SALVIAMO LA COSTITUZIONE.
Rispetto reciproco e dialogo - a tutti i livelli!
Una nota di Federico La Sala
VIOLENZA e NON-VIOLENZA. La questione di queste sorelle gemelle è antica come il mondo, tutta la storia umana ne è segnata. Dall’angolo del nostro presente storico, oggi - inzio terzo millennio d. C., la situazione è (relativamente) cambiata: e siamo costretti a riporre e a riporci la questione - a partire dalle radici, e a cercare di portarle alla luce del Sole!!! Dall’INIZIO - e da Parmenide e da Eraclito, e ricollocarla all’interno del problema dei problemi, quello dell’ Essere (e Non-Essere); e, siccome non possiamo non partire dall’Essere e dalla Vita (e qui già siamo a e dopo Nietzsche), il problema della violenza o non-violenza non si pone e non è possibile porlo se non all’interno dell’Essere e della Vita! E l’Essere (fin da Parmenide) e il Logos (fin da Eraclito) resta ed è il fondamento e il criterio per non perderci nella confusione dell’essere e non-essere, della vita e morte, della libertà e necessità, e della stessa violenza e non-violenza...
Contro il relativismo e contro il fondamentalismo (nelle loro variazioni di forme e colori), questo è il problema: all’interno e a partire dal’Essere e del Logos, la guerra o la pace, dialogare o farci la guerra? E, teniamo presente e non dimentichiamo, che non solo per dialogare ma anche per farci la guerra non possiamo non riconoscere che l’Essere e il Logos è l’orizzonte in cui gli eventi si danno e accadano! Non confondiamo i livelli (e i tipi, logici e ontologici!): all’interno dell’Essere, e a partire dal riconoscimento, si gioca la (ogni) partita. Due sono le possibilità (la terza è la distruzione totale dei combattenti) o il rapporto servo-padrone o il rapporto tra due soggetti-sovrani.
Collocato entro questo ‘quadro’, il discorso sulla non-violenza assume, oggi, tutta la sua importanza e attualità, a ogni livello - dal personale al politico e dal politico al personale., e all’esterno come all’interno. Mai più la guerra(‘urlo’ di e in memoria di Giovanni Paolo II!)! Comprendere bene tale indicazione significa cambiare radicalmente prospettiva e riguardare le risposte (ormai vecchie) ai problemi di oggi, da un altro punto di vista - non più oppositivo, speculare, e dualistico, ma realistico e realistico pragmatico-chiasmatico*. I vecchi confini tra politica e religione sono saltati, come quelli tra politica e morale, credenti e non credenti, ecc., ecc..... e dobbiamo capire, finalmente e fino in fondo, cosa abbiamo fatto e cosa abbiamo deciso noi, italiani e italiane, con la Costituzione - a partire dall’art. 3 e a partire dall’art. 11.
Per dirla filosoficamente, e con Eraclito (ma anche con Giovanni, l’evangelista), noi sappiamo che in principio c’è il Logos, la Legge della Libertà e della Sovranita’di tutti i cittadini e di tutte le cittadine, non la dittatura, non la guerra, non la violenza, e nemmeno la morte, e che abbiamo deciso di camminare consapevolmente e coraggiosamente su questa strada ....
Questo ci permette di aprire gli occhi, di ricordare che siamo usciti “dall’Egitto” dei totalitarismi, e di sciogliere i nodi della nostra vita (individuale, sociale, e politica) non con la guerra e la violenza, ma con la “tecnica dell’amore costruttivo” (don Milani), la non-violenza, e con il dialogo - non solo all’interno della nostra società, ma anche all’esterno. L’Italia ripudia la guerra! Ricordiamoci di ricordarcelo... se non vogliamo ritornare “in Egitto”, sotto il dominio di ‘nuovi’ faraoni!
Per avere le idee chiare, e contro le ‘tentazioni’ della gerarchia della Chiesa Cattolico-romana, è bene sottolineare tutta l’importanza di questa recente ‘notizia’:
Religioni, pene uguali per chi le offende.
Sentenza della Cassazione: illegittimo l’articolo 403 del codice penale che sanziona più pesantemente le ingiurie al cattolicesimo (Ansa, 29.04.2005).
OGNI MATTINA, E SEMPRE, NELLE NOSTRE ISTITUZIONI, APRIAMO LE PORTE ... non solo a “Cristo”, ma A TUTTI I CITTADINI E A TUTTE LE CITTADINE, e a ogni Altro e a ogni Altra: CREDENTE O NON-CREDENTE, IL MIO “DIO” NON E’ MENO RISPETTABILE DEL TUO! NO AL FONDAMENTALISMO, NO AL SETTARISMO, E NO AL RELATIVISMO! All’INIZIO della nostra VITA, c’è il LOGOS ... LA LEGGE DELLA LIBERTA’, DELLA PACE, E DELLA SOVRANITA’-DEMOCRATICA DI TUTTI E DI TUTTE (don Milani), NON LA DITTATURA, LA GUERRA, E LA MORTE.
PER IL RISPETTO E IL DIALOGO TRA LE PERSONE, LE RELIGIONI, E LE CULTURE, PER LA PACE: SALVIAMO LA COSTITUZIONE.
