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> GUARIRE LA NOSTRA TERRA. --- ISRAELE: LA PROTESTA DELL’ANAGRAFE. Un gruppo di attivisti chiede di cambiare lo stato civile: israeliano di fede ebraica per non discriminare i palestinesi.

martedì 4 ottobre 2011


-  La protesta dell’anagrafe per fermare Netanyahu
-  Un gruppo di attivisti chiede di cambiare lo stato civile:
-  israeliano di fede ebraica per non discriminare i palestinesi

di Roberta Zunini (il Fatto, 04.10.2011)

Tel Aviv. Beve un bicchiere di vino rosso, sbocconcellando un pezzo di pane intinto nell’humus, la crema di ceci, piatto fra i più calorici della cucina israeliana e araba, mentre parla al cellulare “Ho bisogno di proteine e di qualcosa che mi rilassi”. Mancano pochi minuti a mezzanotte e Stav Shapir , una delle due leader della protesta sociale israeliana, che da tre mesi sta mandando in crisi il governo Netanyahu, consuma il suo primo pasto, se così si può definire, dopo due giorni di digiuno forzato. “Finora ho avuto solo il tempo di mangiare barrette di cioccolato. Dobbiamo scrivere la risposta alle proposte della commissione istituita dal governo”.

I RAGAZZI israeliani che si sono stufati del costante rincaro del costo della vita e della, contemporanea, erosione dello stato sociale in Israele, non accettano più di essere presi in giro dalla classe politica e vogliono risposte concrete. “Invece il solito bla bla bla, solo promesse”. Stav ha 26 anni, è laureata in filosofia, essendo alta non più di un metro e 60, non ha certo il phisique du role per opporsi ai poliziotti di Tel Aviv che ieri hanno sradicato le ultime tende dei manifestanti su Roshild avenue, una delle strade principali della città, e chiuso il palazzo abbandonato nel centro città, occupato un mese fa dal comitato degli indignati. “Ci scacciano ma noi non ci fermiamo. Dopo l’attacco terroristico a Eilat a metà agosto, il governo pensava la smettessimo di chiedere equità sociale e pari opportunità per tutti. Lo stato di emergenza continuo in cui questi ultimi governi ci hanno costretti a vivere, ci ha annichiliti per tanto tempo ma ora le cose sono e stanno cambiando perché questa non è democrazia e una farsa. Sai quanto costa affittare 50 metri di casa qui a Tel Aviv ? Dai mille euro in su, a seconda della zona”. E dopo averne visto qualcuno, non si può certo definirli appartamenti ristrutturati. “Sgarrupati” è il termine che più si avvicina alle condizioni reali in cui versano questi buchi maleodoranti.

MENTRE in alcune zone della città crescono come funghi grattacieli, che offrono ai pochi ricchi, sempre più ricchi, residenze da sogno, a costi stratosferici. Ma ieri, oltre alla protesta per la mancanza di case popolari, si è aggiunta la richiesta formale alla corte suprema, da parte dello scrittore e intellettuale ebreo israeliano, Yoram Kaniuk di cambiare il suo stato civile all’anagrafe: togliere cioè dalla sua carta d’identità la sua appartenenza religiosa: israeliano di religione ebraica.

“Appoggiamo la richiesta di Kaniuk - continua Stav - perché non ci devono essere cittadini di serie A e B. Scrivere sui documenti “ebreo israeliano significa bollare di inferiorità i palestinesi che vivono e hanno la cittadinanza israeliana. La cosa più bella di questo periodo di manifestazioni è stato l’incontro con i nostri connazionali palestinesi, che soffrono ancora più di noi per il costo della vita e delle case. Loro in genere fanno i lavori più umili e meno pagati. Dopo un paio di settimane, anche nelle città a maggioranza arabo israeliana, per esempio Nazareth, Acco, Bersheva sono comparse le prime tende”. Ma siete di sinistra o centristi? “Non si tratta di essere di destra o sinistra. Intanto oggi queste categorie non hanno più alcun senso, noi protestiamo per l’erosione progressiva dei diritti civili. Per chiedere all’establishment di farci partecipare alle decisioni che ci riguardano”.

Definiresti la classe politica una casta? “Sì, proprio così, una casta che privatizza i beni pubblici , che approfitta della nostra povertà, della mancanza di lavoro per speculare, per acquistare terreni demaniali e costruire case per ricchi, senza il benché minimo interesse per la condizione di indigenza in cui stanno finendo i giovani israeliani, ebrei e arabi. Il 29 di ottobre torneremo nelle piazze di tutte le città israeliane per una nuova, grande manifestazione, per strappare dalle loro mani il nostro futuro”.


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