Un Nobel alla memoria per Einstein
di Piergiorgio Odifreddi (la Repubblica, 14.02.2016)
Ha fatto scalpore nei media la notizia, arrivata giovedì scorso, della rilevazione di onde gravitazionali. Uno scalpore forse eccessivo, per due motivi. Anzitutto, perché si è trattato di un’osservazione sperimentale, e non di una previsione teorica. E poi, perché si è trattato di una conferma, e non di una smentita. In altre parole, tutto è in ordine nella Relatività generale che Albert Einstein formulò un secolo fa, nel novembre del 1915.
La stessa cosa era successa nel 2012 con l’osservazione del bosone di Higgs, anch’esso previsto mezzo secolo prima. Quella volta la conseguenza era che tutto è in ordine con la meccanica quantistica, che lo stesso Einstein aveva contribuito a formulare. Ma non da solo, come per la Relatività, bensì in un processo collettivo che coinvolse alcune delle più belle menti della fisica del Novecento.
Non è facile prevedere se gli osservatori delle onde gravitazionali prenderanno ora il premio Nobel. Quelli del bosone di Higgs non l’hanno preso, perché nel 2013 è stato premiato Higgs stesso: colui che l’aveva previsto, cioè, non coloro che l’hanno confermato.
Semmai un premio Nobel dovrebbe andare alla memoria a Einstein, che vinse il suo nel 1921, ma non per la relatività. Anzi, finora nessuno l’ha mai preso in quel campo, e forse sarebbe ora di rimediare: le onde gravitazionali potrebbero infine offrire un’occasione.