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COME SE AUSCHWITZ NON FOSSE MAI AVVENUTO, PER LA CHIESA DI PAPA RATZINGER. Si continuano a "concedere a Hitler delle vittorie postume" (Emil L. Fackenheim: "Tiqqun. Riparare il mondo")!!!

PAPA RATZINGER, ANNO SACERDOTALE E PEDOFILIA. I PASTORI SI MANGIANO LE PECORE? E’ "UN FENOMENO RIDOTTO"!!! Il ’rassicurante’ bilancio di Monsignor Charles J. Scicluna, il «promotore di giustizia» del Vaticano. Un’intervista di Gianni Cardinale - a cura di Federico La Sala

"I casi di preti accusati di pedofilia vera e propria sono quindi circa trecento in nove anni. Si tratta sempre di troppi casi - per carità! - ma bisogna riconoscere che il fenomeno non è così esteso come si vorrebbe far credere".
martedì 16 marzo 2010 di Federico La Sala
[...] Può essere che in passato, forse anche per un malinteso senso di difesa del buon nome dell’istituzione, alcuni vescovi, nella prassi, siano stati troppo indulgenti verso questi tristissimi fenomeni. Nella prassi dico, perché sul piano dei principi la condanna per questa tipologia di delitti è stata sempre ferma e inequivocabile. Per rimanere al secolo scorso basta ricordare l’ormai celebre istruzione Crimen Sollicitationis del 1922... [...]
SULLA PEDOFILIA, L’ALLARME DELLA RIVISTA (...)

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> PAPA RATZINGER, ANNO SACERDOTALE E PEDOFILIA. I PASTORI SI MANGIANO LE PECORE? E’ "UN FENOMENO RIDOTTO"!!! ---- CANADA: UNGENOCIDIO NASCOSTO. Intervista a Kevin Annett.

venerdì 9 aprile 2010

"Residential schools" in Canada: un genocidio nascosto alla Storia

Intervista a Kevin Annett

di FLORE MURARD-YOVANOVITCH

-  Dal sito www.radicali.it

-  venerdì 09 aprile 2010

Per oltre un secolo, dalla fine dell’Ottocento alla fine del Novecento, centinaia di migliaia di bambini indigeni canadesi hanno subito terribili abusi nelle "scuole residenziali" gestite dalla chiesa cattolica e dalle varie chiese protestanti. Violenze fisiche, sessuali, elettroshock, sperimentazioni di psicofarmaci, test sulle armi biologiche, sterilizzazioni e, in molti casi, omicidi. Costretti a dimenticare la propria lingua, la famiglia, le tradizioni, la propria religione e a cristianizzarsi. Stime realistiche parlano di 50.000 bambini scomparsi.

Kevin Annett è un ex ministro della Chiesa Unita del Canada, da cui fu espulso nel 1995 per aver diffuso notizie sugli abusi e gli omicidi commessi all’interno delle "Residential Schools". Nonché sul ruolo della Chiesa Unita del Canada sul furto della terra dei nativi e sul suo ruolo nella morte dei bambini indigeni. Ha scritto il libro "Hidden from History: the Canadian Holocaust" su cui è basato, insieme a dirette testimonianze, il documentario "Unrepentant".

Per quasi vent’anni ha guidato un movimento popolare in Canada per documentare e rendere noti i crimini contro l’umanità commessi nelle scuole residenziali, sia dalla Chiesa cattolica sia da quelle protestanti. Vive e lavora con gli aborigeni e i poveri nelle periferie di Vancouver. Nel 2005 è stato adottato dalla nazione Ojibway-Anishinabe e gli è stato dato il nome di Eagle Strong Voice per il suo lavoro nell’interesse degli indigeni. Ieri e oggi Kevin Annett, insieme ai sopravissuti delle "scuole residenziali", era a Roma per un doppio appuntamento alla Camera dei Deputati, dove l’abbiamo intervistato.

Lei si è battuto anni in Canada per la verità sul genocido dei nativi americani. Perché oggi è in Italia?

Simbolicamente è il posto dove tutto è cominciato, con il decreto del Vaticano che autorizzava la conquista dei popoli non cristiani. La Chiesa cattolica ha anche costruito il "modello" delle scuole residenziali cattoliche in Canada. Siamo soprattutto qui per cercare il sostegno dell’UE ad un’indagine internazionale, per poter compiere vere e proprie investigazioni scientifiche, trovare le prove di come siano stati ammazzati questi bambini e poter dare loro una giusta sepoltura.

In Canada, ogni tentativo è stata fermato dalla chiesa, dalla polizia e dalla giustizia... persino le investigazioni forensi sono vietate. Le terre dove sono seppelliti i corpi appartengono al governo, sotto diretta tutela della Corona, e ogni persona che voglia indagare è suscettibile di essere incarcerata. La gente è stata minacciata e ha troppa paura. Abbiamo bisogno di un aiuto che venga da fuori del Canada: lo aspettiamo da anni e lo chiediamo oggi. Siamo convinti che l’Italia sia il posto giusto per cercare aiuto.

