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L’ALLEANZA! UN’ESPLOSIONE D’AMORE - LA PENTECOSTE, "LA DONAZIONE DI PIETRO", E IL CATTOLICESIMO ROMANO. Una riflessione di Jacques Noyer, con una nota di Federico La Sala

(...) Si potrebbe credere che l’esplosione d’Amore che è la Pentecoste sia da moltissimo tempo diventata inoffensiva. Lungo la storia, però, degli uomini e delle donne hanno buttato all’aria le tradizioni e le ovvietà per disegnare con le loro parole e con i loro gesti quel Regno di Dio che continua a rimbombare nelle profondità della nostra umanità.
mercoledì 15 giugno 2011 di Federico La Sala
[...] Si capirebbe con difficoltà l’estensione rapida del cristianesimo, nel bacino mediterraneo e oltre se si riducesse la Pentecoste alla nascita di una piccola setta religiosa nuova. Non è una nuova religione che nasce quel giorno, è una umanità nuova dove si aboliscono le frontiere, e con esse le gerarchie, i privilegi, le nazioni e le religioni. Non è vecchia del suo passato, ma giovane della sua promessa. Ricomincia con ogni aurora. Ricomincia con ogni bambino. Ricomincia con ogni (...)

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> L’ALLEANZA! UN’ESPLOSIONE D’AMORE - LA PENTECOSTE, "LA DONAZIONE DI PIETRO", E IL CATTOLICESIMO ROMANO. --- Pentecoste, festa difficile (di don Tonino Bello)

sabato 23 maggio 2015

Pentecoste, festa difficile

di don Tonino Bello *

...... la Pentecoste è una festa difficile. Ma non perché lo Spirito Santo anche per molti battezzati e cresimati è un illustre sconosciuto.

È difficile, perché provoca l’uomo a liberarsi dai suoi complessi. Tre soprattutto, che a me sembra di poter individuare così:

Il complesso dell’ostrica.

Siamo troppo attaccati allo scoglio. Alle nostre sicurezze. Alle lusinghe gratificanti del passato. Ci piace la tana. Ci attira l’intimità del nido. Ci terrorizza l’idea di rompere gli ormeggi, di spiegare le vele, di avventurarci sul mare aperto. Se non la palude, ci piace lo stagno.

Di qui, la predilezione per la ripetitività, l’atrofia per l’avventura, il calo della fantasia.

Lo Spirito Santo, invece, ci chiama alla novità, ci invita al cambio, ci stimola a ricrearci.

C’è poi il complesso dell’una tantum.

È difficile per noi rimanere sulla corda, camminare sui cornicioni, sottoporci alla conversione permanente. Amiamo pagare una volta per tutte. Preferiamo correre soltanto per un tratto di strada. Ma poi, appena trovata una piazzola libera, ci stabilizziamo nel ristagno delle nostre abitudini, dei nostri comodi. E diventiamo borghesi.

Il cammino come costume ci terrorizza. Il sottoporci alla costanza di una revisione critica ci sgomenta. Affrontare il rischio di una itineranza faticosa e imprevedibile ci rattrista.

Lo Spirito Santo, invece, ci chiama a lasciare il sedentarismo comodo dei nostri parcheggi, per metterci sulla strada subendone i pericoli. Ci obbliga a pagare, senza comodità forfettarie, il prezzo delle piccole numerosissime rate di un impegno duro, scomodo, ma rinnovatore.

E c’è, infine, il complesso della serialità.

Benché si dica il contrario, noi oggi amiamo le cose costruite in serie. Gli uomini fatti in serie. I gesti promossi in serie. Viviamo la tragedia dello standard, l’esasperazione dello schema, l’asfissia dell’etichetta. C’è un livellamento che fa paura. L ’originalità insospettisce. L ’estro provoca scetticismo. I colpi di genio intimoriscono. Chi non è inquadrato viene visto con diffidenza. Chi non si omogeneizza col sistema non merita credibilità. Di qui la crisi della protesta nei giovani e l’estinguersi della ribellione.

Lo Spirito Santo, invece, ci chiama all’accettazione del pluralismo, al rispetto della molteplicità, al rifiuto degli integralismi, alla gioia di intravedere che lui unifica e compone le ricchezze della diversità.

La Pentecoste vi metta nel cuore una grande nostalgia del futuro.

* Segnalazione di don Aldo Antonelli


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