CHIESA NEL MONDO
Il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli al «dies academicus» della Facoltà teologica del Triveneto
Dias: dialogo e annuncio sono indivisibili
L’intervento del cardinale a Padova «Relazioni interreligiose, sfida e chance»Il porporato indiano ha parlato delle esperienze di confronto e convivenza tra fedi diverse nel suo Paese natale
Da Padova Francesco Dal Mas (Avvenire, 31.03.2007)
Pasqua è vicina. E siamo ormai alla soglia della Settimana Santa. Ma nel restaurato teatro settecentesco del Seminario di Padova, è al messaggio e all’atmosfera dell’Epifania che il cardinale Ivan Dias fa riferimento per rilanciare lo spirito e la necessità del dialogo interreligioso. Dias - indiano, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli - è intervenuto ieri mattina al dies academicus della Facoltà teologica del Triveneto.
«Vedo nei Magi quell’immenso numero di seguaci di religioni non cristiane - ha detto il porporato - che seguono le proprie stelle - libri sacri, saggi, santi - e portano nel loro seno i preziosi tesori qui messi dallo Spirito Santo come semi della verità. Tocca a noi cristiani accompagnare e far maturare questi semi fino a che raggiungano la pienezza della verità, usando la via del dialogo interreligioso, finché un giorno - su questa terra o dopo - incontreranno "il dio ignoto" che adoravano senza averlo conosciuto e che altro non sarà che Gesù Cristo nostro Signore, via, verità e vita».
Con Scola e Mattiazzo
Dias ha tenuto la prolusione dopo l’introduzione del vescovo di Padova, Antonio Mattiazzo, vice Gran Cancelliere della Facoltà, l’intervento del cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia e Gran Cancelliere, e la relazione delle attività accademiche da parte di monsignor Andrea Toniolo, propreside. In sala numerosi vescovi, le autorità civili e il rettore dell’Università di Padova, Vincenzo Milanesi (che ha garantito piena collaborazione con la Facoltà teologica). Padova è la capitale dell’immigrazione nel Nordest. Pertinente dunque il tema della prolusione: Dialogo religioso e missione della Chiesa.
Dias ricorda il Concilio e la dichiarazione Nostra Aetate e subito suggerisce due proposizioni. La prima: bisogna avere un sincero rispetto per le altre religioni che non raramente riflettono un raggio della verità che illumina tutti gli uomini. La seconda: è indispensabile annunciare la pienezza di vita religiosa in Cristo che è via, verità e vita. «Davanti ad una così vasta gamma di tradizioni religiose nel mondo, i cristiani devono cercare di scoprirvi l’azione dello Spirito Santo - cioè i semi di verità, come ha voluto chiamarli il Concilio Vaticano II - e di condurli, senza alcun complesso di superiorità, alla piena conoscenza della verità in Gesù Cristo. Da parte loro - prosegue il cardinale - anche i cristiani possono risvegliare alcuni elementi della loro fede che si trovano nelle religioni non cristiane e che talvolta essi hanno trascurato oppure dimenticato, come per esempio il digiuno rigoroso, la meditazione giornaliera, la preghiera frequente durante la giornata, il distacco radicale dalle cose del mondo, l’ascetismo».
Ascoltano con grande interesse quanti - numerosi in sala - operano ogni giorno sulla "frontiera" dell’immigrazione. Soprattutto quando Dias ricorda la prassi del dialogo interreligioso nella sua India. Ci sono diverse forme di dialogo, ha spiegato Dias: della vita, delle opere, degli scambi teologici, dell’esperienza religiosa. «Le altre religioni costituiscono una sfida positiva per la Chiesa; la stimolano infatti sia a scoprire e a riconoscere i segni della presenza di Cristo e dell’azione dello Spirito, sia ad approfondire la propria identità e a testimoniare l’integrità della rivelazione, di cui è depositaria per il bene di tutti».
Ma l’interlocutore come deve porsi? «Dev’essere coerente - sottolinea Dias - con le proprie tradizioni e convinzioni religiose e aperto a comprendere quelle dell’altro, senza dissimulazioni o chiusure, ma con verità, umiltà, lealtà, sapendo che il dialogo può arricchire ognuno».
Di queste parole hanno fatto tesoro gli studenti e gli insegnanti della Facoltà, ma anche i sacerdoti, i religiosi e i laici che hanno partecipato al dies academicus. È il secondo anno della Facoltà; il terzo vedrà la sede di Padova completamente rinnovata. «L’intenzione che ci guida - sottolinea Mattiazzo - è quella di offrire agli studenti di teologia e al mondo accademico una sede ed uno strumento adeguati per l’insegnamento, lo studio, la ricerca teologica e il dialogo tra i saperi. Ogni istituzione e struttura è come un corpo. Per essere vivo, attivo e creativo ha bisogno di un’anima. Abbiamo una grande istituzione; essa ha bisogno di un’anima grande».