Il Paese dove lo scandalo pedofilia non è stato ancora del tutto chiarito e le responsabilità non ammesse?

Informare sul genocidio religioso canadese aiuterà certamente a svelare anche la questione della pedofilia, perché le due tragedie sono connesse; sono sempre gli stessi abusi ai danni dei bambini. Deve essere abolito questo sistema che permette, con la giustificazione della religione, che siano commessi tali crimini e rimanere impuniti. Intanto, siamo stati accolti molto calorosamente dal Partito radicale e da altri gruppi della società civile che ci hanno aperto un vero e proprio forum. Varie municipalità italiane hanno inoltre indicato un sostegno a questa indagine internazionale.

Come spiega che la violenza sui bambini sia vastamente diffusa nella Chiesa cattolica?

Il fattore religioso in questi abusi è fondamentale, ed è una lunga storia. Che comincia con la Bibbia, dove si possono trovare varie giustificazioni (il controllo degli innocenti) e che pervade la cultura europea. Ancora di recente il Papa ha ribadito che "non c’è salvazione fuori della chiesa" e che quelli fuori dalla chiesa sono "persi", "dannati". Questo senso di "superiorità dettata dalla religione" ha permesso di massacrare nel mondo millioni di persone. In seconda analisi, è un’eredità del colonialismo predatore, che pensava che persone "diverse" non avessero il diritto di vivere nelle proprie terre. L’impero ha usato e ancora oggi usa la religione per rubare e strappare gli indigeni dalle loro risorse, terre, e dalla propria identità religiosa e culturale. Quello che facciamo oggi in Iraq e in Afghanistan non è tanto diverso, perché non abbiamo mai affrontato questa questione.

Il governo canadese non ha mai riconosciuto i crimini commessi sui nativi americani?

Nel 1998 a seguito della diffusione del film "Unrepentant" e delle numerose pressioni sul governo, il Primo Ministro Steven Harper ha chiesto scusa in Parlamento per le scuole residenziali, ma ha contemporaneamente dichiarato che nessuna denuncia sarà sporta per i crimini perpetrati nelle scuole, né la Chiesa verrà mai indagata. Queste scuse troppo leggere non bastano. Inoltre, così, i bianchi s’illudono di aver trattato la questione. E non è vero.

Avete persino provato a fare riconoscere il "genocidio" alle Nazione Unite?

Sì, nel 1998 abbiamo organizzato a Vancouver il primo Tribunale indipendente sulle "residential schools" canadesi con l’IHRAAM (International Human rights Association of American Minorities) e raccolte decine di testimonianze. Ma il rapporto mandato alle Nazione Unite è stato ignorato dopo che il Canada è intervenuto per fermare ogni indagine. Allorché abusi, deportazione e sterilizzazione forzate sono, secondo la definizione della Convenzione delle Nazione Unite per i diritti umani, un vero e proprio "genocidio". Altri gruppi indigeni in Guatemala e in altri paesi collaborano per una mozione alle UN che speriamo verrà sostenuta dai Paesi europei e da tutto il mondo per riconoscere finalmente questo genocidio.

Come mai questo silenzio avvolge ancora oggi questa storia in Canada?

La società intera era ed è tutt’oggi coinvolta: il razzismo è talmente socialmente accettato che non si vede. Oggi ancora i Nativi non sono veramente visti come "esseri umani", in parte perché sono morti in massa (90%), in parte a causa della mentalità diffusa e ben radicata che questi popoli fossero "insignificanti". All’origine della fondazione del Canada e della conquista, ricordiamo che c’era il falso mito della terra vergine, vuota. Questa mentalità ha ancora un forte impatto su come la pensiamo (l’Indian Act è tuttora in vigore). Questo silenzio è anche dovuto al senso di colpa che i bianchi hanno messo da parte e mai affrontato.

Com’è la situazione dei Nativi americani oggi in Canada?

E’ drammatica. Il loro tasso di mortalità è 20 volte quello della media nazionale, per via dei numerosissimi suicidi e problemi legati alla droga, soprattutto nei giovani. Questo ha le sue radici nel trauma originario della distruzione delle famiglie, delle terre, della loro lingua, e soprattutto nei traumi psicologici connessi agli abusi e agli omicidi perpetrati nelle scuole residenziali. E’ difficile sopravvivere a un genocidio programmato dalla intera società in cui vivi e dove è ancora in corso un programma che mira alla tua "estinzione culturale". Pochi osano ancora parlarne, perché sono perseguitati e minacciati quando parlano pubblicamente. Ma quelli che vivono per strada, in condizioni terribili, hanno voglia di fare conoscere la loro storia e proprio con loro conduco personalmente un programma radiofonico settimanale. Non basta dire "scusa", bisogna cambiare questa terribile eredità e mettere fine ad uno sterminio che continua ancora oggi.

-  www.radicali.it

* Il Dialogo, Venerdì 09 Aprile,2010 Ore: 17:23


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