Spari su casa-famiglia avviso a don Panizza
di Giovanni Maria Mira (Avvenire, 28 febbraio 0212)
Nuova grave intimidazione contro la Comunità ’Progetto Sud’ di Lamezia Terme, guidata da don Giacomo Panizza, direttore della Caritas diocesana. Un colpo di pistola 7,65 è stato sparato nella notte tra sabato e domenica contro l’edificio confiscato alla cosca dei Torcasio, ribattezzato ’Pensieri e parole’. Una casa di tre piani che ospita il ’dopo di noi’ per disabili non autosufficienti - e che le famiglie non possono più seguire - e una casa famiglia per immigrati minorenni. La stessa casa contro la quale la sera dello scorso Natale era stata fatta esplodere una bomba. Ora il proiettile - sembra sparato da molto lontano - che ha colpito e sfondato la finestra della cucina del ’dopo di noi’. Ma questa volta c’è qualcosa di più. «Questa volta è stata un’azione proprio contro di noi», riflette don Giacomo. Per domani, infatti, ’Progetto Sud’ e tutte le associazioni del volontariato cittadino, cattoliche e laiche, col sostegno della diocesi e del comune, hanno organizzato una giornata di mobilitazione dal titolo ’Il giorno che non c’è io ci sarò’, che prende spunto sia dalla data (29 febbraio) ma anche dalla speranza che presto si possa dire «il giorno che non c’è...più la ’ndrangheta». Anche perché a Lamezia, invece, qualcuno continua a dire che «la mafia non c’è». Una giornata che prevede incontri nelle scuole e nel tardo pomeriggio una marcia che si concluderà con gli interventi del vescovo, Luigi Antonio Cantafora, del procuratore, Salvatore Vitello e del sindaco, Gianni Speranza.
Un’iniziativa che parte dal basso per reagire a una clima pesantissimo che si è creato nel quartiere Capizzaglie, feudo storico della cosche lametine, dove nel mese di dicembre ci sono stati ben 20 attentati contro esercizi commerciali e tre agguati con ferimenti, culminati con l’ordigno contro ’Pensieri e parole’. Azioni anche in pieno giorno, tra la gente, per fare paura, riaffermare il controllo del territorio o per occuparlo da parte di gruppi mafiosi esterni. Forse per mettere le mani su importanti appalti pubblici previsti nella zona. Il risultato è che gli abitanti non girano più e le vendite dei negozi sono crollate (il quartiere è famoso soprattutto per la produzione del pane e venivano a comprarlo anche da fuori città).
«Dopo tutti questi episodi di violenza - commenta don Giacomo - ci stiamo preparando più che convinti che la città si debba rimettere in marcia, sulla strada giusta. Lamezia è da cambiare. Il 29 febbraio, alla luce di quanto avvenuto, abbiamo dei motivi in più per manifestare». Un’iniziativa che evidentemente disturba. Una settimana fa, infatti, è stata devastata da un terribile raid vandalico la scuola ’Saverio Gatti’ da cui partirà la marcia, sempre nel quartiere di Capizzaglie. Due giorni fa lo sparo contro ’Pensieri a parole’, una delle tappe della marcia.
«È chiaro che ce l’hanno con noi. Vogliono ostacolare il nostro lavoro. Sono contro la cultura della legalità e dei diritti che noi perseguiamo da anni - dice anche Nunzia Coppedè, presidente calabrese della Fish che ha sede nell’edificio e animatrice di ’Progetto Sud’ -. Comunque tutto ciò non ferma la nostra volontà ad andare avanti». E don Giacomo insiste. «Le pallottole non ci fermeranno. È il momento di resistere tutti insieme per traghettare un’altra Calabria».