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ITALIA: MONDIALI DI CALCIO E VUVUZELA. La vuvuzela, chiamata anche lepatata (in lingua tswana) o tromba da stadio, è una trombetta ad aria, solitamente di plastica, della lunghezza approssimativa di un metro ...

PROVA DI MATURITA’ 2010: I MONDIALI DI CALCIO E L’ITALIA, IN EVIDENTE CONFUSIONALE "STATO DI MINORITA’". Il "popolo della libertà" che grida "Forza Italia"!!! E la lega che grida "Forza Padania"!!! E tutti a guardare la "partita"!!! Sul "bel Paese", alcune note di "vuvuzela" - di Federico La Sala

venerdì 25 giugno 2010 di Federico La Sala
BLOB!!! CHE BEL COLPO DI STATO DOLCE!!!
IL POPOLO D’ITALIA IPNOTIZZATO, GIORGIO NAPOLITANO CHE GRIDA "FORZA ITALIA", E SILVIO BERLUSCONI CHE RIDE E RIDE A CREPAPELLE!!!
A vergogna del nostro presente, a futura memoria - note e appunti
ULTIMA NOTIZIA. Una riunione di grandi intellettuali (uomini e donne) delle Accademie e delle Università della Penisola ha deciso all’unanimità di approvare il nuovo inno "nazionale": "Forza Italia"!!!
Per l’avvio del nuovo anno scolastico e del nuovo (...)

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> PROVA DI MATURITA’ 2010 --- L’ITALIA IN CAMPO A JOHANNESBURG IN UNA SFIDA SENZA APPELLO, CONTRO LA SLOVACCHIA (di Marco Ansaldo).

giovedì 24 giugno 2010


-  L’ITALIA IN CAMPO A JOHANNESBURG IN UNA SFIDA SENZA APPELLO

-  Oggi l’Italia contro la Slovacchia per evitare un’eliminazione choc

Il ct: "Non si può essere stanchi dopo due gare"

Lippi: «Sento che può arrivare quello che aspettiamo»

diMARCO ANSALDO INVIATO A JOHANNESBURG (La Stampa, 24/6/2010)

Il giorno del sorteggio a Città del Capo l’idea che ci saremmo trovati a questo punto non ci aveva neppure sfiorato. Per quanto il calcio italiano sia in declino, e lo si era capito prima che lo dicesse Giancarlo Abete, non potevamo credere che si sarebbe arrivati alla terza partita del girone eliminatorio con il timore che l’Italia torni a casa. Pareva un avvio soft, una delicatezza riservata ai campioni del mondo. Si è trasformato in un calvario che potrebbe concludersi in un fallimento epocale. L’aereo del ritorno è preallertato, la partenza sarà alle 11 di venerdì sera. È una precauzione dovuta, dicono. In effetti non crediamo che l’Italia lo prenderà e non perchè Lippi assicuri «vogliamo restare e andare avanti», che è una ragione inutilmente banale, sarebbe stata una notizia il contrario: noi tutti vorremmo che le cose girassero bene ma non è detto che, per questo, lo facciano.

I motivi per cui la Nazionale ha più chances di vincere che di restare al palo sono oggettivi. Per quanto sia difficile vedere il bicchiere mezzo pieno nei pareggi contro il Paraguay e la Nuova Zelanda, con la Slovacchia esiste ancora una differenza tecnica e di esperienza da sfruttare. Che gli azzurri non siano stati capaci di mostrarla contro i neozelandesi non significa che sarà sempre così. Gli slovacchi sono alla prima volta in un grande torneo e non hanno fenomeni assoluti perché pure Hamsik è un giocatore sopravvalutato, o almeno immaturo, come dimostra ogni volta che si alza la posta. Inoltre nella difficoltà, nelle critiche e nei deliri di Bossi, Lippi ha mantenuto il coperchio sulla pentola in ebollizione, il suo collega Weiss invece ha sbroccato come un campanaro stanco e la sinfonia in arrivo dal ritiro slovacco è di rintocchi alla rinfusa, ognuno va per conto suo.

Si comincia con questa fotografia. Tocca agli azzurri non sfregiarla per paura e poca personalità. «Da un momento all’altro può arrivare quello che stiamo aspettando», ha detto Lippi. L’esempio dell’82, quando l’Italia decollò dopo un inizio inquietante, è più citato dell’86 che vide i campioni del mondo barcamenarsi alla peggio prima di soccombere negli ottavi contro la Francia di Platini. «Le somiglianze con l’82 ci sono e mi fa piacere che l’abbia ricordato Maradona - ha commentato il ct -. Lui fu un testimone diretto del cambiamento che ebbe la Nazionale dopo aver superato le eliminatorie». L’ambizione è di ripetere l’esperienza. «Ci serve un successo per svoltare», concetto che Lippi ha rafforzato con una battuta alla domanda irriverente di un giornalista spagnolo: «Dopo la prima vittoria hanno rialzato subito la cresta». Altrettanto farebbe l’Italia.

E’ l’ora di accantonare i paragoni e i parallelismi su cui si insiste troppo, compreso lo spirito del Mondiale tedesco che Lippi rievoca volentieri. Questa è un’altra storia, purtroppo anche un’altra squadra. Serve progettare l’oggi. Cavare il meglio da quanto c’è, staccando il disco «sull’impegno e la dedizione di questi ragazzi straordinari» perché ci mancherebbe che non ci fossero. Li chiamano, li pagano, li mettono nella vetrina più prestigiosa del mondo e dovrebbero pure sbattersene. A meno che non siamo francesi, l’impegno ci sembra il minimo sindacale. Ora bisogna che l’Italia ritrovi le qualità calcistiche. Non è possibile che continui a prendere gol con la difesa schierata, non è ammissibile che arrivi al tiro due o tre volte a partita, escludendo le frattaglie e i calcetti sporchi che neppure la carità di patria può far confondere con le occasioni da gol.

Questo è il punto, non la buona volontà. Lippi nei giorni scorsi ha allenato molto sul gioco di attacco. Ha insistito sulla velocità della manovra, ha moltiplicato gli esercizi per far arrivare la palla agli attaccanti con ragionevolezza. «Sono dieci giorni che proviamo schemi con la palla bassa, prima o poi ci riusciranno anche in partita - dice il ct - Non prevedo una partita fisica come le altre, la Slovacchia ha attaccanti abili e veloci, noi dovremo fare semplicemente quello che sappiamo ma farlo fino in fondo». Con quali interpreti? Se il centrocampo cambia con Gattuso, l’attacco è il rebus. La sensazione è che si salverà Iaquinta e non Gilardino. «Le mie scelte - spiega Lippi - sono dovute alla condizione fisica, alla disponibilità tattica e all’idea che la Slovacchia deve vincere come noi perciò non può soltanto difendersi ma potrebbe smentirmi. L’ultima cosa che considero è la stanchezza. Non si è stanchi dopo due partite». Anche perché se si è stanchi si va a casa. C’è già l’aereo pronto.


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