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CEDIMENTO STRUTTURALE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO. Papa e Vescovi, tutta la Gerarchia della Chiesa "cattolico-romana" senza più la Parola evangelica!!!

SILENZIO DEI TEOLOGI E MEMORIA DEL PROFETA GIOELE: RIPRENDERE LA PAROLA. Un appello di preti e religiosi alle teologhe e ai teologi. Una nota di Luca Kocci e il testo della lettera - a c. di Federico La Sala

"DOVE STAI"?! AI TEOLOGI E ALLE TEOLOGHE chiedono di riprendere la parola e li invitano il prossimo 20 gennaio (dalle 17.30) alla Comunità delle Piagge di Firenze, per un «incontro aperto»
giovedì 19 gennaio 2012 di Federico La Sala
[...] è compito della teologia e dei teologi «fare sogni» incarnati nella realtà e «diventare profeti» nel nostro tempo. Lo dicono, con forza e passione, in una “lettera aperta” a tutti i teologi e le teologhe italiane, alcuni parroci, preti e religiosi:
Alessandro Santoro (prete della Comunità delle Piagge di Firenze), la teologa domenicana Antonietta Potente, Andrea Bigalli (prete di S. Andrea in Percussina, Firenze), Pasquale Gentili (parroco di Sorrivoli, Cesena), Benito (...)

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> SILENZIO DEI TEOLOGI E MEMORIA DEL PROFETA GIOELE: RIPRENDERE LA PAROLA. --- il manifesto del vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari

giovedì 19 gennaio 2012

il manifesto del vescovo di Brescia

Impegno nel sociale senza scomuniche

di Massimo Tedeschi (Corriere della Sera, 19 gennaio 2012)

La fede cristiana ai tempi della crisi implica un forte senso di responsabilità individuale e comunitaria. Responsabilità significa «tenere conto degli effetti che le nostre azioni hanno su tutti e sul bene degli altri: non essere individualisti, non essere narcisisti, camminare verso un rapporto di fraternità, costruire legami di fedeltà».

Così il vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari, in una intervista pubblicata ieri sulle pagine bresciane del Corriere. Quasi un manifesto tracciato dal vescovo di origini modenesi (è nato a Sassuolo 69 anni fa), biblista allievo del cardinal Martini, che da quattro anni guida la diocesi che ha dato i natali a Paolo VI: un vivaio del cattolicesimo liberale e democratico, un possibile snodo del nuovo protagonismo dei cattolici nella vita pubblica italiana.

Monari non usa la clava ruiniana dei «valori non negoziabili». Parte dall’osservazione del reale «per cogliere le possibilità di bene che la società offre». Là dove sono in gioco valori evangelici, la presa di posizione del vescovo di Brescia è netta. È il caso della tutela del creato, cioè dell’emergenza ambientale, su cui Monari sta preparando una lettera pastorale. È il caso del divario crescente fra i compensi dei grandi manager e quelli dei semplici lavoratori, che pone un tema di giustizia sociale e su cui vengono invocati «elementi equilibratori».

È il caso dell’accoglienza degli immigrati. Come il vescovo di Bergamo, il bresciano Francesco Beschi, anche Monari si dichiara favorevole alla proposta di legge delle Acli di riconoscere la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati nati in Italia (introducendo lo jus soli) e alla proposta di riconoscere il voto amministrativo a chi è nel nostro Paese da almeno 5 anni. Su altri temi politici e sociali c’è un forte investimento di fiducia sui laici e sulla loro autonomia. Nessuna «scomunica» ai cristiani che militano a destra o a sinistra, ma un appello a entrambi a incontrarsi «non solo per pregare, ma per scambiare le proprie opinioni». Nello spirito di Todi.

Se non è un manifesto, poco ci manca. I martiniani sono tornati. E hanno trovato, forse, un nuovo punto di riferimento.


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