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RETTIFICARE I NOMI E BONIFICARE LA CHIESA DALLO SPIRITO DI "MAMMONA ("CARITAS") E DI "MAMMASANTISSIMA" O PORTARE AL SUICIDIO LA CHIESA CATTOLICO-ROMANA?! Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto per il Padrone Gesu’("Dominus Iesus")!

IL SUICIDIO DEL CATTOLICESIMO. ALLA LEZIONE DI AMBROGIO, IL CARDINALE SCOLA PREFERISCE LA LEZIONE RATZINGERIANA DELLA "CARITAS IN VERITATE", DEL "LATINORUM"! Un’intervista di Aldo Cazzullo - con una nota di Federico La Sala

Che idea si è fatto del caso San Raffaele? - Mi mancano troppi elementi per formulare un giudizio che ora si baserebbe solo su quanto apprendo dai media (...)
venerdì 14 settembre 2012 di Federico La Sala
"Charitas Deus est" (I Joan. 4,8): SANT’AMBROGIO - AMBROSIUS, In Epistolam Beati Pauli Ad Corinthios Primam, Caput XIII, Vers. 4-8.
LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
AI CERCATORI DEL MESSAGGIO EVANGELICO.
Una nota sulla "lettera" perduta.
MEMORIA EVANGELICA (CRISTICA E CRITICA): DA TREVISO E DALLA (...)

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> IL SUICIDIO DEL CATTOLICESIMO. ---- All’ombra della nuova "scolastica", la riflessione di Tettamanzi. L’omelia in Duomo alla presenza del cardinale Scola.

sabato 7 gennaio 2012

CHIESA

-  Crisi, la riflessione di Tettamanzi
-  "E’ una spinta verso l’accoglienza"

-  L’omelia in Duomo alla presenza del cardinale Scola. Essere poveri, dice, "può diventare un’occasione per renderci operosamente attenti alla schiera dei poveri creati dall’egoismo" *

Per affrontare la crisi è necessario un nuovo Esodo, al fine di dar vita a un rinnovamento profondo che "faccia del popolo di Dio una comunità di poveri e una comunità che vive un autentico culto spirituale, una comunità capace di esprimere una relazione nuova con gli stranieri e che rende ragione di una speranza rinnovata dal dono dello Spirito". E’ un passaggio dell’omelia del cardinale Dionigi Tettamanzi, che ha presieduto il pontificale dell’Epifania in Duomo alla presenza dell’arcivescovo di Milano, Angelo Scola.

Tettamanzi ha ricordato che il momento di crisi e travaglio che il mondo sta attraversando "è un periodo che deve essere valutato non solo in base al calo dei consumi e in forza esclusivamente della legge del mercato economico", perché essere poveri materialmente può diventare un’occasione "faticosa ma feconda per riscoprire che cosa significhi diventare poveri nello spirito e per renderci operosamente attenti all’immensa schiera dei poveri che noi stessi abbiamo creato a causa della nostra egoistica ricchezza". La vera povertà di spirito, per Tettamanzi, deve portare "la nostra vita a diventare un sacrificio spirituale offerto a Dio giorno dopo giorno".

Oggi però, secondo il cardinale, si parla di povertà di spirito, così come di sobrietà, solo in relazione alla carenza di disponibilità di risorse economiche: "Abbiamo bisogno di scendere in profondità e di percepire come senza la povertà di spirito non sia possibile un vero culto gradito a Dio, perché tale culto scaturisce da un cuore pronto a vivere con giustizia, disposto a porre alla base del proprio agire quotidiano la verità e il rispetto del diritto di tutti e di ciascuno, e dunque a vivere una relazione con gli altri intessuta di solidarietà e di dono di sè, di comunione e di condivisione".

Tettamanzi ha quindi ammonito a non farsi intimorire "se la cultura dominante non condivide i nostri valori morali e religiosi" e soprattutto a non cercare protezione presso i potenti per difenderli. A questo proposito ha ricordato "il grido dei cristiani perseguitati". "La persecuzione più subdola e imbarazzante - ha detto - è quella che può colpire il mondo occidentale: una persecuzione che non sparge sangue ma indurisce il cuore; non toglie la libertà con la forza ma la fa tacere con i piaceri; non fa soffrire la fame, ma riempie il ventre di cibo procurato con l’ingiustizia e con la mancanza di condivisione".

L’ex arcivescovo di Milano ha quindi rimarcato la necessità di una nuova relazione con gli stranieri per formare "un popolo solo che proviene sia dalla discendenza di Abramo sia dalle genti di tutta la terra, un popolo unico che partecipa alla gloria e alla promessa di Israele e che nasce dalla pace stipulata nel sangue della croce del Signore Gesù". In conclusione Tettamanzi si è rivolto alla città citando Isaia: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te".

* la Repubblica, 06 gennaio 2012


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