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Laboratorio di giornalismo

di Mauro Diana - L’UNIVERSITA’ OGGI, TRA MODULI E CREDITI

Nelle intenzioni il sistema potrebbe favorire lo studio e l’inserimento nel mondo lavorativo, ma la realtà dei fatti spesso è un’altra.
giovedì 30 marzo 2006 di Emiliano Morrone
L’UNIVERSITA’ OGGI, TRA MODULI E CREDITI
Nelle intenzioni il sistema potrebbe favorire lo studio e l’inserimento nel mondo lavorativo, ma la realtà dei fatti spesso è un’altra
È ormai finito da tempo il sistema dei vecchi esami all’università. Il periodo in cui gli studenti si preparavano per mesi su decine di libri sembra un ricordo lontano.
Oggi l’università, secondo il nuovo ordinamento voluto dall’attuale governo, dovrebbe poter favorire vari sbocchi al termine dei due percorsi di (...)

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> di Mauro Diana - L’UNIVERSITA’ OGGI, TRA MODULI E CREDITI

domenica 29 ottobre 2006

Tutto è nuovo. Tutto è vergine. Nuove case, negozi mai visti,facce volti e vestiti diversi, innumerevoli, amalgamati come i colori di un caleidoscopio, immerso in un rosso dilagante che avvolge e fa da sfondo al tutto. Bologna vergine. E’ così che si presenta la nuova citta, il luogo in cui un ragazzo di 19 anni si appresta a passare almeno tre anni della sua vita. Sono le percezioni di una matricola, di una persona che si vede assegnare un numero di dieci cifre, che sancisce la sua entrata nel mondo ancora da scoprire. Migliaglia ogni anno, sono i ragazzi che provano esperienze simili e che decidono di lasciare la terra natia per buttarsi nel loro futuro altrove, chi più lontano e chi più vicino a casa. Sono scelte, e la città in cui si decide di studiare assume un’aura strana che si interpone tra il mistero e il desiderio, tra il passato e il futuro. Bologna è una di queste città. Altissimo è il numero di matricole provenienti da regioni diverse; i ragazzi del mezzogiorno in particolare sono i più numerosi. Camminando per via Zamboni, tra persone con cani al guinzaglio o in sella ad una bicicletta da 15 euro, ad ogni passo si percepiscono idiomi assonanze e versi simili al parlato del luogo natio. Calbresi,pugliesi,siciliani e campani tutti insieme in una nuova avventura. Ognuno intraprende scelte e strade diverse. C’è chi alloggia in studentati, chi in collegio, altri in appartamento. Di conseguenza ciascuno ha problemi e questioni differenti da risolvere: orari di rientrata, lavatrici, bollette e quant’atlro. E poi c’è il primo giorno di lezione. Si conosce gente nuova, si entra in luoghi mai visti. Aule grandi a volte stracolme (tanto da rimanere fuori seduti a terra, cercando di cogliere gli echi lontani delle parole del prof), a volte quasi vuote. Professori giovani, di mezza età, avanti con gli anni che si alternano su quella cattedra, che prendono quel microfono in mano ed iniziano a spiegare, a parlare e anche a leggere il giornale, ad un uditorio armato di carta e penna che freneticamente prende appunti e annotazioni. A volte sono distanti, quasi intoccabili, con i quali si ha quasi timore a parlare, chiusi nella loro superiorità accademica. Altri invecesono aperti, cordiali, spiritosi e naturali. Tra un appunto e l’altro si scambiano batutte con i vicini, si conoscono studenti francesi, tedeschi, inglesi e americani, che come molte matricole si trovano anche loro in modo diverso ma uguale a vivere un mondo sconosciuto. Nascono nuove amicizie, si formano gruppi e si scambiano consoderazioni e lamentele sulle lezioni e sui prof. Passano i giorni e piano piano si avvicinano i primi appelli, i primi parziali. Niente ha a che fare con la scuola media superiore. Niente più compiti a casa, niente più interrogazioni, ognuno si autogestisce e rogola il proprio tempo. Non si hanno nè orari, nè aule fisse. Tra una lezione e l’atra capita di spostarsi in luoghi diversi, sfruttando il cosiddetto quarto d’ora accademico. Si decide il proprio piano di studi, i corsi da seguire, i seminari e i laboratori. Esiste, inoltre, una carta magnetica, denominanta baige, con il proprio numero di matricola, nome e cognome, codice fiscale, tutto correlato con l’altisonante nome dell’università. Questa "scheda" è come un passaporto, una nuova carta d’identià che riconosce l’identità di studente. Insieme al baige lo studente viene fornito dell’amato ed odiato libretto universitario; quello stesso libretto, che presenta in prima pagina il volto e gli occhi dello studente sognante pronto al nuovo avvenire, da immacolato inizia a riampirsi di date e firme, di 18, 25 e 30. Tutto questo è ciò (esplicato in minama parte) che risiede nel cuore e nella mente di uno studente forestiero nella nuova casa, che vive, sogna e brama una neo vita. Mancano gli affeti, manca la propria piccola patria, ma in quello stesso cuore, in quella stessa mentel’animo ribolle si eccita, ama e odia, desidera e ripudia qualcosa che sta conoscendo, qualcosa di indefinibile, sfuggente ma che materialmente esiste: l’università.

Davide Colasanto


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