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Politica

Morrone: "Resto in disparte per San Giovanni in Fiore, e la Voce mantiene la libertà degli albori"

sabato 9 aprile 2011
Sono del tutto pretestuosi alcuni commenti che sto leggendo di recente. Mi riferisco a certi richiami sulla politica a San Giovanni in Fiore (Cosenza).
Mi si scrive che sponsorizzo candidati berlusconiani; solo in quanto (ancora) direttore responsabile di "la Voce di Fiore", o più probabilmente perché ne rappresento l’immagine, se non altro per la chioma (ancora) sbarazzina.
Vincenzo Tiano, vicedirettore, è l’autore dei contestati articoli pro Antonio Barile (Pdl), già sindaco di San (...)

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> Morrone: "Resto in disparte per San Giovanni in Fiore, e la Voce mantiene la libertà degli albori" .... L’Italia e la differenza scomparsa.

lunedì 28 febbraio 2011
Caro Vincenzo, non ci siamo capiti! La vera opportunità rivoluzionaria per San Giovanni in Fiore e i sangiovannesi, ai miei occhi, almeno dagli anni ottanta a seguire, ripeto a dirlo e a chi mi conosce gli sembrerò ripetitivo, era rappresentata esclusivamente dalla presenza di Vattimo alle elezioni del 2005 ed in qualche modo da quel gruppo di persone che ne condividevano per sommi capi, non dico l’indirizzo filosofico, ma le implicazioni libertarie, relativiste e nichiliste nel senso alto del termine, cioè nei suoi aspetti pluralisti, antifondativisti, il che non significa non riconoscere la necessità e l’importanza di alcuni valori come la coerenza, il rispetto e la carità. Ti prego, semplicemente, perché è un’incoerenza profonda, almeno per chi conosce il filosofo e le sue “metaidee”, continuare a sostenere una sua posizione chiara e distinta e non invece fortemente condizionata e strumentalizzata anche da una certa insana strategia della quale ho gia scritto in un articolo sulla “voce di fiore” in versione cartacea. Vattimo si è sempre distinto, nella sua vita, nel campo del dibattito politico, conseguenzialmente alle sue speculazioni filosofiche, con delle idee che per certi versi andavano oltre i freni e i paletti della stessa sinistra istituzionale, ma questo avveniva per un suo spostamento verso le posizioni della sinistra antagonista e non verso una destra autoritarista, liberista e antilibertaria. Cosa si vuole, stupidamente, continuare a fare? Strattonare tirando Vattimo per la giacca verso lidi e impostazioni ideologiche che mai gli potrebbero appartenere! Vogliamo continuare a scherzare! Io l’ho detto dai primi giorni, che fu uno sbaglio che il filosofo fosse venuto ad immolarsi in un paese culturalmente arretrato come il nostro, ma comprendevo bene che l’immolazione fosse stata un’altra implicazione del suo pensiero filosofico. Però da qui a pensare che quell’immolazione avesse potuta servire alla sua controparte teorica ed ontologica non si può accettare da chi continua a vivere in questo “sputo di mondo”anche grazie alle riflessioni filosofiche. Lasciamo stare i giornali e gran parte dei giornalisti che purtroppo e spesso sono bravi a fare i titoli e gli articoli in barba ai più elementari criteri dell’uso dell’informazione come comunicazione vera. L’articolo del corriere della sera che è citato va analizzato bene, perché pur lasciando stare il cattivo gusto della rincorsa alla originale, inconsueta ed eccezionale notizia (e sull’eccezionalità ed in consuetudine si potrebbe gia riflettere) è semplice cogliere, per conto mio, alcuni elementi. Il filosofo Vattimo, oltre a fattori “strategici” era anche abbastanza stanco e molto stizzito per alcuni fatti, guarda caso ancora giornalistici, accaduti nei suoi confronti, perché le iene sono ovunque; ma da qui a dichiarare che un “anarchico” si possa schierare col centrodestra è un altro contraddittorio in termini. Approfitto per ricordare ai lettori che essere anarchici non è una moda, non lo fu per De Andrè, anche lui a quanto pare strattonato dalle amministrazioni di turno, non lo era per Ferrè, non lo era per Feyerabend, come non lo è per Chomsky e tanti altri. Sulla posizione vattimiana, quella più sincera e vicina alla verità, possono far luce, ma “onestamente”, i collaboratori stretti di quei giorni, quelli che ne hanno potuto cogliere alcuni aspetti ulteriori. Per parte mia, la conoscenza delle sue idee mi faceva cogliere, nelle poche battute che allora ci scambiammo alla luce di quei, per conto suo, catastrofici risultati elettorali, uno sconforto, ma soprattutto un’ironia, ed è in quest’ultima che ho potuto leggere in lui la comprensione più vicina della cruda verità e cioè che forse la propria immolazione era stata troppa, ma che comunque era stato bello vivere quest’altro lato della stupida realtà-attualità. Insomma, solo per chiudere il discorso, ribadisco questo: affinché si parla di cose frivole o di bassa politica uno può anche non fermarsi a perdere tempo a rispondere, ma se sono tirate in ballo alcune cose uno sente il dovere di intervenire. Lascio stare da parte “il popolo”, “la strada”, i “progressisti ed i conservatori” sulle scelte “anomale” di alcune liste, sulla confusione di indirizzo intorno ad “italia dei valori” sulla distinzione tra “locale e nazionale”, in genere sulla “libertà” da chi e da cosa, perché ci sarebbe molto da approfondire sulla mistificazione inerente alla categoria del “politicante”, oramai molto distante da quella della “POLITICA” in senso alto. Credo, almeno io, di essere stato né superficiale né poco profondo, certamente, per chi mi conosce, mai in malafede. Alla “Voce di Fiore” Un saluto da Franco Spina.

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