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ANTROPOTECNICA E ANTIGRAVITAZIONE. USCIRE DALLA CAVERNA PLATONICA, E NON RICADERE NELL’ILLUSIONE DEL SUPERUOMO ....

DALLA STALLA ALLE STELLE. Peter Sloterdijk ti ordina di "cambiare la tua vita" e allenarti all’ascensione, ma senza la lezione di Kant (e di Dante) il suo è solo e ancora il sogno dell’"uomo supremo" del nuovo "cattolicesismo per il popolo". Un’intervista di Marco Filoni - a c. di Federico La Sala

Le idee di Peter Sloterdijk hanno conquistato Habermas e gli studiosi francesi. La filosofia è un personal trainer. "Non si può sperare di cambiare il mondo ma solo di migliorare se stessi".
domenica 24 ottobre 2010 di Federico La Sala
[...] «La vita dell’essere umano non è soltanto una vita omogenea, pacificata e felice. Sente una tensione verso l’alto, una competizione a essere migliore rispetto ai suoi simili e a sé stesso. Un’idea espressa nei sistemi di esercizio antichi. I primi a incarnare questo modello, nella tradizione occidentale, sono stati gli atleti. Ma poco a poco si è generalizzato, è diventato un’ambizione di vita che ha formato il nucleo della nostra concezione filosofica della paideia, l’educazione. La (...)

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> DALLA STALLA ALLE STELLE. Peter Sloterdijk --- e l’arte di «pisciare contro il vento dell’idealismo»!? Una rinnovata edizione della "Critica della ragion cinica" (di Giulio Giorello).

mercoledì 4 dicembre 2013

La rivincita del pensiero selvatico sulle idee che disprezzano la carne

Diogene contro Platone in un saggio del filosofo Sloterdijk

di Giulio Giorello (Corriere della Sera, 04.12.2013)

Quando Platone disse che l’uomo non era altro che «un animale bipede implume», Diogene di Sinope (413-323 a.C.) gli portò un pollo spennato: «Ecco l’uomo platonico!». Così racconta un altro Diogene (Laerzio, III secolo d.C.) nelle sue Vite dei filosofi. Platone non gradì, e definì sprezzantemente Diogene «un Socrate impazzito». E sappiamo come l’autore della Repubblica raccomandasse la segregazione dei folli che potevano anche venir uccisi dopo qualche anno se si ostinavano... a non rinsavire.

Nella sua Critica della ragion cinica (1983), che oggi appare in una rinnovata edizione italiana a cura di Andrea Ermano e Mario Perniola (Raffaello Cortina) il filosofo tedesco Peter Sloterdijk dispiega agli occhi del lettore i tanti modi in cui irrisione e irriverenza ci hanno «salvato la pelle dai più diversi tentativi di renderci migliori».

Però, usare il corpo come un’idea per disfare altre idee può avere conseguenze sgradevoli se non pericolose, soprattutto perché quelli che vogliono «migliorare» i propri simili sono sempre all’erta.

L’hanno provato sulla loro pelle le ragazze che nell’odierna Russia si sono servite delle loro nude carni per ridicolizzare insieme Chiesa e Stato, e hanno subito le condanne morali delle autorità ortodosse e quelle fisiche dei tribunali di Vladimir Putin. Al quale è mancata la souplesse di Alessandro il Grande, che, volendo conoscere Diogene e avendolo infine incontrato, si sentì chiedere da questi di non frapporsi tra lui e il sole, «poiché così gli faceva ombra»; e il re si era fatto garbatamente da parte!

Un po’ «selvatico» Diogene doveva esserlo per davvero, se è vero che (come ci informa l’autore delle Vite) amava «lodare quelli che pur volendo sposarsi non lo facevano, quelli che pur volendo educare i figli se ne astenevano, quelli che, preparandosi a entrare al servizio dei principi, se ne tenevano alla larga».

Diogene era uno di quei filosofi che si riunivano in un ginnasio fuori di Atene, detto Cinosarge (ovvero «il cane agile»), luogo sacro a Ercole. E come è plasticamente mostrato da una scultura antica dal significativo nome di Hercules mingens, anche questi emuli del mitico eroe non disdegnavano nemmeno di fare in pubblico i loro bisogni. La scuola dei cinici doveva, nel volgere di qualche secolo, sparire dalla scena. Ma la coraggiosa difesa dei diritti della fisicità, contro le norme astratte di qualsiasi dottrina che disprezza la carne, non è finita con loro.

Una variegata corrente di pensiero, che include Montaigne, Voltaire, Nietzsche, Feyerabend e molti altri, ci dice Sloterdijk, ha nelle forme più diverse esercitato l’arte di «pisciare contro il vento dell’idealismo», riabilitando il gesto, lo scherno, l’ironia contro qualunque seriosità filosofica; e per questo - aggiungo io - quei personaggi sono stati spesso malvisti dagli storici ufficiali della filosofia, che appena potevano li cancellavano dai loro manuali. Ma quello che gli accademici talvolta fanno male, lo fanno meglio quei «prìncipi», cioè i politici che qualsiasi Diogene si rifiuta di servire, al prezzo oggi dell’emarginazione.

Come nota Sloterdijk: «Uno di questi giorni Diogene darà magari le dimissioni; forse si leggerà accanto all’entrata dell’aula che il corso del docente X è sospeso a tempo indeterminato. E poi lo troveranno nei pressi di un bidone delle immondizie. Alticcio, ridacchiante, con la mente turbata...». Chissà se prima o poi non capiterà nell’università del nostro Paese, tra tagli alla ricerca e autorità che dichiarano che con la cultura non si mangia? D’altra parte già i gerarchi di Hitler la detestavano.

E Sloterdijk riporta nel volume una fotografia del 1934 in cui il capo nazista passa in rassegna una parata di mutilati di guerra, in sedia a rotelle, che lo salutano «festosamente». Chissà cosa ne avrebbe detto il filosofo Martin Heidegger? Ritengo che si possa sostituire al partito nazista qualsiasi altro nuovo padrone, che incanta le «masse» con questa o quella tecnica di persuasione.

Infatti, anche la ragione cinica può venir rovesciata nel suo opposto. Nel linguaggio di tutti i giorni cinismo oggi vuol dire «astuzie diplomatiche, disinnesco dei concetti morali, verità mandata in ferie», come dichiarava un politico britannico. Per eludere questa trappola l’odierno erede di Diogene deve esercitare lo stesso tipo di critica che a suo tempo Kant utilizzava contro le illusioni della metafisica, pur sapendo che è sempre presente il rischio di produrre nuove metafisiche, magari peggiori delle vecchie.

Come ha sottolineato Mario Perniola nella premessa di questa edizione, sono in gioco la nostra libertà e la nostra serenità. Sloterdijk cita la protesta dell’Ivan Karamazov di Dostoevskij: «Nel mio povero intelletto terrestre ed euclideo, io so soltanto che il dolore esiste».

Ma noi disponiamo oggi di un’audace astronomia che esplora i cieli e di una fisica che utilizza le geometrie non euclidee per capire lo spazio e il tempo.


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