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LA VITA, LA MORTE, E L’INALIENABILE LIBERTA’ DELLA COSCIENZA ....

MARIO MONICELLI E LA VOCE SOTTILE DEL SILENZIO. Una nota di Marco Politi - a c. di Federico La Sala

Nell’estrema sobrietà del suo gesto Mario Monicelli ci ha consegnato un interrogativo doppio sulla vita e sulla morte. (...)
giovedì 2 dicembre 2010 di Federico La Sala
[...] non esiste neanche Parlamento, chiesa o tribunale che possa decidere sulla persona, quando
valuta della propria vita. Solo io posso decidere cosa è degno per me. Soltanto la coscienza del
singolo individuo può valutare il senso o il non senso di un accanimento terapeutico o il peso di una
spirale di trattamenti dolorosi e alla fine inutili. È ciò che Eluana aveva ben presente. Tenere in vita
con la spada della legge è altrettanto crudele che toglierla.
È insensato contrapporre (...)

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> MARIO MONICELLI E LA VOCE SOTTILE DEL SILENZIO. ---- PARLAMENTO. il modo peggiore di onorare la memoria (di Mariantonietta Colimberti)

venerdì 3 dicembre 2010

Il modo peggiore di onorare la memoria

di Mariantonietta Colimberti (Europa, 02.12.2010)

Non c’è che dire, ha ragione lui. E ha così ragione, che il suo commento merita di essere riportato per esteso: «Due cose si chiedevano al parlamento, nella seduta di questa mattina: l’omaggio doveroso alla carriera di un grande artista e la pietà silente di fronte al suo ultimo e drammatico gesto. Purtroppo, il coperchio della pietà è saltato in fretta e la memoria condivisa del maestro è stata sommersa dallo scontro tra fazioni: a tristezza si aggiunge tristezza».

Le parole di Andrea Sarubbi - deputato del Pd ed ex giornalista televisivo di trasmissioni religiose, impegnato nel volontariato cattolico, autore con Fabio Granata (Fli) di una proposta di riforma della cittadinanza che finalmente riconosca come italiani i bambini nati nel nostro paese - mettono fin troppo garbatamente l’accento sul misero spettacolo andato in onda ieri a Montecitorio. Dove il giusto tributo che l’aula stava rendendo a Mario Monicelli, dopo l’affettuoso e misurato intervento di Walter Veltroni si è tramutato in una diatriba senza qualità, dove i contendenti si sono comportati come i cani di Pavlov di fronte allo stimolo condizionante.

Ha aperto le ostilità la radicale Rita Bernardini, invitando l’assemblea - che per un attimo si era ritrovata unita nell’applauso all’indirizzo del regista scomparso - a riflettere «su come alcune persone che non ce la fanno più sono costrette a lasciare la vita». In agguato era Paola Binetti. Emergendo dall’oblio nel quale è sprofondata da quando è andata nell’Udc lasciando respirare il Pd, ha tuonato contro lo «spot pro-eutanasia» ed espresso giudizi sulla «disperazione» e lo «smarrimento esistenziale» di Monicelli con un’arroganza e una protervia preoccupanti in una psichiatra e del tutto inadatti alla circostanza.

Alla Bernardini e alla Binetti e agli altri intervenuti a sostegno dell’una o dell’altra fazione vorremmo chiedere: era così difficile, per una volta, dimenticare se stessi e la propria ragione sociale ed evitare di rovinare con polemiche fuori luogo un momento solenne?


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