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ANTROPOLOGIA, POLITICA, E FILOSOFIA: "SAPERE AUDE!" (I.KANT, 1784).NON SIAMO ALLA FINE DELLA STORIA. Ridisegnare un mondo migliore ...

UNO SCHIAFFO DI LUCIANA CASTELLINA A TUTTA LA FILOSOFIA ITALIANA. Avere il coraggio di continuare a pensare il non ancora pensato. Il suo testo, con una nota - a cura di Federico La Sala

Le donne, gli uomini e la più grande bugia della storia. C’è una bugia storica che non può essere svelata declassificando documenti segreti, come è stato per le Carte del Pentagono o per le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. A dirla sono le nostre moderne democrazie. (...)
martedì 19 luglio 2011 di Federico La Sala
[...] Dire “ogni cittadino è uguale di fronte alla legge” è una conquista democratica ma anche un inganno. L’astrattezza della norma andrebbe colorata assumendo come metro il bisogno di ognuno, valorizzando la sua diversità e organizzando la vita collettiva in modo da dare uguaglianza concreta alle differenze.
Significherebbe costruire identità relazionali in cui ciascuno, anziché mutilarsi per entrare nella corazza dell’astratto, o rifugiarsi, mortificato, nella sua diversità (...)

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> UNO SCHIAFFO DI LUCIANA CASTELLINA A TUTTA LA FILOSOFIA ITALIANA. ---- Quando il senso comune del terzo millennio rotola all’indietro e detta comportamenti senza vergogna (di Ida Dominijanni - Com’erano belli gli anni Cinquanta).

venerdì 1 luglio 2011

Com’erano belli gli anni Cinquanta

di Ida Dominijanni (il manifesto, 01.07.2011)

Un caso così non si trova nemmeno nel manuale del perfetto maschio-padrone dell’800. Ma i manuali non servono, quando il senso comune del terzo millennio rotola all’indietro e detta comportamenti senza vergogna. Del resto, perché vergognarsi? Dev’essere stato per buon cuore che i dirigenti della Ma Vib hanno scelto fra i loro 30 dipendenti 13 donne, tutte donne e solo donne, da mandare prima in cassa integrazione e poi a casa, «così possono stare a curare i bambini», tanto «in famiglia il loro è comunque un secondo stipendio». In altre parole, un optional. Di lusso. Come è un optional, di lusso, che le donne, che i bambini li curano comunque, pretendano pure di lavorare. Ma in tempi di crisi, i lussi non ce li possiamo più permettere. Un capitombolo e oplà, si torna all’antico: uomo-capofamiglia-lavoratore, donna-madre-moglie (cureranno meglio anche i mariti se stanno a casa, no?), e un solo stipendio che basta e avanza. Com’erano belli e ordinati gli anni 50.

Non ci si crede. E si stenta a credere pure che intervistata da un tg, una delle operaie licenziate parli di spalle per paura di ritorsioni. Più di tutto, si stenta a credere il fatto che chiude il cerchio: gli operai, maschi, che decidono un presidio di solidarietà con le colleghe, ma al dunque si sottraggono e tornano zelanti e obbedienti al lavoro. E’ solo il ricatto della crisi? O il miraggio di poter tornare a essere dei veri uomini con le mogli al seguito e la pastasciutta in tavola?

Licenziare le donne quando sono incinta è ridiventata un’abitudine. Licenziarle con la giustificazione che così i figli staranno meglio può diventare una bestemmia. E un oltraggio a quell’erogazione gratuita del lavoro di cura che le donne svolgono regolarmente insieme al lavoro retribuito, senza che l’uno risenta dell’altro e spesso con migliori risultati degli uomini. L’assurdo è che mentre tutto questo accade nel civile e profondo Nord, a Roma si decida di alzare l’età pensionabile femminile. Sarà perché a 60 anni non ci sono più bambini da accudire. E per i genitori anziani basta una badante. Da pagare, va da sé, col secondo stipendio.


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