Una festa non ha mai fatto male a nessuno
di Miriam Mafai (la Repubblica, 16.12.2010)
In molte scuole materne italiane si usa, da tempo, celebrare il Natale, preparando assieme ai bambini un presepe o addobbando un piccolo abete per invitare poi le famiglie in classe a scambiarsi auguri, dolci e doni. Ho partecipato spesso a festicciole di questo tipo. Ma come festeggiare il Natale in una scuola materna nella quale giocano e crescono insieme bambini dai 3 ai 6 anni di diversa religione e nazionalità, e dunque non tutti cattolici? Le insegnanti di una scuola materna comunale di Milano che hanno deciso di annullare la tradizionale festa natalizia con la presenza delle famiglie e il rituale scambio di auguri e di doni lo hanno fatto senza dubbio con le migliori intenzioni del mondo (per non offendere o isolare i bambini non cattolici) ma non credo che abbiano preso la decisione giusta.
Il Natale infatti può essere tranquillamente celebrato insieme come una festa comune, con scambio di auguri e regali, senza che ciò rappresenti una offesa, una discriminazione o una minaccia di cancellazione delle diverse identità dei piccoli, cattolici gli uni mussulmani gli altri. Per i primi infatti si celebrerà, con il Natale la nascita di Gesù, figlio di Dio, per gli altri si celebrerà, con il Natale, la nascita di un profeta («su di lui scenda la pace di Allah» recita il Corano).
Il Natale insomma può essere, anche al di là di questi riferimenti al Vangelo e al Corano, una occasione di incontro e di festa per i bambini e le rispettive famiglie di diversa cultura e religione, destinate a vivere crescere e lavorare insieme nel nostro paese nei prossimi anni. È proprio nella scuola materna e in quella elementare che può, deve cominciare una serena convivenza tra bambini di diversa nazionalità, lingua, religione e cultura. Questo processo è già in corso in centinaia di scuole materne ed elementari del nostro paese, dove la presenza di bambini stranieri è in costante crescita, ormai da molti anni.
Secondo dati del ministero non del tutto aggiornati (si riferiscono all ’anno scolastico 2007/08) i ragazzi stranieri che studiano nelle nostre scuole sono 575.000. Di questi 200.000 sono nati in Italia: sono coloro che si definiscono la "seconda generazione", bambini e ragazzi che vivono generalmente nel Nord del nostro paese e nelle aree più dinamiche del Centro, bambini e bambine destinati a crescere nel nostro paese, con i nostri figli e nipoti con i loro stessi gusti e abitudini, che si sentono italiani anche se non professano la religione cattolica.
Torniamo dunque a parlare della scuola materna di Milano, delle insegnanti che hanno creduto di cancellare quella differenza di religione e di cultura cancellando una festicciola a scuola con le famiglie, con qualche recita di poesie e uno scambio di auguri e di regali.
L’intenzione delle insegnanti era, probabilmente, lodevole. Ma non si impara, fin da bambini, a stare insieme cancellando il Natale o le rispettive identità. Al contrario. Si può imparare a stare insieme solo conoscendo e rispettando le diversità e affermando la propria. Se, insomma, fin dai primi anni della scuola, i bambini impareranno che ci sono altre religioni, altre feste, altre abitudini, altri cibi altre lingue. Nelle nostre scuole è giusto ricordare celebrare festeggiare il Natale (e va bene per questo il presepe o l’albero a seconda delle preferenze e delle abitudini). Ma insieme, è bene spiegare ai nostri bambini che esistono altre religioni ed altre feste. Ed è persino possibile celebrarle insieme.
In una società che appare purtroppo sempre più divisa e rissosa, può essere di buon augurio per il nostro futuro che ci siano delle scuole dove i bambini tra i 3 i 6 anni, cattolici e musulmani, festeggino insieme il Natale con le loro famiglie. (In attesa e nella speranza che presto a quei bambini nati in Italia venga riconosciuta la cittadinanza italiana)