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COSMOLOGIA E ANTROPOLOGIA. AL DI LA’ DI NEWTON, CON KANT - E ARTHUR S. EDDINGTON ...

ALBERT EINSTEIN, LA MENTE ACCOGLIENTE. L’universo a cavallo di un raggio di luce (non di un manico di scopa!). Una nota - di Federico La Sala

Interrogato da Sir Karl Raimund Popper che lo ha fermato un momento e gli ha chiesto: ma, scusa, che stai facendo, mi sembri Einstein-Parmenide; egli, sempre un po’ con la testa tra le nuvole, sorrise (...)
mercoledì 11 novembre 2015
Sono riportate qui di seguito due citazioni
dal capitolo terzo (Le "regole del gioco" dell’Occidente e il divenire accogliente della mente) e dal capitolo quinto (Un brillante new tono. "Note" per una epistemologia accogliente) del libro: La mente accogliente. Tracce per una svolta antropologica, Roma 1991.
di Federico La Sala
[...] Per l’Occidente tutto e non solo, il tempo - concepito come una linea che proiettata all’infinito
s’incurva e diventa cerchio - avvolge, tenendolo fermo, lo (...)

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> ALBERT EINSTEIN, LA MENTE ACCOGLIENTE. ---- Biografia di un pacifista Einstein pensatore e militante politico raccontato da Greco (di GAspare Polizzi)

sabato 29 settembre 2012


-  Biografia di un pacifista

-  Einstein pensatore e militante politico raccontato da Greco

-  Una scelta radicale
-  Già sensibile in giovane età, sognò l’unione europea nel ’14 e cercò di fermare la bomba atomica

di Gaspare Polizzi (l’Unità, 29.09.2012)

C’È UN ALTRO EINSTEIN OLTRE ALLO SCIENZIATO UNIVERSALMENTE NOTO: il pensatore e il militante politico che intervenne da protagonista per quarant’anni, dalla prima guerra mondiale allo scontro bipolare tra Usa e Urss, nelle drammatiche vicende del Novecento. Pietro Greco offre per la prima volta, in Einstein aveva ragione. Mezzo secolo di impegno per la pace, un quadro completo dell’Einstein politico, per «dimostrare che l’uomo è stato un pacifista militante», ricostruendo il suo impegno in stretta connessione con la sua attività di scienziato e rintracciandone con efficacia le prime motivazioni nella formazione giovanile.

L’orizzonte ideale in cui si muove l’Einstein politico è segnato, in progressione di importanza, dal socialismo, dalla democrazia e dal pacifismo. Fu un pacifismo «militante e intellettuale, intuitivo e analitico», che viene seguito da Greco nell’intreccio tra la biografia di Einstein e la storia del Novecento, con aggettivi diversi che scandiscono storicamente i capitoli del libro: pacifismo «istintivo» quello del giovane Albert, «radicale» nella tragedia annunciata dall’avvento del nazismo in Germania, «autosospeso» dinanzi allo spettro della guerra mondiale e alla scelta del governo Usa di costruire la bomba atomica, infine nuovamente impegnato, dopo la guerra, per il disarmo nucleare. I fantasmi contro i quali Einstein combatté nei suoi ultimi anni sono ancora dinanzi a noi: «quello della guerra atomica, che non accetta di scomparire. E quello della guerra classica, che è diventato ancora più aggressivo». A ragione Greco conclude: «Non solo la fisica, ma anche la pace aspetta un nuovo Albert Einstein».

L’ultima battaglia dello scienziato produsse il Manifesto Einstein-Russell, firmato poco prima di morire per contrastare l’escalation nucleare, nel quale si legge: «esortiamo i governi del mondo a rendersi conto, e a riconoscere pubblicamente, che i loro scopi non possono essere favoriti da una guerra mondiale, e, di conseguenza, li esortiamo a trovare mezzi pacifici per la sistemazione di tutti gli argomenti di contesa tra loro». Sulle basi di questo manifesto è sorta la «Conferenza di Pugwash per la scienza e gli interessi del mondo», che otterrà nel 1995 il Nobel per la Pace.

