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ITALIA. A TRICARICO (MATERA), ANCHE NEL CIMITERO, ARRIVANO I NUOVI FARAONI ....

PER ROCCO SCOTELLARO E PER LA DIGNITA’ DELLA BASILICATA, UNA MOBILITAZIONE NAZIONALE. Costruita nel cimitero di Tricarico (Matera), dinanzi alla tomba del poeta, una imponente cappella privata: un’offesa e uno scempio. Una nota di Piero Stefani - a c. di Federico La Sala

Il comunicato stampa di Carmela Biscaglia - Direttore del Centro di documentazione "Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra"
mercoledì 1 giugno 2011 di Federico La Sala
[...] Costruito nel cimitero di Tricarico (Matera) un manufatto che offende la figura del poeta Rocco Scotellaro
ed è irrispettoso di un luogo che è “luogo della memoria storica” della città di Tricarico e luogo della
“memoria letteraria” legato a tante pagine della prosa e della poesia di uno dei maggiori poeti del Novecento
italiano, al quale Tricarico ha dato i natali. Appare inoltre già in gran parte chiuso il panorama della bella
valle del Basento e forse (...)

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> PER ROCCO SCOTELLARO E PER LA DIGNITA’ DELLA BASILICATA --- PASSAGGIO ALLA CITTA’. Addio, come posso dirvi addio? (di Rocco Scotellaro)

domenica 15 dicembre 2013

PASSAGGIO ALLA CITTA’

di Rocco Scotellaro *

-  Ho perduto la schiavitù contadina,
-  non mi farò più un bicchiere contento,
-  ho perduto la mia libertà
.

-  Città del lungo esilio
-  di silenzio in un punto bianco dei boati,
-  devo contare il mio tempo
-  con le corse del tram,
-  devo disfare i miei bagagli chiusi,
-  regolare il mio pianto, il mio "sorriso.

-  Addio, come addio? distese ginestre,
-  spalle larghe dei boschi
-  che rompete la faccia azzurra del cielo,
-  querce e cerri affratellati nel vento,
-  pecore attorno al pastore che dorme,
-  terra gialla e rapata
-  che sei la donna che ha partorito,
-  e i fratelli miei e le case dove stanno
-  e i sentieri dove vanno come rondini
-  e le donne e mamma mia,
-  addio, come posso dirvi addio?

-  Ho perduto la mia libertà:
-  nella fiera di Luglio, calda che l’aria
-  non faceva passare appena le parole,
-  due mercanti mi hanno comprato,
-  uno trasse le lire e l’altro mi visitò.

-  Ho perduto la sçhiavitù contadina
-  dei cieli carichi, delle querce,
-  della terra gialla e rapata.

-  La città mi apparve la notte
-  dopo tutto un giorno
-  che il treno aveva singhiozzato,
-  e non c’era la nostra luna,
-  e non c’era la tavola nera della notte
-  e i monti s’erano persi lungo la strada.

* Cfr.: Rocco Scotellaro, È fatto giorno. 1940-1953, (Milano, Mondadori, 1954, 1982).


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