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Politica

Massimo D’Alema a San Giovanni in Fiore: il commento del cattocomunista berlusconiano Emiliano Morrone. "Dovevi venire prima, D’Alema. Ora non sei più credibile"

sabato 25 marzo 2006 di Emiliano Morrone
Già su www.ebeteinfiore.it
Massimo D’Alema è invecchiato. Me ne sono accorto soltanto qualche giorno fa, vedendolo, bianco e grigio, contrapporsi alla Rossanda. Da Lerner si discuteva della metamorfosi della sinistra. Il presidente diessino calcava la mano sopra i toni da crociata antibolscevica dell’uomo antenna nazionale. Per il resto, non mostrava aperture significative. Soprattutto, la Rossana del “manifesto” sembrava assai più giovane, ironica e combattiva del leader della (...)

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> Massimo D’Alema a San Giovanni in Fiore: il commento del cattocomunista berlusconiano Emiliano Morrone. "Dovevi venire prima, D’Alema. Ora non sei più credibile"

lunedì 27 marzo 2006

Non ho mai visto, caro Francesco, insulti di questo genere. Sono abituato a considerare in altro modo l’offesa: a D’Alema, ho scritto solo che è invecchiato. Avrei gradito, poi, una tua firma integrale. Pazienza, come vedi qui non siamo ancora ai livelli di Ciano: non ti abbiamo censurato. Nel merito della questione, credo d’aver mosso una critica costruttiva, non dico intelligente. Personalmente, non mi sento rappresentato dai Ds o da altre forze ufficiali della sinistra. Trovo straordinarie contraddizioni nel tuo discorso. Prima parli dei cambiamenti che Vattimo avrebbe potuto portare a San Giovanni in Fiore. Di seguito, passi a qualificare la sua scelta di farci rappresentare dal giovane e sveglio Marco Militerno come "ritirata spagnola". Non è che, per caso, professandoti ex vattimiano, appartieni, invece, a quella corrente politica conservatrice che, come Godot, aspetta con pazienza le grazie dall’incolpevole onorevole Oliverio? Ho sentito troppi discorsi vuoti sulla presunta comparsa "ex abrupto" di Vattimo, sul fatto che avrebbe, scientemente, dovuto scendere a patti coi leader del centrosinistra locale e che avrebbe dovuto parlare di come coprire le tante buche delle nostre strade. Non voglio credere che tu sia un cerchiobottista o un supino della prima ora. Per quanto non sappia la tua identità, ti considero vivace e leale sul piano del giudizio politico. Vattimo è tra i maggiori filosofi del mondo. E la sua esperienza politica da europarlamentare la dice lunga sulle sue idee riformiste e sul suo spirito anticonformista e, permettimi, rivoluzionario. Per gli amici Saverio Basile ed Emilio De Paola, Vattimo avrebbe dovuto giurare eterna fedeltà alla causa della "sangiovannesità", avrebbe dovuto rimbecillirsi e perdere tutto il suo patrimonio culturale, avrebbe dovuto mettersi in riga e lodare un risveglio florense che non arriva mai. E mai arriverà. Piuttosto, penso che l’occasione di farci governare da una forza nuova e disinteressata l’abbiamo smarrita per sempre, così come non siamo riusciti a salire sul treno della Provincia di Crotone. Al solito, ci perdiamo in chiacchiere, tutti, e nella splendida conservazione dello "statu quo". Secondo te, Vattimo avrebbe preso ordini da qualcuno, nella composizione del suo esecutivo? Su D’Alema, posso qui scrivere che è una delle menti più abili della realtà politica nazionale, assieme a Fini. Dotato di larga eleganza e acume nel dire, mi sembra, però, molto invecchiato. Se questa è un’offesa o se lo è, invece, l’ammonimento rivoltogli sulle politiche sociali di cui la nostra area ha beneficiato, credo che sarebbe stato meglio operare, come polemista, ai tempi di Pelloux. Purtroppo, il grosso guaio della sinistra, e di quella diessina locale in particolare, è che non si accettano mai critiche dall’interno. Vedi, io non sono mai stato un sostenitore dell’onorevole Oliverio. Nello stesso tempo, non credo che i mali storici della nostra città gli si possano addebitare per intero. Semmai, il gravissimo degrado in cui versa San Giovanni in Fiore dipende dal fatto che ognuno di noi accetta passivamente ciò che accade e, con animo perverso, si oppone al rinnovamento in ogni circostanza buona. Qui, non si tratta di alzare una qualche bandiera di partito. Ho scritto con chiarezza che mi ritengo una coscienza di sinistra, liberale e cattolica. I termini possono risultare antitetici. Almeno, però, non mi rifugio nell’ortodossia e mantengo la mia libertà di giudizio e la mia autonomia intellettuale. Se domani Bossi venisse a prospettarmi un cambiamento radicale della sua filosofia e mi parlasse d’un programma di governo centrato sul Sud e le sue necessità, lo ascolterei senza riserve. Questo, forse, mi distingue dai catalogati, che, a forza di catalogare, hanno perso perfino la bussola.

Con sincera cordialità,

Emiliano Morrone


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