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L’AMORE ("DEUS CHARITAS EST": 1 GV. 4.8) E LA GIUSTIZIA. CHIESA E STATO: PER UNA PEDAGOGIA COERENTEMENTE EVANGELICA E COERENTEMENTE COSTITUZIONALE ....

L’OBBLIGATORIETA’ DEL CELIBATO DEI PRETI E IL DONO DELLO SPIRITO SANTO. Sul tema della "pedofilia e presbiterato", un intervento di p. Nadir Giuseppe Perin - a cura di Federico La Sala

Qual è, allora il motivo per cui chi ha l’autorità e la responsabilità del ministero per la comunità ecclesiale, dovrebbe togliere l’obbligatorietà del celibato e ridare ai preti la possibilità di sposarsi?
lunedì 26 aprile 2010 di Federico La Sala
[...] Il Papa Benedetto XVI, nella lettera ai fedeli irlandesi ha rovesciato, invece, questa mentalità: “non è scegliendo Dio che io posso essere sicuro di scegliere anche il bene”, ma è “scegliendo il bene che posso essere sicuro che lì, dove c’è il bene, c’è anche Dio”. Infatti, dice ai preti pedofili: “Dovete rispondere davanti a Dio onnipotente, come pure davanti ai tribunali debitamente costituiti”. Non è vero, allora, che se c’è da scegliere tra (...)

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giovedì 29 aprile 2010

Perché la Chiesa non vuole abolire la legge del celibato

di Leonardo Boff - teologo, filosofo e scrittore *

Traduzione di Stefania Salomone

20.04.10 - MUNDO Adital - L’emergere dei casi dei preti pedofili in quasi tutti i paesi cattolici è ancora in corso, rivelando la portata di questi crimini che tanto danno hanno causato alle loro vittime.

E’ troppo poco affermare che la pedofilia è la vergogna della chiesa, o chiedere scusa e pregare. E’ peggio. Rappresenta un debito inestinguibile a quei minori che furono abusati sotto il mantello della credibilità e della confidenza che la funzione presbiterale incarna. La tesi principale di papa Ratzinger, che mi sono scocciato di ascoltare nelle sue conferenze e lezioni, si smentisce da sé. Per lui, l’importante non è cha la chiesa sia grande. Basta che sia un “piccolo gregge”, costituito di persone altamente spirituali.

E’ un piccolo “mondo riconciliato” che rappresenta gli altri e l’intera umanità. Accade che in questo piccolo branco ci siano peccatori criminali e che sia tutt’altro che un “mondo riconciliato”. Bisogna accettare umilmente quello che dice la tradizione: la Chiesa è santa e peccatrice, una “prostituta casta”, come dicevano alcuni antichi Padri.

Non è sufficiente che sia Chiesa; ma deve perseguire, come tutti, il cammino del bene, e integrare le pulsioni della sessualità, che già hanno mille milioni di anni di memoria biologica, per diventare espressione di tenerezza e di amore e non di ossessione e di violenza sui minori.

Lo scandalo della pedofilia diventa un segno dei tempi. Dal Vaticano II abbiamo appreso che bisogna scoprire nei segni dei tempi il messaggio che Dio ci vuole trasmettere. Mi sembra che il messaggio vada in questa direzione: è il momento che la chiesa cattolico-romana faccia quello che le altre chiese hanno già fatto: abolire il celibato imposto per legge ecclesiastica, e renderlo facoltativo affinché coloro che vogliono abbracciarlo possano viverlo con gioia e freschezza di spirito. Ma questa lezione non viene considerata dalle autorità romane. Al contrario, nonostante gli scandali, riaffermano il celibato con maggior forza. Sappiamo che l’educazione per l’integrazione della sessualità nel processo di formazione dei preti è insufficiente. Li si tiene lontani dal normale contatto con le donne, cosa che provoca una sorta di atrofia nella formazione identitaria.

