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COME SE AUSCHWITZ NON FOSSE MAI AVVENUTO, PER LA CHIESA DI PAPA RATZINGER. Si continuano a "concedere a Hitler delle vittorie postume" (Emil L. Fackenheim: "Tiqqun. Riparare il mondo")!!!

PAPA RATZINGER, ANNO SACERDOTALE E PEDOFILIA. I PASTORI SI MANGIANO LE PECORE? E’ "UN FENOMENO RIDOTTO"!!! Il ’rassicurante’ bilancio di Monsignor Charles J. Scicluna, il «promotore di giustizia» del Vaticano. Un’intervista di Gianni Cardinale - a cura di Federico La Sala

"I casi di preti accusati di pedofilia vera e propria sono quindi circa trecento in nove anni. Si tratta sempre di troppi casi - per carità! - ma bisogna riconoscere che il fenomeno non è così esteso come si vorrebbe far credere".
martedì 16 marzo 2010 di Federico La Sala
[...] Può essere che in passato, forse anche per un malinteso senso di difesa del buon nome dell’istituzione, alcuni vescovi, nella prassi, siano stati troppo indulgenti verso questi tristissimi fenomeni. Nella prassi dico, perché sul piano dei principi la condanna per questa tipologia di delitti è stata sempre ferma e inequivocabile. Per rimanere al secolo scorso basta ricordare l’ormai celebre istruzione Crimen Sollicitationis del 1922... [...]
SULLA PEDOFILIA, L’ALLARME DELLA RIVISTA (...)

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> PAPA RATZINGER, ANNO SACERDOTALE E PEDOFILIA. I PASTORI SI MANGIANO LE PECORE? E’ "UN FENOMENO RIDOTTO"!!! --- IL TEMPO DELLE VITTIME (di Luc Chatel - “Témoignage chrétien”).

giovedì 18 marzo 2010


-  Il tempo delle vittime

-  di Luc Chatel

-  in “Témoignage chrétien” n° 3388 del 18 marzo (traduzione: www.finesettimana.org)

Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna (Austria), è uno dei rarissimi membri dell’alto clero ad aver trovato le parole giuste di fronte alle rivelazioni di crimini pedofili che riguardano la Chiesa cattolica. Tra coloro che presentano la Chiesa come una macchina produttrice di mostri e coloro che, in Vaticano in particolare, praticano la confutazione, il cardinale Schönborn ha posto il problema essenziale, quello delle vittime. Citiamo un brano dal testo da lui pubblicato all’inizio di marzo: «“La verità farà di noi degli uomini liberi” (Giovanni 8,32). Ma che cos’è la verità senza la misericordia? Si pone allora immediatamente la domanda: la misericordia verso chi? Verso le vittime, in primo luogo! Queste ultime sono state spesso ignorate, e lo sono ancora, essendo perfino eventualmente sospettate, in un certo modo, di essere almeno in parte colpevoli del torto subìto. Allora, bisogna poter dire no!»

Se vi è un rimprovero incontestabile da fare alla Chiesa cattolica, è proprio di non aver preso in sufficiente considerazione la voce e la sorte delle vittime. O negando gli echi di crimini che le erano pervenuti, o soffocando gli scandali con cui si era trovata a confrontarsi. Quante vittime hanno dichiarato di essere state soccorse da un religioso? Un’esigua minoranza rispetto a delle migliaia. Di questa assenza, di questo silenzio, di questa colpa, la Chiesa dovrebbe chiedere perdono. Riconoscere di sentirsi, come scrive il cardinale Schönborn, “sporca e piena di vergogna”.

René Girard, filosofo e antropologo, aveva dimostrato, nel suo libro Je vois Satan tomber comme l’éclair, che una delle più potenti verità evangeliche, quella che ha contrassegnato la rottura tra il tempo dei miti e quello del cristianesimo, riguardava l’attenzione prestata alle vittime. Dal tempo delle vittime sacrificate per necessità, quando la violenza regolava la violenza, si è passati a quello della protezione della vittima innocente, alla lotta alla violenza da parte della pace. Un tempo nuovo, riassunto, secondo René Girard, nelle parole che designano Gesù: agnello di Dio.

Quando la Chiesa dubita di fronte a violenze criminali, quando dimentica le vittime e rifiuta di riconoscere che ha protetto dei torturatori, allora rinnega una delle sue verità fondamentali.


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