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STORIA DELLA FILOSOFIA: NEW REALISM o, che è lo stesso, NEW IDEALISM. Dopo Marx, dopo Nietzsche, dopo Freud, e dopo Foucault ...

"NUOVO REALISMO", IN FILOSOFIA. DATO L’ ADDIO A KANT, MAURIZIO FERRARIS SI PROPONE COME IL SUPERFILOSOFO DELLA CONOSCENZA (QUELLA SENZA PIU’ FACOLTA’ DI GIUDIZIO). Una nota sul tema - di Federico La Sala

(...) in Europa come nel mondo, ciò che oggi si aggira sempre più forte è il programma di Kant (come di Marx e dello stesso Lenin), il coraggio di sapere e l’uscita dallo stato di minorità (...)
martedì 13 settembre 2011
[...] Ferraris aspira a proporsi - visto che "al posto di individui maturi s’avanzan strani bambocci: adulti mostruosi e mai cresciuti che prendono la vita come un grande gioco, una parodia dei trastulli dei più piccoli"
(Francesco Cataluccio) - come il teorico e il teologo dell’Immaturità di massa e ... del berluscattolicesimo aggressivo e galoppante? Boh?! E Bah?! "Con nostalgia e rispetto, ma anche senza nasconderne le debolezze, le macchinosità, i cetrioli e le Trabant", Goodbye (...)

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> "NUOVO REALISMO" --- il De anima di Aristotele e Anima e iPad di Maurizio Ferraris. Se l’anima e il suo corteo d’idee si specchiano nell’iPad (di Edoardo Boncinelli).

domenica 16 ottobre 2011

Se l’anima e il suo corteo d’idee si specchiano nell’iPad

di Edoardo Boncinelli (Corriere della Sera, 16.10.2011)

Il pensiero occidentale è stato marchiato a fuoco dall’invenzione dell’esistenza di un’anima immortale da parte di Platone venticinque secoli fa, e ha passato tutto il tempo successivo a cercare di capire che cosa sia questa anima e il suo rapporto con il mondo. Bell’esempio di razionalità, non c’è che dire, da parte di qualcuno che si definisce «animale razionale»: so che devo morire, ciò non mi piace e allora mi invento l’immortalità di qualche mia parte; impongo poi tutto ciò alla ragione e lascio che vi si rompa le corna per secoli, battezzando inoltre questo e altri problemi affini come «domande supreme» o «domande di senso». Non conosco migliore esempio di razionalità asservita alle emozioni.

Per una di quelle combinazioni della vita che sarebbero molto interessanti se non fossero, appunto, casuali, sto leggendo contemporaneamente il De anima di Aristotele e Anima e iPad di Maurizio Ferraris appena uscito da Guanda (pp. 185, 16,50). Non è il caso di parlare qui di Aristotele, uno dei primi a cercare di divincolarsi dalla rete gettata da Platone, ma che nel suo divincolarsi non fa che stringerne sempre più i nodi; del bel libro di Ferraris posso però parlare, non fosse altro che perché sono un ardente appassionato dell’iPad (e uno infettato dalla nascita dal dubbio dell’esistenza dell’anima stessa).

Il libro tratta dello spirito, contrapposto alla lettera, e di tutto ciò che pare appartenervi. Il titolo leggero e il riferimento a temi di attualità non ingannino: Anima e iPad è un libro di filosofia, anzi di filosofia teoretica, la più comprensiva ed essenziale che ci sia. Il fatto che la maggior parte degli esempi siano tratti dalla vita di tutti i giorni e che il tono sia generalmente discorsivo e quasi dimesso dimostra solo che si può fare filosofia in molti modi, dai più paludati ai più casual. Il vantaggio di tutto questo è duplice: l’esposizione può essere seguita da chiunque, e inoltre de te fabula narratur, vale a dire che vi si parla di cose concrete e di persone in carne e ossa. Una specie di registrazione ragionata del presente che sta passando. La parola registrazione non è comparsa per caso: quasi tutto per Ferraris è registrazione e memorizzazione; in questa ottica l’iPad assurge a un ruolo di strumento chiave.

L’esposizione è molto serrata e si snoda con continuità da un capitolo all’altro di quest’opera che sembra scritta quasi per scommessa. Per questo motivo non ne svelerò il contenuto o, peggio, la morale; il lettore si diverta a individuarli da sé, con un’avvertenza: c’è un’esorbitante esibizione di intelligenza in queste pagine, praticamente in ogni osservazione; si direbbe quasi uno spreco, in un Paese nel quale prendersi sul serio è visto un po’ come un peccato.

Una considerazione finale. Ferraris ha una spiccata inclinazione per l’ontologia, e su quel piano parla. Io sono più interessato a un discorso metodologico, non necessariamente epistemologico, e mi chiedo: se proprio uno volesse salvare qualcosa dell’idea di anima, cosa potrebbe chiamare in causa? Quale delle innumerevoli facoltà che sono state assegnate nei secoli all’anima o, se preferite, alla mente, costituiscono una questione ancora aperta? Ci penserò, magari prendendo via via appunti sul mio iPad, cui peraltro voglio un bene dell’anima.


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