Le scienze della psiche hanno chiarito che gli uomini maturano solo sotto lo sguardo delle donne, e le donne sotto lo sguardo degli uomini. Uomini e donne sono reciproci e complementari. Il sesso genetico delle cellule ha dimostrato che la differenza tra un uomo e una donna, in termini di cromosomi, è ridotto a un solo cromosoma. La donna ha due cromosomi XX e il nome di un cromosoma X e un Y. Ne consegue che il sesso-base è il sesso femminile (XX), essendo il sesso maschile (XY) una differenziazione dello stesso. No vi è quindi un sesso assoluto, ma solo uno dominante. In ogni essere umano, uomo e donna, esiste un “secondo sesso”. Nell’integrazione di “animus” e “anima”, vale a dire delle due dimensioni del femminile e maschile presenti in ogni essere umano, si manifesta la maturità sessuale.

Questa integrazione è ostacolata dalla assenza di una delle due parti, la donna, che viene sostituita dalla immaginazione e dai fantasmi, che, se non soggetti alla disciplina, possono degenerare in distorsioni. Ciò che veniva insegnato nei seminari non era privo di una qualche saggezza: chi controlla l’immaginazione, controlla la sessualità. E in parte è vero. Ma la sessualità è una forza vulcanica. Paul Ricoeur, che ha dato vita a profonde riflessioni filosofiche sulla teoria psicanalitica di Freud, afferma che la sessualità è al di là di ogni controllo della ragione, delle norme morali o delle leggi. Vive nella legge del giorno, dove valgono regole e comportamenti stabiliti, e in quella della notte, nella quale dominano le pulsioni, la forza vitale della spontaneità.

Solo un progetto di vita etico e umanistico (quello che vogliamo avere) può dare senso alla sessualità, trasformandolo in forza per l’umanizzazione e la costruzione di relazioni feconde. Questo processo non esclude il celibato. E’ una delle opzioni possibili, che io difendo. Ma il celibato non può derivare da una carenza d’amore; al contrario, deve risultare da una sovrabbondanza di amore a Dio che trabocca verso coloro che ci circondano.

Perché la chiesa cattolica romana non fa un passo verso l’abolizione della legge del celibato? Perché è in contrasto con la sua struttura. E’ una istituzione totalitaria, autoritaria, patriarcale, fortemente gerarchica, uno degli ultimi bastioni del conservatorismo mondiale. Sovrasta una persona dalla sua nascita alla sua morte. Secondo un minimo di consapevolezza pubblica, il potere conferito al papa è pura tirannia. Il canone 331 è chiaro: si tratta di un potere “ordinario, supremo, pieno, immediato ed universale”. Se togliamo la parola “papa” e la sostituiamo con “Dio”, funziona lo stesso.

Per questo si usava dire: “Il papa è il dio minore sulla terra”, come hanno affermato anche molti canonisti. Una chiesa che mette il potere al suo centro, chiude porte e finestre all’amore, alla tenerezza e alla compassione. La persona celibe è funzionale a questo tipo di chiesa, poiché questa nega al celibe quello che esiste di più profondamente umano, amore, tenerezza, incontro affettivo con le persone, maggiormente favorito se i preti fossero sposati.

Essi diventano completamente disponibili per l’istituzione, che può mandarli a Parigi o in Corea del Sud. Il celibato implica cooptare il prete interamente non al servizio dell’umanità, ma a questo tipo di chiesa. Dovrà amare solo la chiesa. Quando scopre che questa non è solo “la santa madre chiesa” ma che può essere una matrigna che usa i suoi ministri per la logica del potere, si disaffeziona, lascia il ministero col suo celibato obbligatorio e si sposa.

Finché perdura questa logica di potere assolutista e centralizzatore, non aspettiamoci che la legge del celibato venga abolita, per quanti scandali possano esserci. Il celibato è troppo comodo e utile per l’istituzione ecclesiastica. Ma dov’è allora il sogno di Gesù di una comunità fraterna e egualitaria? Beh, questo è un altro problema, forse il principale. Con questo presupposto si porrebbe diversamente la questione del celibato e dello stile di chiesa che sarebbe più adeguato al messaggio liberatore di Gesù.

* Il Dialogo, 29.04.2010 (ripresa parziale - senza testo originale).


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