LA SUA LUNGIMIRANZA

Il primo documento politico firmato da Einstein fu il Manifesto agli Europei, scritto allo scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1914 Einstein mostrò ancor più coraggio che nel 1955. Era già uno tra i più noti fisici europei e il grande Max Planck, «il fisico più influente di Germania, il più noto fisico teorico del mondo», lo aveva appena accolto a Berlino e con l’entrata in guerra della Germania aveva firmato un patriottico e militarista Appello alla cultura mondiale. Einstein, coraggiosamente, gli contrappone il suo manifesto dove si legge «Noi dichiariamo qui pubblicamente la nostra fede nell’unità europea... Il primo passo in questa direzione è l’unione delle forse di tutti coloro che hanno sinceramente a cuore la cultura dell’Europa». Un sogno che prenderà forma 27 anni dopo con il Manifesto di Ventotene del 1941.

Nel 1914 il trentacinquenne Einstein esprime per la prima volta pubblicamente il suo spirito pacifista, anti-militarista e anti-autoritario. E il suo «sentire» ha radici profonde: nelle felici esperienze formative vissute soprattutto a Zurigo, terra di grande vivacità intellettuale, dalla quale transitarono tra ‘800 e primo ‘900 pensatori socialisti e anarchici come Marx, Bakunin, Proudhon, Lenin, Luxemburg, Trockij, esponenti della cultura e della politica ebraica come Weizmann, il futuro primo Presidente dello Stato di Israele, psicoanalisti del rango di Jung.

Il carattere antiautoritario di Einstein si esprime già a cinque anni, quando scaglia una sedia contro la sua insegnante «privata» che dovrebbe trasmettergli un’istruzione più formale. Esso si unisce presto a una vocazione alla conoscenza che lo conduce a leggere già a tredici anni non per interesse «puramente personale», ma per comprendere il mondo, libri come la Critica della ragion pura di Kant o un manuale di geometria euclidea grazie il quale coltiva da sé il calcolo differenziale e integrale, e poi opere di Hume, Darwin, Mach.

Si costruisce così in modo del tutto personale una vasta cultura scientifica, accompagnata sempre da un atteggiamento ironico e anti-autoritario. Sarà questa sua solitaria rivolta contro ogni condizionamento culturale e religioso a portarlo a decidere a sedici anni di concorrere per l’iscrizione al Politecnico di Zurigo, rinunciando alla cittadinanza tedesca ed evitando il servizio militare. A Zurigo si consolidano e arricchiscono quegli orizzonti intellettuali che faranno di Einstein uno tra i maggiori scienziati di ogni tempo, ma anche un virtuoso musicista (violino e pianoforte) e un libero pensatore intrigato dalla filosofia della natura e dalla cultura politica socialista.

C’è una nota obiezione dinanzi a questa immagine «pacifista» di Einstein: quella legata al «mito» che lo fece «padre della bomba atomica». Si tratta di un mito che Greco smonta con grande efficacia. Einstein inviò tre lettere a Franklin Delano Roosevelt. La prima, notissima, del 2 agosto 1939, invita pressantemente il presidente Usa a sviluppare un progetto per la costruzione e l’impiego della bomba atomica per sconfiggere il nazismo.

Sappiamo quale potenza ed efficacia ebbe il Progetto Manhattan, al quale tuttavia Einstein mai parteciperà per il «veto dei servizi di sicurezza e dei militari», che sanno del suo impegno pacifista e delle sue simpatie socialiste e democratiche, e lo controllano in ogni movimento. Lo scienziato non è a conoscenza dello sviluppo del progetto atomico e delle decisioni politiche e militari, ma, sollecitato dal fisico Szilard, che era stato «il più lucido e il più determinato nel volere la bomba», ma che nel 1944 diventa «il più lucido e il più determinato nel volerla bloccare», scrive ancora a Roosevelt nel marzo 1945 per impedire che la bomba venga lanciata: la morte di Roosevelt e il passaggio all’amministrazione Truman bloccheranno il tentativo.

Pietro Greco ci dimostra con questo libro bello e utile (anche perché chi lo acquista devolve un euro a Emergency) che le utopie e i sogni, anche se non si avverano del tutto, possono dirigere la nostra azione per «salvare» il mondo.


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