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POLITICA E RETORICA ITALIANA, NELL’EPOCA DEL BERLUSCONISMO GALOPPANTE (1994-2011). Quando non c’è serietà le bugie dilagano, le immagini s’adeguano ...

FARE PAURA. TOGLIERE A LAMPEDUSA E ALL’ITALIA LE LORO VIRTU’: DIGNITA’, CALMA, RESISTENZA, SERIETA’. Lampedusa e la sovranità del panico. Un’analisi di Barbara Spinelli - a c. di Federico La Sala

Giustamente il cardinale Martini mette in guardia contro l’uso dello spauracchio apocalittico: non ha detto, Gesù, che "fatti terrificanti" verranno ma "nemmeno un capello del vostro capo perirà"? (...)
giovedì 7 aprile 2011 di Federico La Sala
[...] la menzogna decisiva riguarda quel che l’Italia pensa di sé. Alla radice della cecità, c’è l’illusione di essere una nazione che ancora può scegliere tra essere multietnica o no. Che non deve nemmeno chiedersi se stia divenendo xenofoba.
In realtà sono 30 anni che siamo un paese d’immigrazione, con punte massime negli ultimi dieci, e quando Berlusconi nel 2009 disse che "non saremo un paese multietnico", mentiva per evitare il ruolo di pedagogo delle crisi. Per negare che la (...)

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> FARE PAURA. --- IMMIGRAZIONE E BUFALE DI GOVERNO --- UNA POLITICHETTA MISERABILE E GRETTA. CATASTROFE MORALE.

giovedì 31 marzo 2011

Catastrofe morale

di Luigi Manconi (l’Unità, 31.03.2011)

Tecnicamente parlando. Il discorso di Silvio Berlusconi nella piazza di Lampedusa è sotto il profilo linguistico e sotto quello semantico uno dei punti più bassi della retorica politica e della oratoria pubblica degli ultimi decenni. Lì il carisma berlusconiano si rivela per quello che è: a’ mossa del varietà napoletano tra le due guerre. Il che non significa, certo, che quel discorso risulti inefficace. Ma, al di là del successo immediato, le parole di Berlusconi, trascinano l’azione del Governo in una via senza uscita.

E, infatti, il superamento dell’ostilità dei lampedusani non attenua di una virgola il bilancio davvero fallimentare registrato dall’esecutivo nelle ultime settimane. L’Italia appare ridotta ad appendice insignificante di strategie geopolitiche decise da altri, e a una mera “espressione geografica” nelle relazioni sovranazionali e nella sfera delle responsabilità politiche e morali alle quali aspira un paese che si vuole grande. Nessun ruolo nei confronti dei movimenti democratici del Nord Africa e degli assetti futuri del Mediterraneo e nessun programma credibile per le diverse emergenze umanitarie.

Una politichetta miserabile e gretta, che limpidamente si esprime nel discorso di Berlusconi a Lampedusa: la galvanizzazione degli umori più bassi e la blandizie verso le pulsioni più oscure, l’intesa complice e l’ammiccamento ruffiano e la promessa mirabolante. Il modello è, platealmente l’animatore di un Club Med. Ma Berlusconi non evoca la spensieratezza smargiassa e vitalistica del Fiorello delle origini, bensì la più bolsa interpretazione di un copione improbabile, destinato all’Attor Giovane (che so? Un Massimo Ciavarro).

Il Premier che compra casa in località Cala Francese recita torpidamente una parte che il pubblico già conosce, annoiando e annoiandosi (avete presente Ric e Gian al declino della loro carriera?). E, tuttavia, quelle parole di Berlusconi vanno messe in fila con quelle pronunciate in questi giorni dagli esponenti del centro destra. Una sconfinata ignoranza su ciò di cui parlano (migranti e profughi), una irriducibile propensione alla minaccia e alla prepotenza, un linguaggio triviale e privo di qualunque relazione con la realtà, la grammatica, il diritto internazionale. In poche settimane è stato completato quel processo di stravolgimento in senso xenofobico del discorso pubblico avviato da tempo; è stata travolta l’interdizione morale e culturale che proteggeva lo straniero dalla nostra tentazione all’intolleranza e alla discriminazione; il vocabolario pubblico ha accolto, legittimato e riprodotto le parole della xenofobia, non per mediarle e controllarle, ma per usarle come altrettanti corpi contundenti. Finissimi scienziati della politica analizzano, compunti, il “foera di ball” di Umberto Bossi e ci spiegano come rappresenti la sintesi geniale di un grande disegno politico.