Federico La Sala
* Su questi temi, mi sia lecito, rinviare al seguente lavoro: Federico La Sala, La mente accogliente. Tracce per una svolta antropologica, Roma, Antonio Pellicani editore, 1991 (in particolare, alla “III Parte - Verso la mente accogliente”, e al “cap. II. Il punto di svolta. L’indicazione di Fachinelli e la sua importanza”, pp. 127-200).
(www.ildialogo.org/filosofia)
Oggi all’Accademia della Crusca un convegno sulla lingua con cui fu scritta la Carta
Quelle diecimila parole che fanno la costituzione
Nel testo l’aggettivo "eguale" appare quattro volte; "sacro", invece, una. Manca il termine "laicità", mentre "solidarietà" compare in un passaggio
di Enzo Golino (la Repubblica, 11.11.2011)
Carlo Azeglio Ciampi l’ha definita "la Bibbia laica"; Giorgio Napolitano, il giorno del giuramento, affermò che «l’unità costituzionale» si è fatta «sostrato dell’unità nazionale». Gli anni passano e sempre più, in Parlamento e fuori, si accentua il dibattito - pur necessario, ma afflitto da striscianti velleità lottizzatorie - sulla necessità di aggiornare la nostra Carta cambiando con saggezza specifiche norme. Arriva dunque opportuno il convegno multidisciplinare sui concetti e le parole del lessico costituzionale italiano dal 1848 al 1948 organizzato oggi a Firenze dall’Accademia della Crusca e aperto dalla presidente Nicoletta Maraschio. Partecipano costituzionalisti, storici, linguisti.
L’ultima relazione della giornata è di Erasmo Leso, storico della lingua italiana all’Università di Verona, studioso del linguaggio giacobino e del linguaggio fascista. Si occupa del rapporto fra lingua della Costituzione e lingua di tutti iniziando dalle analisi pionieristiche di Tullio De Mauro (autore della più volte accresciuta e ristampata Storia linguistica dell’Italia unita, Laterza) approdate poi nel saggio introduttivo al testo della Costituzione edito nel 2006 da Utet-Fondazione Bellonci. Infatti, a sessant’anni dal voto del 2 giugno 1946 e dalla nascita del Premio Strega, la Fondazione decise di assegnare alla Carta un Premio Strega speciale: autore collettivo i 556 parlamentari eletti dal popolo.
Professor Leso, dal 1° gennaio 1948, e per tutto l’anno - dopo l’approvazione il 22 dicembre 1947 a larghissima maggioranza - il testo doveva essere depositato in ogni Comune per consentire ai cittadini di prenderne visione e cognizione. -Ma quanta gente, allora, avrà potuto leggerlo e capirlo?
«De Mauro ricorda che nel 1951 solo il 40 per cento della popolazione aveva la licenza elementare o titoli superiori. Ma per la sua estrema leggibilità, sia pure con l’aiuto di lettori più esperti, oggi - precisa De Mauro, indicandone la consistenza numerica - il testo è di lettura facile per tutta la popolazione in possesso di licenza elementare, quasi il 90 percento. Si tratta di 9369 parole: i lemmi singoli sono 1357, i periodi 420, e ogni periodo ha in media 19,6 parole».
Un ventenne, studente universitario, le chiede due parole chiave di ieri e due di oggi della nostra Carta: lei quali indicherebbe?
«"Libertà", e se ne capisce l’intenzione visto che l’Italia usciva dal ventennio fascista; e "lavoro", una scelta al cospetto di un Paese distrutto che doveva essere ricostruito. Oggi invece, "solidarietà" e ancora "lavoro"».
Tendenza alla semplificazione, sobrietà espressiva, quasi nulla di enfasi aulica sono caratteristiche ormai accertate del nostro lessico costituzionale. Vuole suggerirmi qualche esempio?
«Articolo 52, prima riga: "la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino". L’aggettivo "sacro", certamente impegnativo a causa del complesso significato e nell’uso alto del termine appare soltanto qui, e non altrove. Anzi, un frammento in cui si parlava di "sacri principi di autonomia e dignità della persona umana" è stato lasciato cadere».
Insomma, la regola è stata l’antiretorica, quasi un understatement rispetto alla rutilante oratoria fascista.
«Sì, altra norma adottata dai costituenti è quella di far passare un messaggio senza nominarlo esplicitamente, senza riassumerlo in parole d’ordine, in slogan. "Eguaglianza", che pure è una parola fondamentale nello spirito dell’intera Costituzione appare solo tre volte; "eguale" appena quattro volte, e "uguale" mai».
E le parole più frequenti?
«In prima linea "legge", 138 volte, più 41 al plurale; e - ovviamente - "Repubblica" con 95 occorrenze. A distanza si collocano "diritto", 55 volte plurale compreso, "Costituzione" 36, "cittadino" 29 plurale compreso, "lavoro" 18, "libertà" 13 e via scrutinando...».
Con il senno di poi, avrebbe diminuito o aumentato la frequenza non solo di queste, oppure ne avrebbe introdotto qualche altra mai citata?
«Avrei inserito la parola "laicità", assente, e aumentato "solidarietà", presente una sola volta».