Ribellarsi è giusto
di Moni Ovadia *
Il presidente Mao Tse Dong, il grande timoniere, è figura su cui gravano pesanti ombre, sia per il suo ruolo di leader politico sia per la sua vita personale di coureur des jupes e di impenitente ganimede. Riconosciute le colpe e le debolezze non si può tuttavia negare che l’autore del libretto rosso eccitò le vocazioni rivoluzionarie di folle di giovani dell’intero pianeta con intuizioni folgoranti e ammaestramenti degni della più grande sapienzialità orientale. Alcune frasi del celebre volumetto colpiscono ancora oggi per lo splendore assiomatico della loro verità e hanno una validità etica che si proietta al di là del contesto in cui furono enunciate. Una in particolare dovrebbe essere scolpita nel cuore e nella mente e nell’anima di ogni uomo per bene: «Ribellarsi è giusto!».
La ribellione a leggi ingiuste dovrebbe essere diritto-dovere riconosciuto dalla nostra Costituzione. Se non ricordo male è diritto sancito nella Costituzione della Repubblica Federale Tedesca. Quella nazione sa bene quale sia il nefasto prezzo che si paga all’ubbidienza acritica alle leggi. Da troppo tempo lo spirito di ribellione alle ingiustizie e all’arroganza del potere è bollato con il marchio d’infamia della sovversione o addirittura del terrorismo. Lo sappiamo bene noi che ci ritrovammo a difendere la democrazia al Palalido di Milano, a piazza Navona a Roma, a piazza San Giovanni con il Popolo Viola e in decine di altre circostanze. Di fronte alla legge liberticida che vuole cancellare la fondamentale libertà di stampa chiediamo una riforma costituzionale che sancisca il diritto alla ribellione civile. La democrazia non è fatta di giri di valzer con i compromessi e la routine della real politik, la sua nervatura è fatta di passione, di impegno, di lotta permanente contro gli arbitri del potere. Non dimentichiamolo!
* l’Unità, 29 maggio 2010