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ECUMENISMO E PROBLEMA DELL "UNO". LA LEZIONE EVANGELICA DEL "PADRE NOSTRO" ("DEUS CHARITAS EST": 1 Gv. 4.8), E LA LEZIONE ’CATTOLICA’ DEL POSSESSORE DELL’"ANELLO DEL PESCATORE" ("DEUS CARITAS EST": BENEDETTO XVI, 2006), E TEOLOGIA POLITICA DELL’"UOMO SUPREMO" ("DOMINUS JESUS": J. RATZINGER, 2000).

I TRE ANELLI E L’UNicO "PADRE NOSTRO". NATHAN IL SAGGIO: CHE ILLUSIONE AFFIDARSI ALLA CHIESA ’CATTOLICA’!!! Sulla "autenticità" del suo anello, una recensione senza amore ("charitas") di Gianfranco Ravasi del lavoro di Lessing, curato da Leo Lestingi - a cura di Federico La Sala

I tre monoteismi, incarnati dai tre anelli, devono coesistere in spirito ecumenico e armonico. Sarà ciò che espliciterà il giudice a cui i tre figli ricorrono per dirimere la questione dell’autenticità (...)
martedì 10 agosto 2010 di Federico La Sala
[...] L’anello, lasciato in eredità di generazione in generazione, «giunse alla fine a un padre di tre figli,
tutti e tre ugualmente obbedienti e da lui amati allo stesso modo... Così, con affettuosa debolezza,
egli promise l’anello a tutti e tre». Ma come alla fine assegnarlo? La soluzione è nota: ne fece
cesellare altri due identici e, in punto di morte, chiamò i figli uno per uno e a ciascuno consegnò un
anello. Nessuno dei tre sapeva quale fosse quello vero.
La metafora è sciolta da (...)

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> I TRE ANELLI E L’UNicO "PADRE NOSTRO". NATHAN IL SAGGIO --- E’ legge l’Intesa con Buddisti e Induisti: l’Italia è un Paese multireligioso (di Marco Ventura)

martedì 29 gennaio 2013

E’ legge l’Intesa con Buddisti e Induisti: l’Italia è un Paese multireligioso

di Marco Ventura (Corriere della Sera, 29.01.2013)

Entrano in vigore venerdì le leggi che regolano i rapporti tra lo Stato italiano e, rispettivamente, l’Unione buddista italiana e l’Unione induista italiana, sulla base delle intese sottoscritte tra il governo e le due confessioni. È un momento storico per il nostro Paese. Mai sinora il Parlamento aveva approvato accordi con confessioni non cristiane, con l’eccezione, nel 1989, delle Comunità ebraiche e, per chi non ritiene cristiani i mormoni, nel luglio scorso, con la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

Il valore simbolico è alto per tutti gli italiani e non solo per i circa duecentomila interessati. Stipulando un patto con Buddisti e Induisti, lo Stato riconosce la multireligiosità della società italiana, riafferma l’eguale libertà di tutte le confessioni religiose, scritta in Costituzione, e attua il principio supremo di laicità, dedotto dalla Corte costituzionale. Da quando non è più cattolico, lo Stato italiano non ha una religione e non può avere preferenze religiose. Perciò tutela la libertà di ogni credente e di ogni credo. Un principio lineare, in teoria, ma di tortuosa applicazione.

Nel 1989 il Consiglio di Stato spianò la strada al riconoscimento dell’Unione buddista, sancendo che in Italia è una fede protetta anche quella di chi non è ebreo, cristiano o musulmano. Nel 2000 fu firmata l’intesa con i Buddisti, ma il Parlamento rimase muto. Nel 2007 vi fu una nuova firma, stavolta anche con l’Unione induista. Negli ultimi mesi infine, un pugno di parlamentari ha profittato della distrazione dei colleghi e ha chiuso la partita.

La svolta simbolica è ora alla prova della realtà. Sta ai governi e al Parlamento continuare sulla strada intrapresa, a cominciare dall’approvazione dell’intesa firmata già nel 2000 con i Testimoni di Geova.

Sta ai Cattolici superare i seguaci di Budda e Dattatreya nei fatti, oltre che nelle verità rivelate. Sta a Buddisti e Induisti smentire il timore diffuso che il Paese si disgreghi senza il cemento cattolico, e dimostrare di non aver voluto l’intesa solo per riempirsi le tasche di otto per mille.


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