Il debito di Kant con la Bibbia
Il filosofo tedesco è considerato il punto più alto dell’Illuminismo. Ma la sua produzione è ricca di riferimenti ai testi sacri. A cominciare da San Paolo
di Luca Valzesi (Corriere della Sera/La Lettura, 20.11.2011)
Fede e ragione hanno conosciuto nell’Illuminismo le più vive fasi del loro scontro immortale. O si pensa o si crede, e chi crede senza pensare rischia di rimanere intrappolato in un oscuro stato di minorità. Così professavano molti audaci esponenti del pensiero illuminato, figli di una modernità che aveva conosciuto il piano inclinato di Galileo e la mela newtoniana. Il nuovo modo di pensare, il nuovo metodo, doveva così ergersi a garante della scienza e abbattere col metodo matematico i castelli metafisici che tanto avevano fruttato al tentacolare soglio pontificio.
Immanuel Kant (1724-1804) è considerato il punto più alto dell’Illuminismo, chiave di volta nell’arco evolutivo del pensiero occidentale. Eppure la visualizzazione qui riportata mostra dei dati inaspettati. Il grafico vuole essere la rappresentazione di un lavoro di ricerca storiografica sulle fonti, che ha fatto emergere quanto sia profondo e significativo il debito kantiano con il Testo Sacro. La Bibbia, la fonte di sapere dogmatica per eccellenza, mostra qui il suo imponente contributo nel libero pensiero di Kant (di cui è appena uscita una biografia per Il Mulino a cura di Manfred Kuehn).
Il grafico è stato costruito nella figura di tre cerchi concentrici, il primo dei quali indica le opere prese in esame, collegandole al secondo dove vengono indicati i termini che in queste tradiscono un confronto con i testi sacri; il cerchio più esterno indica poi le specifiche sezioni bibliche citate da Kant indicandone i versetti. Ogni cerchio è costruito con un diametro direttamente proporzionale al numero di ricorrenze, rendendo infine evidente la maestosa presenza dell’epistolario paolino nel corpus kantiano. Numeri e ricorrenze, dati raccolti e catalogati ci mostrano così la vivacità dello scontro tra fede e ragione. Un conflitto, questo, che non vuole un vincitore, ma che cerca nella sua stessa potenza il principio del progresso e del sapere. Una realtà come questa ci dimostra che un pensiero, per quanto libero e forte, non rinnega la fede ma la interroga e la indaga, come una vicenda umana figlia della speranza e fonte di conoscenza.