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CON KANT, FREUD, E LACAN, OLTRE! USCIRE DALLO STATO DI MINORITÀ E DALL’EDIPO - AL DI LÀ DELL’ETÀ DEL PADRE, DELLA MADRE, E DEL FIGLIO

GENITORI, FIGLI, E FORMAZIONE: AL DI LÀ DEL FALLIMENTO, COSA RESTA DEL PADRE? PER MASSIMO RECALCATI, OBBEDIENTE A LACAN, RESTA ANCORA (E SEMPRE) LA LUNGA MANO DELLA MADRE. Una pagina dal suo libro e un’intervista con Luciana Sica - a cura di Federico La Sala

(...) Ma a cosa è legata oggi la funzione del padre? «Se non può più essere legata al sangue, al sesso, alla biologia, alla discendenza genealogica, allora aveva forse ragione papa Luciani a sconvolgere secoli di teologia dicendo che Dio è anche madre» (...)
sabato 12 marzo 2011 di Federico La Sala
[...] «Lo schema edipico continua ad avere il suo valore, se però si abbandona il teatrino familiare. Intesa come legame "naturale",la famiglia composta da una coppia eterosessuale e dai loro figli non è più il nucleo immobile dei legami sociali. Esistono organizzazioni sociali e culturali sempre più complesse, l’importante è che non venga meno la funzione educativa del legame familiare che vuol dire umanizzare la vita, iscriverla in un’appartenenza, farla partecipare a una cultura di (...)

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> GENITORI, FIGLI, E FORMAZIONE: AL DI LA’ DEL FALLIMENTO, COSA RESTA DEL PADRE? ---- Da “Padre” a “papi”... “dal regime edipico della democrazia al sultanato post-ideologico di tipo perverso”, nelle parole di Massimo Recalcati (di Elisabetta Ambrosi - Nella terra di papi non c’è posto per papà).

mercoledì 16 marzo 2011

Nella terra di papi non c’è posto per papà

Nel libro “Cosa resta del padre?” Massimo Recalcati racconta la scomparsa di colui che sa unire. E non opporre la legge al desiderio

di Elisabetta Ambrosi (il Fatto, 16.03.2011)

Da “Padre” a “papi”. Questo semplice passaggio lessicale (provate a pronunciare le due parole a voce alta notando la differenza di solennità nel suono) racconta un cambiamento epocale. Quello che va “dal regime edipico della democrazia al sultanato post-ideologico di tipo perverso”, nelle parole di Massimo Recalcati. Nel nuovo libro Cosa resta del padre? la paternità nell’epoca ipermoderna, lo psicoanalista lacaniano utilizza con originalità categorie analitiche per leggere la società. E sostiene che la vicenda delle papi-girls riassume in forma pura i valori oggi imperanti: “Il denaro elargito come puro atto arbitrario, l’illusione che si possa raggiungere l’affermazione di sé senza rinuncia, l’enfatizzazione feticistica dei corpi femminili, l’opposizione ostentata nei confronti della Legge, il rifiuto di ogni limite e l’assenza di pudore”.

UNA TESI che nulla ha a che fare con la condanna moralistica. In realtà questo insieme di comportamenti produce in chi li pratica, a partire da Berlusconi, sicura angoscia e infelicità. Come guarire? La strada suggerita da Recalcati per tornare a desiderare sembra una cattiva notizia per il premier: la castrazione. Ma solo simbolica, ovviamente: nel senso della presenza di qualcuno che ponga confini e divieti alla possibilità di godere di tutto. In breve, papi, per essere felice, avrebbe bisogno di un Padre. Quel ruolo che non è riuscito pubblicamente ad incarnare, il Padre della nazione, rivestendo al massimo quello dello zio ricco e scapestrato che diseduca i figli altrui. Attenzione, però: secondo Recalcati Berlusconi rappresenta l’espressione più spudorata di una sceneggiatura che riguarda soprattutto noi, sul piano privato e pubblico. E che sarebbe bene rileggere con cura, perché scorrendola con attenzione noteremo che la scomparsa di uno dei principali protagonisti del passato, il Padre (e insieme a lui la Legge), - ucciso dai colpi inferti sia dalla sua estremizzazione mostruosa durante il nazifascismo, che lo ha reso una caricatura inutilizzabile, sia dalle grida studentesche del ’68 - è una sciagura.

