carcere con una condanna a 10 anni e 2 mesi di reclusione comminata dalla pretura di Rosenheim per furto aggravato e continuato.
Ci sono voluti 50 giorni e la grinta dell’avvocato Antonio D’Orzi di Empoli per chiarire che in realtà si è trattato di un madornale errore giudiziario. D’Orzi ha raccolto tutta la documentazione che dimostra l’estraneità del suo assistito alle accuse: agende e fatture della sua impresa di giardinaggio relative ai giorni dei furti, amici e conoscenti (compreso un carabiniere) pronti a testimoniare che nelle date dei furti avevano avuto con lui incontri e colloqui, e soprattutto le impronte digitali e il volto che sono completamente diversi da quelli che negli archivi della polizia tedesca corrispondeno all’autore dei delitti.
Così, mentre Cesaretti dopo 18 giorni di reclusione ottiene prima gli arresti domiciliari e poi una misura cautelare ancora più blanda, la direzione centrale della polizia criminale del Viminale e poi la Corte d’appello di Firenze devono prendere atto dell’e rrore e scagionano definitivamente il giardiniere. La stessa cosa che è costretta a fare - e riconoscere con tanto di telex inviato ai carabinieri di Firenze - la polizia tedesca.
«Non so come ho fatto a sopravvivere a tutto questo - commenta adesso il quarantenne empolese - se ci sono riuscito è solo grazie alle persone che mi vogliono bene e che mi sono state vicine durante questo incubo interminabile. Quando i carabinieri hanno bussato alla mia porta ho pensato che fosse uno scherzo di cattivo gusto orchestrato chissà da chi e chissà perché. Quando mi hanno detto perché mi stavano per rinchiudere a Sollicciano mi è sembrato di svenire. In carcere sono stati giorni molto duri, non ho quasi mai dormito e ho perso otto chili. Questa esperienza mi ha tolto moltissimo: oltre a un bel po’ di lavoro mi ha preso un pezzo di anima e mi ha portato via la fiducia che avevo nella giustizia. Senza contare che ogni volta che vedo carabinieri o poliziotti ho come un sussulto di paura. Mi sono molto preoccupato per i miei figli, avevo il timore che i compagni di scuola li prendessero in giro o li guardassero con sospetto per causa mia. Sono pensieri pesanti che mi hanno accompagnato in tutte queste settimane. Ma ancora una volta, grazie all’appoggio prezioso di parenti e amici, oltre a quello di mia moglie che è stata fortissima, i miei figli hanno capito che il loro papà non aveva fatto nulla di male e che possono continuare ad essere orgogliosi di lui».
* Il Tirreno 16 settembre 2009
Il presidente della Rai: "Chi non ammette le critiche scambia il servizio pubblico con le tv di Stato dei regimi non democratici"
Garimberti contro Berlusconi
"Non offenda i giornalisti Rai"
Caso "Ballarò", La Vigilanza convoca Masi per martedì prossimo
ROMA - "In tutte le democrazie occidentali le tv pubbliche sovvenzionate dal canone criticano governi, coalizioni, partiti e singoli politici senza che nessuno gridi allo scandalo. Gli uomini pubblici e di governo, che pensano che la Rai debba astenersi dal riportare critiche alla loro parte scambiano il servizio pubblico con le televisioni di Stato che operano in regimi non democratici". Il presidente della Rai, Paolo Garimberti, replica duramente alle affermazioni fatte ieri a Porta a porta da Silvio Berlusconi. Ieri sera il Cavaliere, infatti, aveva puntato il dito contro il servizio pubblico italiano, "unico, tra le tv pubbliche, a criticare il governo del proprio paese".
"Il servizio pubblico, come dice la parola stessa - chiarisce Garimberti - è al servizio di tutti i telespettatori, quali che siano le loro opinioni. Completezza e pluralismo dell’informazione ne sono i principi fondanti - continua - e non possono non essere il metodo di lavoro delle nostre redazioni. Il diritto di critica al nostro operato è legittimo, la delegittimazione sistematica e l’insulto no".
Insulti che ieri il Cavaliere non ha lesinato. Trovando oggi l’opposizione di Garimberti. "Ho solidarizzato con Vespa per le offese che gli erano state rivolte, oggi la mia solidarietà va a Raitre, a Ballarò, a Report, ad Annozero e a tutti i lavoratori del servizio pubblico attaccati ieri".
Polemica anche la reazione del presidente della Provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane. "Con la puntata di ieri di Porta a porta abbiamo davvero toccato il fondo - dice in un’intervista a Radio Città Futura - quella di ieri è stata una giornata di gioia (la consegna delle prime case ai terremotati, ndr) guastata in parte dall’indecorosa enfasi data all’evento. Ho sentito dire che era tutto risolto, ma così non è. Ci sarebbe voluta decisamente più sobrietà".
E si svolgerà martedì prossimo l’audizione del direttore generale della Rai, Mauro Masi, davanti alla commissione di Vigilanza. Una decisione adottata oggi dall’ufficio di presidenza della commissione su proposta del capogruppo del Pd, Fabrizio Morri, dopo il caso Ballarò che, per lo stesso Morri, potrebbe aver causato "un danno all’azienda". La richiesta è stata accolta dal presidente Sergio Zavoli e alla fine anche da Lega e Pdl.
* la Repubblica, 16 settembre 2009