COSTITUZIONE, CITTADINANZA, E APPRENDISTI STREGONI ....

“Non hai lavoro? È l’Italia, bellezza”! Costituzione e bellezza non fanno rima. Una nota di Tomaso Montanari - a c. di Federico La Sala

Retorica della bellezza. "E poi: chi non vede quanto sarebbe devastante sostituire al pane del lavoro la brioche della bellezza?".
venerdì 27 giugno 2014.
 


Carta e bellezza non fanno rima

di Tomaso Montanari (Il Fatto Quotidiano, 25 giugno 2014)

"L’Italia è una Repubblica democratica fondata sulla bellezza”. Dopodomani un certo numero di persone con un’agenda sorprendentemente libera si incontrerà a Roma per discutere (sembra seriamente) sull’opportunità di cambiare in questo modo l’articolo 1 della nostra Costituzione.

Da settimane un incalzante mailbombing annuncia l’evento, promosso dalla deputata Sel, Serena Pellegrino, e condiviso da molte associazioni, anche serie e rispettabili. Tutti, a partire dalla promotrice, sembrano in ottima fede. E si presume che in buona fede sia anche il giornalista di Report Emilio Casalini, che è il vero autore dell’idea, contenuta in un suo ebook (Fondata sulla bellezza. Come far rinascere l’Italia a partire dalla sua vera ricchezza) appena uscito da Sperling&Kupfer.

Gli stralci di questo testo, tuttavia, confermano come dietro l’apparente ingenuità della proposta ci sia la solita retorica del petrolio d’Italia: una retorica che ha in mente una bellezza da sfruttare, se non da prostituire. E non stupisce che sia stato Oscar Farinetti a lanciare l’idea, nel marzo scorso. Ma quali che siano i sottintesi, l’idea merita di essere (velocissimamente) archiviata.

Intanto i principi fondamentali della Costituzione sono un sistema perfettamente equilibrato, che non c’è alcun motivo di alterare. E poi questa retorica stucchevole ed estetizzante della “bellezza” (che “salverà il mondo”, secondo una frase di Dostoevskij decontestualizzata e ripetuta a vanvera) è superficiale, melensa, deresponsabilizzante, sviante. La Repubblica non tutela il patrimonio perché sia “bello”, ma perché ci fa eguali, liberi, umani. Il valore in gioco non è la bellezza, ma la cittadinanza.

E poi: chi non vede quanto sarebbe devastante sostituire al pane del lavoro la brioche della bellezza? Non ci potrebbe essere un messaggio più autolesionista e privo di mordente e di futuro. Dopo un simile cambiamento non ci resterebbe che dire ai nostri ragazzi: “Non hai lavoro? È l’Italia, bellezza”.


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