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ANTROPOTECNICA E ANTIGRAVITAZIONE. USCIRE DALLA CAVERNA PLATONICA, E NON RICADERE NELL’ILLUSIONE DEL SUPERUOMO ....

DALLA STALLA ALLE STELLE. Peter Sloterdijk ti ordina di "cambiare la tua vita" e allenarti all’ascensione, ma senza la lezione di Kant (e di Dante) il suo è solo e ancora il sogno dell’"uomo supremo" del nuovo "cattolicesismo per il popolo". Un’intervista di Marco Filoni - a c. di Federico La Sala

Le idee di Peter Sloterdijk hanno conquistato Habermas e gli studiosi francesi. La filosofia è un personal trainer. "Non si può sperare di cambiare il mondo ma solo di migliorare se stessi".
domenica 24 ottobre 2010 di Federico La Sala
[...] «La vita dell’essere umano non è soltanto una vita omogenea, pacificata e felice. Sente una tensione verso l’alto, una competizione a essere migliore rispetto ai suoi simili e a sé stesso. Un’idea espressa nei sistemi di esercizio antichi. I primi a incarnare questo modello, nella tradizione occidentale, sono stati gli atleti. Ma poco a poco si è generalizzato, è diventato un’ambizione di vita che ha formato il nucleo della nostra concezione filosofica della paideia, l’educazione. La (...)

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> DALLA STALLA ALLE STELLE. Peter Sloterdijk ti ordina di "cambiare la tua vita" e allenarti all’ascensione - "Sull’esperimento anti-genealogico dell’epoca moderna". La Storia è una rottura generazionale.

lunedì 10 dicembre 2018

Socrate, Gesù, Alessandro Magno: la Storia è una rottura generazionale

Dal mondo antico ad oggi, l’uomo si compie nel momento della cesura della trasmissione culturale con gli avi

di Pietrangelo Buttafuoco (Il Fatto, 10.12.2018)

I parenti meno prossimi sono proprio i più intimi, il padre e la madre: “Quale bambino”, si domanda Zaratustra, “non avrebbe ragione di piangere per i suoi genitori?”.

Friedrich Nietzsche fa un ammonimento a se stesso. Cestina, tra le ingenuità, il divieto biblico - “Tu non ucciderai” - e ai décadents raccomanda una rottura rispetto all’ascendenza: “Voi non procreerete!”. Anche la preghiera più sentita, il Pater, segna una cesura verso il continuum genealogico - “lo spezza”, dice Peter Sloterdijk, filosofo - e un padre differente, che sta nei cieli, si accompagna a un figlio differente.

Nel Corano è così recitato: “Da Lui veniamo a Lui torniamo”. Nella civiltà cristiana questa prossimità celeste si alimenta - grazie all’esemplarità dei santi, Francesco d’Assisi su tutti - con l’imitatio Christi, e ancora Sloterdijk, nel suo I figli impossibili della nuova era, un’indagine sul ruolo del bastardo nella frattura generazionale, così s’interroga: “Ogni persona ragionevole non farebbe bene a fare ritorno in Lui e ‘in lui’ il più presto possibile?”.

L’editrice Mimesis ha dato alle stampe la traduzione italiana di questo saggio - Sull’esperimento anti-genealogico dell’epoca moderna è il sottotitolo - attraverso cui, Sloterdijk, autore celebrato di Critica della Ragion cinica e di Sfere, già rettore a Karlsruhe della Staatliche Hochschule fur Gestaltung, indaga i processi generazionali e i loro esiti teorici. Socrate, Edipo, Gesù - ma anche con il Sikander, ovvero Alessandro il Macedone, con Giove Ammone, suo diretto padre, ancor più che il genitore Filippo - i modelli fondati da antenati remoti, trovano un’altra scelta.

Le riproduzioni decisive, infatti, trovano fonte sempre nell’oltretomba, ma gli imperativi rituali, veicoli di doveri essenziali, nella frattura “bastarda”, adottano un’ulteriore opzione. E così è nel palcoscenico della storia.

Il passaggio dal mondo degli avi a quello dei discendenti è una catena di imitazioni confidante in una stabilità che eviti, in qualunque modo - al prezzo di una totale appartenenza - un’esclusione mortale: “Non esistono pensieri più bui”, scrive il filosofo, “di quelli per cui i divini antenati, a cui si deve ciò che si è, non siano stati altro che gocce nell’oceano di possibilità migliori”.

L’avvento del bastardo - la cesura generazionale, la frattura che sorge dalla scoperta di un altro mondo possibile - riavvolge il filo genealogico al punto di “non lasciare intentato nulla di ciò che favorisca, per quanto lo riguarda, l’ascensione al cielo”.

La crisi immedicabile dell’umano è nell’estrema misura del possibile. Il possibile si misura nell’esatto computo di ciò che sta in terra. La paternità è radice, gea è generatrice. L’ulteriore decantazione impegna l’oscuro oggetto della continuità. Appunto, Francesco, un figlio impossibile in questa nostra nuova era: “Finora su questa terra ho chiamato Pietro Bernardone padre mio, d’ora in avanti io voglio dire Padre nostro che sei nei cieli...”.


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