INTERCETTAZIONi
Bavaglio, il centrodestra forza i tempi Domani la protesta in piazza
Si parla di sette, otto giorni prima della chiusura di agosto. Voci su un no al voto segreto dei berlusconiani da addossare i finiani. Vita (Pd): catastrofico il bavaglio al web
di LIANA MILELLA *
ROMA - Sette, al massimo otto giorni di lavori a Montecitorio, visto che i deputati sanno di dover essere presenti solo fino al 5 agosto. Per quella data Berlusconi vuole veder approvato il ddl sulle intercettazioni, mentre Napolitano e Fini esigono che siano eletti gli otto componenti laici del Csm. In più c’è da votare la manovra e ci sono due decreti, energia e Tirrenia. Una ressa impossibile e ingovernabile. Su cui il Popolo viola, la Cgil, la Fnsi e l’Idv di Antonio Di Pietro intendono far sentire il fiato della protesta con una doppia manifestazione, proprio davanti alla Camera, tra domani e giovedì. Una veglia seguita da un sit-in che vedrà sfilare "i nemici dei tagli e dei bavagli". Tra questi chi, come il democratico Vincenzo Vita, si batte per togliere "il bavaglio al web", imposto con l’obbligo della rettifica dopo 48 ore. Dice Vita: "Il testo approvato al Senato e ribadito in commissione è catastrofico. Parlare di "siti informatrici e giornali su internet" significa non lasciare alcuna via di scampo, mentre noi avevamo proposto che si imponesse la rettifica solo ai giornali informatici. Si rischiano multe da 12.500 euro e l’insistenza sulla norma dimostra, che dopo la statuetta lanciata contro il premier a Milano, il Pdl è diventato nemico del web".
Giorni strategici. La commissione Giustizia darà il via libera al ddl sugli "ascolti" con il mandato alla relatrice Giulia Bongiorno. Il testo approderà in aula per la discussione generale e l’atteso voto sulle pregiudiziali di costituzionalità che potrebbe riservare più d’una sorpresa. Tra i berlusconiani corre voce che, in sede di voto segreto, proprio loro potrebbero boicottare la legge per scaricare la colpa sui finiani e spingere il Cavaliere alla rottura. Il malumore della base contro il ddl, valutato una marcia indietro rispetto alle promesse di Berlusconi, è molto forte.
Ma oggi sarà la capigruppo a decidere il destino del provvedimento. Che potrebbe finire "vittima" dell’obiettiva mancanza di tempo, qualora il presidente della Camera Fini dovesse rendersi conto che l’incastro ddl-decreti è impossibile soprattutto per la pretesa di Berlusconi di calendarizzare, contro ogni prassi, prima il ddl e poi i decreti. Anche se il governo dovesse mettere la fiducia, l’annunciato ostruzionismo di Pd e Idv potrebbe allungare i tempi e a quel punto compromettere la sorte dei decreti.
E poi c’è il Csm. Su cui l’intesa tra i poli è lontana, anche se a cercare una via d’uscita è Gianni Letta. Il nodo resta la candidatura del centrista Michele Vietti (oggi il capogruppo Pdl Cicchitto vedrà Casini) cui i berlusconiani contrappongono l’ex presidente della Consulta Annibale Marini. La seduta di oggi non andrà deserta, ma la maggioranza ha già annunciato che voterà scheda bianca 1 al solo scopo di abbassare il quorum. Si andrà a giovedì. Poi, inevitabilmente, alla settimana seguente, assieme a intercettazioni e decreti. Una ressa pazzesca che imporrà una scelta allo stesso Fini. A restar fuori, secondo i suoi, potrebbero essere proprio gli "ascolti", ma i berluscones replicano che invece tanto vale far slittare il Csm, i cui membri uscenti resterebbero comunque in prorogatio fino all’arrivo dei nuovi. Ma sarebbe assicurato lo scontro con Napolitano.
* la Repubblica, 27 luglio 2010