MANIFESTAZIONI A ROMA E IN 21 CITTA’
Intercettazioni, giornalisti in piazza
Napolitano: "Chiari i punti critici"
Protesta contro il ddl Alfano.
Il Capo dello Stato bacchetta
il governo: "Io non ascoltato"
Bossi: "Troveremo un’intesa"
ROMA Resta alta tensione sulle intercettazioni nel giorno della protesta dei giornalisti contro il ddl che limita gli ascolti e riduce fortemente la possibilità di renderli pubblici. Manifestazioni sono previste in piazza Navona a Roma e in altre 21 città.
Un nuovo duro affondo arriva dal presidente Napolitano. «I punti critici della legge sulle intercettazioni nel testo approvata dal Senato risultano chiaramente», ha detto il Capo dello Stato rispondendo ai giornalisti. Napolitano ha aggiunto che il Quirinale non ha il compito di formulare modifiche e che si riserva una valutazione finale nell’ambito delle prerogative proprie del Capo dello Stato. «A noi non spetta indicare soluzioni da adottare. Valuteremo obiettivamente se verranno apportate modifiche adeguate alla problematicità di quei punti che sono stati indicati già in evidenza», ha spiegato il presidente della Repubblica.
Napolitano ha ammesso che la sua esortazione alle forze politiche a concentrarsi nell’esame e nell’elaborazione della manovra economica «non sono state ascoltate» «nel momento in cui sono state prese determinate decisioni a maggioranza nella Commissione dei capigruppo».
A Roma intanto scendono in piazza i giornalisti chiamati a raccolta dalla Fnsi e tutti coloro che intendono protestare contro la «legge-bavaglio». Intervengono tra gli altri i giornalisti Tiziana Ferrario, Lirio Abbate, Fiorenza Sarzanini, Andrea Purgatori. L’evento viene trasmesso in diretta su Sky, RaiNews24, radio locali, YoudemTv e sul nostro sito www.LaStampa.it. «In difesa della giustizia, dell’informazione e della libertà di espressione su internet», si svolge alle 18,30 una manifestazione a Milano. L’iniziativa è in programma in piazza Cordusio. Sul palco si alternano giornalisti, intellettuali, giuristi, rappresentanti di associazioni e movimenti della società civile attiva. Tra i relatori già confermati ci Peter Gomez, Vincenzo Consolo.
Sul ddl intanto è piena bufera politica. Il provvedimento è stato inserito all’odg dei lavori dell’Aula di Montecitorio il prossimo 29 luglio. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha accolto la richiesta (non facendolo «sarei venuto meno al ruolo istituzionale»), ma ha definito «irragionevole» l’accelerazione aprendo un nuovo braccio di ferro con il premier Silvio Berlusconi che sabato scorso aveva ancora una volta auspicato un iter rapido del provvedimento. «Se il testo non cambia in modo ragionevole - avverte il finiano Fabio Granata - noi certo non lo voteremo. E voglio proprio vedere cosa succederà». Anche l’opposizione annuncia battaglia e chiede che il ministro dell’Interno Roberto Maroni venga a rispondere in Parlamento sull’allarme lanciato, nelle audizioni in commissione Giustizia della Camera, dal procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso e dai vertici dell’Anm Luca Palamara e Giuseppe Cascini.
Fini però non ha dubbi: forzare così la mano sui tempi non ha senso visto che il voto finale del ddl non arriverà comunque prima di settembre dal momento che alla Camera dovrà essere cambiato. Pertanto schiacciare ora l’ acceleratore è solo una questione di «puntiglio». Anche il vicepresidente del gruppo Udc alla Camera Michele Vietti definisce il «blitz» del Pdl un «puntiglio» e «un’ impuntatura». A sparare a zero sul provvedimento, invece, Pd e Idv che annunciano le barricate («alla Camera per la maggioranza sarà l’inferno» minaccia Dario Franceschini). Il Garante sulla privacy Francesco Pizzetti ha detto che la libertà di stampa è davvero a rischio. Il leader del Carroccio Umberto Bossi che si dice pronto a «chiudere anche prima dell’estate». In molti nel Pdl non credono però a questa ipotesi. Sarà impossibile, affermano, garantire la presenza in Aula dei senatori fino a ferragosto. Al massimo si riuscirà a far votare il testo solo alla Camera. Poi si dovrà andare a settembre per forza.
La Consulta della Giustizia del Pdl, intanto, studia il da farsi. Pur attendendo indicazioni dal governo. Mentre i vertici del gruppo alla Camera domani si vedranno per fare il punto anche sui tempi. Le audizioni continueranno anche domani visto che Grasso non riesce a concludere la sua esposizione. «Ha smantellato il ddl», sintetizza il leader Idv Antonio Di Pietro. Ribadendo, tra l’altro, che non si potrà più indagare sulle organizzazioni criminali non mafiose. Le audizioni, ribadisce il capogruppo Pdl in commissione Enrico Costa che resta fuori dall’aula per tutto il tempo («ho già letto quello che dicono sui giornali») sono inutili. Meglio sarebbe, afferma, cominciare a discutere nel merito il provvedimento. Se si dovrà cambiare, infatti, e non è detto, meglio sbrigarsi. Sul ddl una cauta apertura ariva da Bossi. «Si deve trovare la mediazione e la troveremo. La gente non ci tiene a essere intercettata, ma in alcuni casi è chiaro, la magistratura deve poter intercettare», spiega il ministro delle Riforme. Dubbi, ancora una volta, esprimono i finiani: «La scelta del Pdl di imporre alla Camera la calendarizzazione delle intercettazioni entro il mese di luglio non è stata un’idea geniale. In questi giorni l’opinione pubblica è presa dalla crisi economica e dalla manovra e tende a dare molto peso ad alcune questioni che riguardano la politica, a partire dalla legalità», afferma Italo Bocchino, presidente di di Generazione Italia.
* La Stampa, 1/7/2010 (17:47)