I MOTIVI sono due: il primo è che la Legge, posta dal Padre, non costituisce una minaccia del desiderio, anzi ne rappresenta la condizione. Una tesi davvero fuori moda e pure un po’ ardita per chi, da psicoanalista, dovrebbe curare le ferite di precoci e insensati divieti. Eppure, come ormai gran parte della teoria clinica va dicendo, oggi gli individui (cittadini e pazienti), sono cambiati e i sintomi che causano loro sofferenza non sono più quelli che affliggevano l’austera borghesia viennese. Al contrario, le psicopatologie sono sempre più l’effetto della scomparsa di qualsiasi divieto, che autorizza al godimento artistico e seriale e conduce all’infelicità. Anche qui, il moralismo non c’entra nulla.

Provate a immaginare visivamente, sembra suggerire l’autore, una terra senza alcun confine, senza alberi, fiumi, montagne, sentieri che conducono da un punto all’altro. Il risultato sarà uno smarrimento mortale, lo stesso che produce il consumismo: una “fede nell’oggetto come rimedio al dolore di esistere”, che invece ci restituisce quel dolore nella sua forma più acuta. Il secondo motivo per cui la scomparsa del Padre è un male è perché il Padre è colui che dovrebbe trasmettere al figlio la più preziosa delle eredità: la capacità di desiderare. Per spiegare in che modo possa riuscire nel compito, occorre rapidamente addentrarsi nella mitologia psicoanalitica: il Padre ha la funzione di proibire ciò che l’Edipo di Sofocle realizza, l’incesto con la Madre.

TRADOTTO per tutti, genitori e non: la sua funzione dovrebbe essere quella di aiutare il figlio alla dolorosa separazione dal paradiso terrestre rappresentato dalla fusione “emblema di un godimento assoluto e senza mancanze” che si realizza nella pancia e poi durante l’allattamento. “Non puoi ritornare da dove sei venuto!”, deve ricordare il Padre. Se questa operazione viene a mancare, perché la madre vuole anch’essa restare fusa con il figlio quest’ultimo sarà incapace di desiderare. Il desiderio comporta separazione, esodo, erranza e insieme l’esperienza che non tutto è a portata di mano, che l’oggetto del nostro amore sfugge al possesso.

Il Padre, dunque, è colui che sa unire e non opporre, la Legge al desiderio, ammansendo sia Kant che Sade. E proponendo una nuova alleanza tra i due, che impedisca sia che il desiderio degeneri “nell’inconsistenza dissipativa del godimento”, sia che si restauri “l’ordine della morale repressiva e patriarcale”. Certo, la parola del Padre inizialmente è un trauma, ma un trauma benefico, comunque necessario, perché oltre che condizione del desiderio, il divieto ci consente di accedere alla dimensione sociale, dove incestuosità, violenza, tracotanza sono vietati. Pena l’impossibilità a convivere.

Come può oggi il Padre trasmettere il desiderio? Per Recalcati oggi non resta che una possibilità, quella che finalmente ci autorizza a parlare di padre con la “p” minuscola: unicamente attraverso la propria testimonianza di vita, che non può avere valore universale né ideale, ma solo singolare. Non il Padre, ma i tanti padri. Che non sono necessariamente quelli biologici, ricorda lo psicoanalista contro ogni possibile uso ideologico della sua teoria. Chiunque infatti può essere padre (biologico e non, ma persino maschio o femmina ), a patto che sappia svolgere la funzione di cui la nostra società ha un bisogno disperato: interdire il desiderio, ponendo i confini; incarnare il desiderio nella propria esistenza; infine gestire con sapienza il conflitto che questo ruolo inevitabilmente comporta.


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