IL VANGELO E L’IMBECILLITA’
DI DON ALDO ANTONELLI
In questi ultimi tempi mi è toccato più volte, e in maniera anche animata, di dover discutere con persone che il vangelo ce l’hanno sempre in mano invece che portarlo nella coscienza. Lo usano cioè come un prontuario ad hoc per ogni occasione, un ricettario di pronto intervento, dimenticando invece che esso è portatore di una “altra sapienza” che poi sta alla nostra responsabilità coniugarla e tradurla in scelte di vita.
Non più di qualche sera fa ho dovuto richiamare un amico che ad ogni argomentazione, quasi come un Testimone di Geova (mi perdonino gli adepti...), cacciava fuori una frase o un detto evangelico.
Gli ho detto: «Senti N.N., il vangelo serve per riflettere e non per tappare la bocca al ragionamento, e togliere la parola all’interlocutore!».
Stamattina, leggendo il commento di Ernesto Balducci alle letture di domenica prossima, mi sono imbattuto in una piccola ma ricca ed acuta lezione su questo tema.
Ve ne faccio partecipi, augurandovi una bella e buona giornata.
Io me ne andrò in montagna! ....pioggia permettendo....
Aldo
«Quello del Vangelo è un linguaggio sapienziale, non è un linguaggio scientifico, filosofico, storico. A questi livelli il Vangelo è fragile. La visione del mondo del Vangelo è arcaica, certi suoi enunciati sono propri della cultura del tempo in cui fu scritto.
E tuttavia il linguaggio sapienziale attraversa quelle forme ormai caduche e dà alla pagina o alla parola un che di perenne. Facciamo un esempio. Quando Gesù dice: «Se ti danno uno schiaffo porgi l’altra guancia», dice una parola che a livello della ragione non ha senso. -Eppure sentiamo che in quella parola c’è un’indicazione sapienziale non del tutto traducibile in norme giuridiche, anzi in norme etiche di comportamento, rimessa alla libertà creativa del soggetto. La sua è una verità profonda. Quella che, ad esempio, Gandhi comprese: «E’ sapiente rispondere all’offesa con l’amore». Non chiedetemi di renderne conto. Col linguaggio al livello della razionalità non so cosa dire. Se noi permettessimo ai violenti di proseguire indisturbati il loro comportamento incontrando guance che si offrono, non so che cosa avremmo nel mondo. Tuttavia c’è un’altra possibilità per l’uomo, la cui evidenza è di altra natura, in cui si entra per libera scelta e non per imposizione.
Ecco perché la fedeltà al Vangelo non si impone. Se si toglie questo clima di libertà nel rispondere, tutto diventa inaccettabile.
Se noi trasformiamo il Vangelo in un principio di organizzazione sociale, o anche di riflessione filosofica, noi lo deturpiamo: ciò che è grande, se abbassato al livello subalterno, diventa insopportabile».
(Ernesto Balducci: Il Vangelo della Pace; vol. 1 anno A- Pag. 285-286)