Sarà, ma è anche il segno di una catastrofe morale che non andrebbe blandita quasi fosse una manifestazione di innocente folclore. È, né più né meno, che una mascalzonata. E il fallimento del ministro dell’Interno Roberto Maroni e il ridicolo nel quale affonda il ministro degli Esteri Franco Frattini disegnano i tratti psicologici di un ceto politico che oscilla tra paranoia e aggressività. Questo per quanto riguarda la scena pubblica. Dietro, nel back stage dove provvisoriamente si trova, tra gli altri, il Parlamento della Repubblica viene approvata un’inversione dell’ordine del giorno, che anticipa il voto sul disegno di legge sui tempi dei processi. Gratta gratta, la roba è lì.


Immigrazione e bufale di governo

di Pietro Soldini, responsabile immigrazione Cgil

L’Unità 31.3.11

Ancora una volta il governo italiano e il ministro dell’Interno, ci costringono alla vergogna per come stanno gestendo la situazione degli arrivi a Lampedusa, mancava solo lo show di Berlusconi. Gli sbarchi a Lampedusa erano assolutamente prevedibili e invece il ministro Maroni non li ha voluti prevedere perché impegnato a propagandare la “Missione compiuta” del suo ministero di azzeramento degli sbarchi, di chiusura del centro di Lampedusa in seguito all’accordo italo-libico. Una posizione propagandistica che gli avvenimenti della Libia e più in generale del Nord Africa hanno clamorosamente smentito.

Peraltro nel periodo in cui l’accordo italo-libico “ha funzionato” circa 50.000 profughi sono sbarcati in Grecia, anch’essa frontiera europea. Altri centinaia di migliaia si sono ammassati in Libia, e non sappiamo quanti di loro sono morti in mare e nel deserto. Comunque mentre noi gridiamo all’invasione, oltre 300.000 persone hanno lasciato la Libia dal confine tunisino ed egiziano.

Gli immigrati che arrivano a Lampedusa sono “persone” e come tali vanno accolti e assistiti. L’ipotesi di un loro rimpatrio non potrà che avvenire con i tempi e le procedure previste dalla Direttiva Europea n. 115 con la collaborazione degli interessati e dei loro paesi d’origine. Ogni altra ipotesi agitata dal ministro Maroni, come quella dei “rimpatri forzosi”, è assolutamente impraticabile.

La protezione umanitaria, per quelli che sono arrivati e che potrebbero arrivare (50.000?) spalmata su tutto il territorio, non potrebbe certo essere considerata insopportabile. È insopportabile lasciarli ammassati a Lampedusa, senza assistenza e quasi senza cibo, compresi i minori. È evidente che il Governo non vuole affrontare e risolvere l’emergenza, ma vuole coltivarla. È falso affermare che l’Italia sia la in Europa a farsi carico dei rifugiati: in Italia abbiamo 55.000 contro i 600.000 della Germania, 300.000 in Francia, 200.000 nel Regno Unito. In quanto alle risorse l’Italia, per l’accoglienza e l’integrazione spende quasi zero del proprio bilancio e ciò che spendiamo proviene dal fondo europeo (Fei circa 75 milioni).

Il governo ed il ministro Maroni si stanno assumendo una grave responsabilità per la situazione di caos a Lampedusa, per la violazione dei diritti umani, i disagi alla popolazione locale e la spregiudicata ed irresponsabile strumentalizzazione nei confronti dell’opinione pubblica.

Occorre un’operazione di verità perché gli immigrati, che arrivano sulle nostre coste, non sono colpevoli di nulla, né si può addossare la responsabilità all’Europa, alla sinistra, ai buonisti, e prendere atto del fallimento di questo governo.


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